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Sabato 13 Settembre 2003 - Libertà

Gershwin: una performance di gran classe

Teatro municipale - Successo per il primo appuntamento della Stagione Concertistica 2003/2004 a favore dell'Unicef. Concerto per l'11 settembre: ricercatezza coloristica e intimismo

11 settembre due anni dopo. A ricordarcelo sono state le note di George Gershwin, con le quali si è aperta brillantemente, l'altra sera, la Stagione Concertistica al Teatro Municipale.
L'avvio lo ha dato il Sindaco Reggi, che è salito sul palcoscenico e per ricordare brevemente la tragedia, con parole toccanti. Al suo fianco, Gianni Cuminetti, presidente del Comitato provinciale Unicef, organizzazione alla quale sono stati interamente devoluti i proventi della serata (quest'anno si profilano, tra l'altro, altri eventi musicali benefici). Poi, ha avuto inizio la bella performance dell'Orchestra Sinfonica della Fondazione Arturo Toscanini, di fronte a un buon numero di spettatori. E per l'occasione, Un americano a Parigi rappresentava l'inizio ideale. Il direttore Riccardo Frizza ha autorevolmente filtrato l'esecuzione lungo un "velo di ordine", lasciando trapelare la raffinatezza dell'orchestrazione senza mai enfatizzarla né scivolare in quello "stile da fanfara" col quale, sovente, vengono interpretate le pagine di Gershwin. Il contesto narrativo del poema sinfonico rappresentò per il compositore americano il terriccio idoneo per innumerevoli elaborazioni che necessitano, tuttavia, di garbata interpretazione.
I fiati, ai quali Gershwin stesso affidò un gran lavoro, hanno danzato lievi sulle terzine e il controcanto dei violoncelli ha sorretto la felice unione di violini e viole su un percorso rettilineo malinconico ma intriso di vertiginosi ritmi latini, armonie blues e e svariate intersecazioni di sonorità contaminate.
Rhapsody in blue ha annunciato il primo tocco pianistico di Roberto Cominati, ottimo esecutore del brano col più forte rimando simbolico alla città di New York. Una pagina "popolare", assolutamente sperimentale per gli anni in cui Gershwin la concepì (tra il 1923 e il 1924), composta da due ingredienti molto impegnativi: la forma Sinfonia e il Jazz. Chi conosce la musica, al primo sguardo sullo spartito s'accorge immediatamente della distribuzione ingombra e atipica della notazione gershwiniana. Cominati ne ha varcato la soglia, già dischiusa da Frizza, dirigendosi con stile e accuratezza nei meandri di suadenti e delicate atmosfere.
Dall'inconfondibile inizio mono-strumentale, l'orchestra si è unita, con pressoché similare gradualità raveliana del Bolero, a consolidare sempre più un'alternanza ritmica e di specie, tra briosi improvvisi e costruzioni melodico-contrappuntistiche su stratificate modulazioni, con abbondanza di trilli e abbellimenti. Forma rapsodica contenuta misuratamente dagli interpreti eppure non scevra di virtuosi sconfinamenti pianistici, che hanno strappato lunghissimi applausi agli spettatori.
Nella seconda parte, pianoforte e orchestra hanno dialogato, secondo stilemi moderni, nel Concerto in fa, fortemente strutturato sulla cantabilità. Ottime le coloriture della performance, nel corso della quale Cominati ha espresso una sensibilità del tutto personale, intimista, capace di infinite sfumature. Particolare cura è stata data alla ricercatezza coloristica, anche grazie alla guida di un'eccellente bacchetta, nel segno della freschezza e dell'invettiva, con assonanze raveliane e sottofondi debussyani a tratti struggenti.
Al primo tema, nel secondo tempo, s'è aggiunto un contrappunto via via più ombroso e ondeggiante in accostamenti timbrici piegati a mescolanze stilistiche a pannelli giustapposti, prima della cadenza finale, che ha visto il pubblico del "Municipale" spendersi in vere e proprie ovazioni.
Roberto Cominati ha concesso chiara dimostrazione delle sue doti di esecutore, già molto apprezzate nei massimi teatri italiani ed esteri, sostenuto da un'ensemble coeso e partecipe.
A grande richiesta, il bis concesso è consistito in una solipsistica versione di The man I love.
Il Teatro Municipale ha così avviato la Stagione Concertistica 2003/2004 - che si prospetta ricchissima - con classe, sostenendo la causa Unicef che, grazie alla generosità dei piacentini, inaugurerà il prossimo 22 settembre una Casa di accoglienza per 500 bambine di strada a Kinshasa, la capitale del Congo. La prima struttura a portare il nome di una città, Piacenza.
Perché - come ha sottolineato Gianni Cuminetti - anche dalla memoria di un episodio drammatico come quello dell'11 settembre possa levarsi un gesto di grande speranza e generosità.

Eleonora Bagarotti

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