Giovedì 13 Novembre 2003 - Libertà
Dorfles: "La bellezza è ancora viva"
Testimoni del tempo - Stasera alle 21 ospite in Fondazione il pittore, storico e critico d'arte. Un percorso dalle tradizioni alle nuove espressioni
Stasera alle 21 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nell'appuntamento dal titolo "Il divenire delle arti", il pittore, critico e storico dell'arte Gillo Dorfles sarà ospite di "Testimoni del tempo", il ciclo di incontri organizzato dal Comune di Piacenza in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Nato a Trieste nel 1910, Gillo Dorfles si è laureato a Milano in medicina, con specializzazione in psichiatria, ed è stato libero docente e poi ordinario di Estetica presso le università di Milano, Trieste e Cagliari. A partire dagli anni '30 svolge un'intensa attività di critica d'arte e saggistica. Nel primo dopoguerra fonda - con Munari, Soldati e Monnet - il MAC (Movimento Arte Concreta) e fino allo scioglimento partecipa a tutte le attività del movimento e a tutte le rassegne storiche ad esso dedicate. Tra i primi in Italia a trattare in modo approfondito l'estetica dell'oggetto popolare, del kitsch e del design, ha scritto numerose pubblicazioni a contenuto storico filosofico e antropo-sociologico, tra cui "Il divenire delle arti"; "Oscillazioni del gusto"; "Simbolo, comunicazione, consumo", "Nuovi riti, nuovi miti"; "Il kitsch" e "Le ultime generazioni dell'arte contemporanea". Vincitore di diversi premi e riconoscimenti, ha da sempre affiancato all'attività critica quella pittorica, che è stata oggetto di numerose mostre personali. In attesa di incontrarlo domani sera, gli abbiamo rivolto alcune domande.
Che cos'è la bellezza oggi, nell'era della globalizzazione, dell'industria e del consumo?
"La società basata sul consumo e i mezzi di comunicazione elettronici ha cambiato anche il panorama dell'arte, per cui oggi ci sono alcune forme artistiche che non esistevano pochi giorni fa o pochi anni fa. E questo naturalmente incide moltissimo sulla produzione artistica tradizionale".
Che effetto hanno i progressi dell'informatica e della telematica sull'attività artistica?
"Naturalmente non si può prescindere dall'esistenza di questi mezzi, perché ci sono alcune forme, come la Computer Art, la Video Art, e le trasmissioni per la televisione e la radio che hanno un'importanza notevole sulla fruizione del pubblico. Oggi anche il pubblico che una volta non aveva modo di avvicinarsi all'arte, finisce con l'essere più vicino alle opere trasmesse attraverso questi mezzi".
Perché oggi si vedono tante installazioni e pochi quadri? L'arte figurativa è in crisi?
"Anche questo dipende dal fatto che ci sono questi nuovi mezzi espressivi. Quando con la fotografia si riesce a riprodurre un volto in una maniera infinitamente più fedele, e anche più interessante, che con un dipinto, è logico che passi la voglia di fare dei quadri dipinti. E difatti vediamo che la pittura di ritratti, di nature morte e di paesaggi è quasi completamente scomparsa".
In quali settori possiamo allora trovare esempi di grande arte?
"Grande arte si può trovare anche nella Video Art, nell'architettura e nel design. Naturalmente si tratta di un nuovo modo di concepire l'arte, non c'è più l'arte esclusivamente fatta per chi aveva la manualità, la disposizione. