Mercoledì 19 Novembre 2003 - Libertà
Quegli archetipi femminili di Puccini
Pubblico folto per la prima delle tre conferenze-concerto all'auditorium della Fondazione. Col musicologo Venuti e il trio Romanò, Decaro e Salvini
Uno dice "Giacomo Puccini" e le definizioni si affastellano alla mente: "essenza dell'opera lirica" (René Leibowitz), ultimo grande genio dell'opera italiana, infallibile "hitmaker" capace di regalare alla storia della lirica alcune delle melodie di maggior successo di tutti i tempi e soprattutto insuperato creatore di personaggi femminili: Manon, Mimì, Musetta, Tosca, Cio-Cio-San, Minnie, Liù, Turandot. La finezza drammaturgica con cui Puccini plasma le sue eroine (creature vive con cui intrattiene rapporti veri, alternando un sottile sadismo a una partecipe commozione) può del resto essere valutata in tutta la sua ampiezza se si considera quanto il maestro lucchese intervenisse sul lavoro dei suoi librettisti per meglio piegarlo alle proprie intuizioni.
Al "femminino" pucciniano era dedicata la bella conferenza-concerto a Giacomo Puccini fra tradizione e innovazione che l'altra sera, nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ha inaugurato "Giacomo Puccini e la Giovane Scuola", ciclo di incontri promosso dalla Tampa Lirica. Presentata da Carla Fontanelli, presidente della Tampa, la serata si è aperta con una breve ma illuminante conferenza del musicologo Massimo Venuti. Alternando puntuali citazioni dalle opere pucciniane a un'intelligente abbondanza di riferimenti extramusicali (come quelli alla nuova pittura dei "Salons" di fine Ottocento, sullo sfondo di quel peculiare sostrato letterario che nessuno indagò meglio di Mario Praz nel classico La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica), Venuti ha inquadrato i ritratti femminili di Puccini nella sensibilità della "Décadence", riconducendoli a due grandi archetipi: la donna "lunare", minata dal languore della malattia, che pare non appartenere a questo mondo (modello Mimì) e la figura di donna "dominatrice" che culminerà in Turandot, tagliatrice di teste e perciò castratrice secondo metafora. "Ma dove i due modelli si sovrappongono - ha concluso Venuti - è nella multiforme figura di Tosca, il personaggio più completo di Puccini". Proprio ad alcune delle pagine più celebri di Tosca era dedicata l'esibizione dei tre cantanti di scena, accompagnati al pianoforte da Nelio Pavesi. Paola Romanò, soprano dalla bella carriera internazionale (al suo secondo concerto a Piacenza, a pochi mesi dalla sua esibizione alla cerimonia per le borse di studio "Poggi") ha sfoderato la sapienza, canora e attoriale, dell'interprete di gran classe: le scene a due del primo atto Mario! Mario! e Tosca divina e una dolente Vissi d'arte, commovente senza smancerie come dovrebbe sempre essere, resteranno nel ricordo. Il giovane tenore Lorenzo Decaro (molto applaudito in Recondita armonia e nella scena dell'atto terzo culminante in E lucevan le stelle) ha voce possente e intonata e un interessante timbro brunito: deve raffinarsi, ma è lecito predirgli un buon futuro.
Il baritono piacentino Valentino Salvini è noto alla nostra città (e non solo) da diversi anni: eppure, da tempo, ascoltarlo è ogni volta una bellissima sorpresa. Ecco non solo una bella voce, ma un interprete che non smette di crescere e studiare: lo Scarpia che abbiamo visto e sentito in Tosca divina e nel grande monologo Tre sbirri... una carrozza... potrebbe presentarsi a testa alta sui palchi dei migliori teatri.
Oliviero Marchesi