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Lunedì 1 Settembre 2003 - Libertà

Chiese collegiate e archivi storici nelle valli piacentine

Un volume dedicato ai collegi di canonici, tra cui quelli di Fiorenzuola, Castellarquato, Cortemaggiore, Borgonovo, Castel San Giovanni e Bilegno

All'argomento furono dedicati nel 2001 due appuntamenti culturali sfociati poi nel volume "Gli archivi delle chiese collegiate. Problemi e prospettive. Atti dei convegni di Spezzano (4 settembre 2001) e di Ravenna (5 ottobre 2001)", a cura di Enrico Angiolini, Modena, 2002. Esso rappresenta la sesta raccolta di studi intorno agli archivi ecclesiastici dell'Emilia Romagna promossi, fin dal 1996, dalla collaborazione tra la sezione emiliano romagnola dell'Associazione Nazionale Archivistica Italiana (A.N.A.I.) e il Comune di Fiorano Modenese. Attraverso la costituzione di un Centro studi interregionale sugli archivi ecclesiastici, sono stati organizzati annualmente convegni tematici, prima solo a Spezzano di Fiorano e dal 1999 in due sedi comprendendo Ravenna, a cui hanno partecipato numerosi archivisti e studiosi, laici e religiosi. Un nuovo convegno è in programma appunto in queste sedi il 3 settembre e poi ad ottobre.
L'attenzione fu rivolta dapprima agli archivi delle parrocchie, materia dei primi due volumi (1996 e 1997), indi ai registri canonici o anagrafici (1998), agli archivi dei santuari (1999), a quelli capitolari (2000), a quelli delle chiese collegiate (2001), infine l'anno scorso a quelli delle diocesi aggregate, decentrate e soppresse. In attesa di conoscere quest'ultima pubblicazione, soffermiamoci sull'ultima raccolta edita relativa alle collegiate.
Collegiata richiama, in ambiente rurale, un collegio di canonici, alla cui testa era un arciprete, coadiuvato magari da un arcidiacono, da cappellani, curati, economi e altri i quali possedevano prebende o benefici, cioè titoli con un ricavo economico. La presenza di consessi canonicali era già attestata nelle pievi, le circoscrizioni ecclesiastiche che furono progressivamente soppiantate dall'organizzazione in vicariati foranei e in parrocchie dopo il Concilio tridentino del XVI secolo. Le collegiate - assieme alle canoniche conventuali - furono soppresse dalle confische napoleoniche, quindi ricostruite su basi più esigue e definitivamente colpite dalle leggi italiane del 1865-1866.
Nondimeno, esse rimasero anche in area urbana: in un elenco del 1833, fra le 59 parrocchie, chiese od oratori della città, le parrocchie etichettate ancora come collegiate sono sette (Cattedrale, S. Antonino, S. Michele, S. Maria in Gariverto, S. Ulderico, S. Gervaso, S. Alessandro). Con le ultime disposizioni del 1985 sul sostentamento del clero, si può dire che i benefici ecclesiastici siano pressoché scomparsi. Il presente volume, di oltre 400 pagine, riporta ben 23 articoli divisi nelle due giornate di Spezzano (4 settembre 2001) e di Ravenna e tocca le diocesi di Piacenza-Bobbio, Parma, Fidenza, Guastalla, Bologna, Faenza-Modigliana, Forlì, Rimini, Ravenna-Cervia, Ferrara-Comacchio, Cesena. Ebbene, dei dieci contributi presentati a Spezzano addirittura sei sono di area piacentina e trattano delle collegiate di Fiorenzuola, Castellarquato, Cortemaggiore, Borgonovo, Castel San Giovanni e Bilegno. Sono molto interessanti per la storia ecclesiastica diocesana e per quella di alcuni dei maggiori centri rurali. Cinque poi sono corredati dagli elenchi di consistenza dei rispettivi archivi, anzi in qualche caso trattasi di qualcosa di più giungendo alla loro rappresentazione topografica.
Gli autori forniscono succinte ma preziose informazioni storiche e artistiche, ma forse il lavoro più originale è proprio il tentativo di sistemizzare, di fissare, anche in mancanza di un vero ordinamento degli atti, lo stato dell'archivio delle collegiate. Cosicché si è ottenuta, quasi al completo, una "Guida agli archivi delle collegiate piacentine" ovvero un vero e proprio strumento di corredo e di ricerca per studiosi e appassionati.

Fiorenzuola: chiesa quattrocentesca
Si comincia con Fiorenzuola (Paola Agostinelli, "L'archivio della collegiata di S. Fiorenzo in Fiorenzuola d'Arda", pp. 7-21). La chiesa ha una struttura tardoquattrocentesca con superfetazioni barocche ed ottocentesche e richiami medievali. L'archivio non è affatto modesto, contando anche un consistente "Diplomatico", ovvero una raccolta di pergamene; uno degli armadi in cui si trova è stato apposta costruito nel 1776. Largo spazio è dato all'elenco topografico delle numerose serie documentarie, ben conservate, sulle quali sono in corso schedature, in particolare dei documenti membranacei. La rappresentazione, insomma, è molto utile per orizzontarsi tra le carte della collegiata e per indirizzare ulteriori e più approfondite ricerche.

