Lunedì 15 Settembre 2003 - Libertà
Angil dal Dom nel segno della solidarietà
Consegnato il riconoscimento al missionario comboniano che opera in Uganda. Il vescovo: "Una grande gioia". Roberto Gandolfi sprona i piacentini: "Anche voi potete fare molto"
Lo sguardo azzurro e franco delle persone semplici, e tra le mani grandi e forti da contadino un foglio che sembra essere stato appena strappato da un quaderno di scuola. Sarà questa l'immagine che resterà ai piacentini di Roberto Gandolfi, Angil dal Dom 2003, questo gigante buono, che ha lasciato i suoi campi sulle colline di Gropparello per il sole dell'Africa e per inseguire il sogno di essere utile al prossimo. Sul foglio di carta c'erano annotati tutti i nomi delle persone che Roberto, "Robertone" come viene chiamato da tutti per la sua straordinaria altezza, ha voluto ringraziare durante la cerimonia di consegna sul sagrato del Duomo per l'assegnazione del riconoscimento della Fondazione di Piacenza e Vigevano, al piacentino che maggiormente si è distinto all'estero, perché "sono stati fondamentali per la mia fede".
E con una pacatezza che tradisce la grandezza d'animo e la semplicità di questo missionario comboniano, che ha passato gli ultimi 12 anni della sua vita in Uganda, li elenca tutti. Dal parroco di Celleri di Carpaneto che gli ha insegnato il catechismo, fino a don Vittorione che lo ha portato con sé in Africa, alla mamma e al papà che non ci sono più. E non manca un augurio rivolto ai suoi concittadini. "Io sono ignorante, una persona semplice, ma tra di voi c'è tanta gente di immense capacità - ha detto, dopo aver spiegato che porterà con sé l'Angil dal Dom in Uganda - Il signore vi chiama, magari non in Africa, ma nelle vostre parrocchie, nei vostri posti di lavoro. Non siate sordi, ascoltate!".
"E'il dodicesimo anno dall'istituzione del premio - ha spiegato durante la cerimonia il vice presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano e Vigevano Umberto Chiappini - nato con l'intento di dare onore ai cittadini piacentini che hanno tenuto alto il nome della nostra città. Dopo aver premiato religiosi, diplomatici e esperti di cultura, abbiamo deciso di premiare un contadino. Roberto ha sempre coltivato il sogno di darsi agli altri, ai più poveri e ai più deboli, un sogno che è riuscito ad appagare nel 1990 recandosi in Africa. Per questo è davvero un piacere poter consegnare il premio a lui, per l'esempio che ci dà, di avere il cuore grande e il coraggio di far seguire alle buone intenzioni le azioni concrete". "Non faccio elogi a Roberto perché sarebbe imbarazzante - ha aggiunto il vescovo di Piacenza Luciano Monari - ma provo una grande gioia per quello che significa spendere energia per gli altri". Con l'assegnazione di questo premio "Si riconosce che anche nella nostra società ha un'importanza immensa la gratuità del donarsi agli altri".
Chiudono la cerimonia di consegna dell'Angil dal Dom i rappresentanti dei Comuni di Piacenza e di Carpaneto, dove Roberto è nato nel 1953. "Da noi arriva un ringraziamento per tutto quello che Roberto sta facendo - ha commentato la vice sindaco Anna Maria Fellegara - è un segno di come tutti i talenti delle persone possono essere messi a frutto, che ci lascia come messaggio il riuscire ad avere più coraggio nel compiere scelte più forti nel metterci a servizio degli altri". Visibilmente emozionato il rappresentante del comune di Carpaneto Stefano Periti: "E'un momento bellissimo, siamo onorati di avere tra i nostri concittadini personaggi come Roberto Gandolfi". A suggellare la consegna del premio uno scrosciante applauso da parte della piccola folla che si è radunata sotto le scalinate del Duomo, e subito Robertone viene reclamato da una parte e dall'altra dai presenti, a fatica riusciamo a strappargli un paio di battute.
"Come mi sono trovato in Africa? Subito bene, non mi sono mai sentito straniero in Uganda. Anche il rapporto con gli altri missionari è stato buono, anche se non tutti avevano molta voglia di lavorare - e qui un pizzico di arguzia contadina gli accende gli occhi - e qualche volta mi sono un po'arrabbiato".
Paola Pinotti