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Domenica 28 Settembre 2003 - Libertà

Assistenza domiciliare, speranza per l'Alzheimer

Al convegno in Fondazione la cura e le frontiere della ricerca per affrontare la malattia

"I circa 600 nuovi casi di malattia che si manifestano ogni anno a Piacenza sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno più ampio: infatti una consistente quota di affetti dal morbo di Alzheimer resta ancora sommersa, con situazioni di sofferenza che pesano unicamente sui nuclei familiari". E'la fotografia descritta dal dottor Lucio Luchetti, responsabile del consultorio per i disturbi cognitivi dell'anziano, ieri mattina all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in occasione del convegno dedicato alla malattia degenerativa che conduce alla demenza. L'appuntamento, organizzato dalla sezione piacentina dell'associazione Alzheimer Italia, si colloca all'interno delle attività - come ha chiarito il presidente Andrea Gelati - promosse da sodalizio, per diffondere informazioni, sensibilizzare l'opinione pubblica sulla patologia e dare sostegno concreto agli ammalati e ai loro familiari. Dopo il saluto delle autorità cittadine, gli interventi di diversi relatori qualificati hanno toccato i principali aspetti clinici della malattia e le sue implicazioni. Il consultorio per le demenze, attivo in via Gadolini presso il reparto di Geriatria, costituisce l'osservatorio privilegiato per monitorare l'incidenza di un'affezione che nelle nostra provincia colpisce circa 3600 persone. "Il rapporto diretto con i pazienti - ha spiegato il dottor Luchetti - e con la famiglia sono un passaggio fondamentale per orientare il percorso terapeutico, che può fondarsi unicamente su una rete integrata di supporti". Il morbo di Alzheimer ha un decorso progressivo che spesso si accompagna all'invecchiamento: da qui il pesante impatto sociale della malattia. "I centri diurni specialistici - ha puntualizzato - rappresentano una modalità di cura di tipo comportamentale innovativa, che si va a integrare a quella farmacologia". Al professor Orso Bugiani, primario dell'istituto neurologico "C. Besta" di Milano è spettato illustrare le novità nel campo della ricerca scientifica. "Gli studi convergono - ha affermato - sulle proteine che sono coinvolte nell'accumulo nel cervello della beta proteina, responsabile dell'insorgere progressivo della demenza. Solo conoscendo meglio i meccanismi metabolici legati a questo processo, è possibile predisporre gli approcci farmacologici più adeguati". "Occorre invece ripensare - ha aggiunto - la strada della messa a punto di un vaccino, quella percorsa fino ad oggi ha infatti portato effetti collaterali che non sono sostenibili. E'fondamentale agire sull'assistenza domiciliare, per rendere meno pesante il lavoro di coloro che si occupano dei malati". Ieri sono intervenuti anche la dottoressa Silvia Strumia e la dottoressa Giordana Dordoni, entrambe del consultorio per i disturbi cognitivi dell'anziano.

(ma.fe.)

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