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Sabato 27 Settembre 2003 - Libertà

Krämer, sfavillante eccletismo

Settimana organistica - La rassegna aperta con un concerto entusiasmante. Finale a sorpresa con un classico latino

Poche cose impressionano come sentir eseguire in pubblico, in un concerto d'organo, la Toccata e fuga in Re minore di Bach: questo audace, fin spavaldo capolavoro che sancisce l'ingresso nell'età adulta di un genio venticinquenne è di gran lunga la musica più celebre mai composta per organo; e proprio questa popolarità lo ha trasformato in un totem che intimorisce - perfino su disco - qualsiasi concertista (a meno che non ci sia la scusa dell'integrale bachiana).
Eppure, l'altra sera, abbiamo provato questo brivido a Piacenza: è successo a San Savino, nell'entusiasmante concerto con cui il grande Leo Krämer ha inaugurato la 35ª Settimana Organistica Internazionale, organizzata dal Gruppo Ciampi coi Comuni di Piacenza e Cortemaggiore, la Provincia, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e il patrocinio di Ministero per i Beni Culturali e Unesco. Noto forse più come strepitoso direttore d'orchestra (allievo di mostri sacri come Celibidache e Jochum, è attualmente direttore stabile della Filarmonica di San Pietroburgo) che come altrettanto strepitoso organista, Krämer è, del resto, un artista abituato a esplorare profondità insondabili: non si può dire altro di un musicista che ha al proprio attivo tanto l'integrale delle musiche per organo di Bach quanto quella delle sinfonie di Bruckner.
La Toccata e fuga è stata il cuore di un concerto di sfavillante eclettismo, aperto dalla maestà del Cinquecento e del Barocco spagnoli (una Batalla famossa del Seicento, un Tiento I Ton Alto di Francisco de Peraza e un Tiento I Ton Baixo di Antonio de Heredia) e proseguito col sublime corale bachiano Wir glauben all en einen Gott, in una resa mirabile per equilibrio e intensità. Ma persino più sorprendenti, sul piano esecutivo-interpretativo, sono state la Sonata IV in La minore di Carl Philipp Emanuel Bach (il più dotato dei figli del grande Johann Sebastian), che faceva vibrare tutta propria intima modernità sotto la luccicante glassa rococò, e una magica rilettura della Sonata VI di Mendelssohn, liberata da ogni sospetto di "Kitsch religioso".
Krämer, in omaggio a una secolare tradizione di grandi virtuosi d'organo, è anche un formidabile improvvisatore. E Improvvisazione su tema dato recita l'ultimo titolo del programma, solleticando le aspettative dei cultori. Nell'assegnare a Krämer il "compito del giorno", Claudio Saltarelli (presidente - direttore artistico del Gruppo Ciampi) ha avuto indubbiamente un colpo di genio: come il maestro inizia a esporre il tema, le orecchie stupefatte degli astanti riconoscono le note di Cielito lindo, classico della canzone latina più leggera. Ma la visionaria scorribanda che di lì prende le mosse trasforma questo azzurro da cartolina in uno stordente viaggio interstellare. Aperta da arcane "mutazioni acute" e chiusa da un fragoroso clangore di "clusters" (in mezzo c'era un vastissimo campionario di dissonanze e di impieghi inediti di tutti i registri), questa creazione estemporanea era intrisa dei sapori "spacey" di tanta musica elettronica colta ed extracolta dell'ultimo mezzo secolo. Passando, magari, per il rock mutante di quei gruppi tedeschi anni '70 che furono chiamati "corrieri cosmici" e che nel loro piccolo, come lo Schiller musicato da Beethoven, cercavano il senso della musica (e di tutto ciò che è) "über Sternen": al di sopra delle stelle.

Oliviero Marchesi

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