Castellarquato: ottavo secolo
A Castellarquato (Maria Rita Rocchetta, "L'archivio della collegiata di S. Maria Assunta di Castellarquato", pp. 23-36) la prestigiosa pieve dedicata all'Assunta è attestata fin dall'ottavo secolo, all'interno del castrum appartenente, pur con larghe autonomie, al vescovo di Piacenza e dal 1220 al comune di Piacenza. Il patrimonio del capitolo assicurò fino al XVIII secolo la presenza di un buon numero di canonici, compresi l'arciprete e l'arcidiacono a capo dei rispettivi ordini. Anche in questo archivio predomina un Diplomatico, la cui rilevanza emerge dal censimento effettuato nel 1943 dall'Archivio Segreto Vaticano: in esso si rileva, tra l'altro, la mancanza di alcune cronache prima dichiarate. La maggioranza delle pergamene (sec. XII-XVI) è stata ordinata tramite l'opera di due studiosi di fine Settecento, Giuseppe Curati e il più noto Francesco Nicolli, ed è stata ripresa ora da Angelo Carzaniga e Ippolito Rigolli giungendo a un indice di circa 2.000 pezzi. L'archivio è ben conservato e ha goduto sempre di una attenta cura da parte dei canonici e dell'arciprete.

Cortemaggiore: città capitale
Cortemaggiore (Elena Nironi, "L'archivio della collegiata di S. Maria delle Grazie in Cortemaggiore", pp. 37-86) fu creata come città capitale del marchesato Pallavicino alla fine del Quattrocento da Giovan Ludovico, feudatario imperiale. Negli stessi anni iniziò la costruzione della nuova parrocchiale dedicata alla Madonna delle Grazie, in competizione con la chiesa francescana della Santissima Annunziata. La prima divenne collegiata nel 1509 con autorizzazione di Leone X, sostituendosi all'antica pieve di S. Martino in Olza, collegiata dal XII secolo. Tale antica derivazione, in effetti, induceva Cortemaggiore a pretendere il diritto di precedenza, tra le varie collegiate, negli incontri diocesani. Nel 1677 il pieno giuspatronato passò dai Pallavicino ai Farnese, poi nel 1731 ai Borbone, quindi ai Francesi e ai Savoia. L'archivio, nel quale si trova traccia della stessa schedatura vaticana compiuta nel 1943 a Castellarquato, è consistente, allocato in armadi di un certo pregio, ma è molto disordinato. L'autrice ne redige l'inventario topografico e un elenco di consistenza. Documenti affini si trovano nell'archivio Pallavicino presso la Fondazione della Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Pietà di Busseto.

Borgonovo: borgo antipavese
Nella valle del Tidone, territorio ampiamente dotato di benefici ecclesiastici e signorili (è la terra dei da Fontana e degli Arcelli) la chiesa di Borgonovo (Anna Riva, "L'archivio della collegiata di S. Maria Assunta di Borgonovo Valtidone", pp. 87-102) segue le vicende di questo borgo fortificato, costruito nel 1196 in funzione antipavese, tenuto in seguito dai Visconti, dagli Arcelli loro capitani, dagli Sforza, dai Farnese e dai Giandemaria. Il tempio, un misto di romanico e di tardogotico, fu probabilmente ricostruito nel primo Quattrocento. Il suo archivio mantiene l'ordine per materie datogli da un anonimo archivista di fine Settecento ed è stato inventariato recentemente da Gustavo Fontanella.

L'antica pieve di Olubra
Per Castel San Giovanni (Piero Castignoli, "L'archivio della collegiata di Castel San Giovanni", già pieve di Olubra, pp. 103-110) l'autore, avvalendosi dei contributi dei maggiori storici dell'area piacentina e in generale padana, traccia un profilo dell'antica pieve di Olubra (Alubra). Dapprima intitolata a S. Pietro apostolo, fu una delle chiese matrici dell'ampia diocesi piacentina che toccava il Po, il Taro e l'Oltrepo pavese. La sua autonomia però, almeno nel periodo medievale documentato, fu limitata dai poteri del consorzio gentilizio dei Fontanesi, di potenti monasteri come S. Savino, delle comunità locali. Dalla documentazione superstite, come di solito avviene, spicca la situazione patrimoniale, non l'organizzazione canonicale né la vita spirituale. Esiste una parziale regestazione (inventario) datata addirittura 1601; si auspica che si possa passare a un nuovo repertorio che renda conto delle purtroppo evidenti lacune.

Bilegno: collegiata esaurita nel '900
Anche la piccola Bilegno (Gian Paolo Bulla, "La collegiata di Bilegno: l'archivio e altre fonti", pp. 111-126) fu sede di chiesa collegiata e contese, prima ad Olubra e poi a Borgonovo che da Olubra si staccò, una primazia valtidonese che gradatamente perse. Le vicende dell'archivio - ora conservato presso la Curia Vescovile - rispecchiano la palese decadenza del plebato bilegnese, tanto sminuito che nel primo ventesimo secolo non ne restava quasi traccia se non in pochi documenti e nelle pretese di agguerriti arcipreti (ad es. don Giovan Battista Molinaroli). In effetti Bilegno fa parte, con Pomaro, Trevozzo, Tuna e Pieve Dugliara, delle cosiddette "antiche collegiate" esauritesi, più o meno ufficialmente, nel XIX secolo. Nel piccolo archivio prevale senz'altro il materiale legato alle funzioni parrocchiali (registri canonici, beneficio parrocchiale, ecc.) mentre quello più datato riguarda soprattutto il contenzioso.
A dire il vero, la realtà di tutte queste fondazioni, come dimostra la diffusa commistione tra l'archivio collegiatizio vero e proprio e quello della parrocchia, è l'assoluta preponderanza numerica del secondo, segnale del declino della più antica dimensione collegiale a favore della comunità parrocchiale, già evidente prima della fine dell'Ancien Régime.

Gian Paolo Bulla

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