Sabato 27 Settembre 2003 - Libertà
Storie d'avventure senza tempo
I temi epici del Cinque e Seicento in una conferenza alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. I poemi cavallereschi e la loro messa in scena
Storie d'amore e d'avventura che attraversano i secoli, senza mai invecchiare. Intricatissime trame che, quanto a capovolgimenti e colpi di scena, non hanno nulla da invidiare alle odierne soap-opera, con in più, però, quei tratti di viva umanità che solo la poesia riesce a raggiungere. E'la magia del teatro, di cui ieri mattina in Fondazione si sono ripercorsi alcuni momenti chiave della sua evoluzione.
L'incontro, organizzato da Fondazione di Piacenza e Vigevano e dal Centro Studi sul Teatro Medievale e Rinascimentale, ha introdotto il pubblico allo spettacolo serale al Filo, "Pazzia d'Orlando" di Giacinto Andrea Cicognini, soffermandosi in particolare sui temi epici presenti in quest'opera. Il presidente del Centro Studi, Federico Doglio, ha ricordato l'attività dell'istituzione culturale che, anno dopo anno, dal 1975, sta restituendo alle scene importanti testi drammaturgici del Medioevo e del Rinascimento, del tutto dimenticati. Opere che vengono studiate, analizzate in convegni e proposte direttamente sul palcoscenico. Il Centro Studi riprende dal vivo tutte le rappresentazioni, custodendo una copia del filmato nella sua videoteca, già ricca di 40 titoli, testimonianza di altrettante rinascite di "grandi successi" del passato.
"Pazzia d'Orlando", del fiorentino Cicognini, fu composta nel 1642 e mai più rappresentata, per cui non aveva certo sbancato i botteghini. Però, la scelta degli organizzatori - ha spiegato Doglio - è caduta su quest'opera in quanto tratta di temi epici, ma con una comicità e una vivacità proponibili anche al pubblico odierno. Per far capire meglio alcuni temi dello spettacolo, Marzia Pieri, dell'Università di Verona, è partita dal periodo tra fine '400 e inizio '500, con la riscoperta dei classici e la politica di immagine perseguita dalle ricche corti italiane, prive di un reale potere politico-militare.
Da queste circostanze si sviluppa un teatro d'élite, che si trasformerà totalmente con l'avvento del pubblico pagante. Nelle trame, si recuperano le vicende dei poemi epico-cavallereschi, con successive contaminazioni - come è il caso di Cicognini - con la Commedia dell'Arte. Contributo sottolineato da Tadeuz Lewiscki dell'Università Salesiana di Roma, che ha evidenziato il ruolo del servo e dell'innamorato nell'opera secentesca.
All'incontro sono intervenute classi dei licei Respighi (i cui indirizzi scientifico e musicale stanno seguendo un progetto collegato ai temi del convegno), Orsoline, San Vincenzo e San Raimondo. Purtroppo, molti studenti hanno preferito continuare a colloquiare ad alta voce tra di loro, invece di approfittare degli interessanti contenuti del convegno, mettendo a dura prova la capacità di concentrazione del restante pubblico e dei relatori. Soprattutto ai più giovani si è comunque rivolto Doglio, invitandoli a frequentare il teatro, perché i testi devono essere visti nella rappresentazione scenica, e a leggere direttamente i poemi cavallereschi del Rinascimento, "capolavori avvincenti, divertenti, per nulla noiosi".
ANNA ANSELMI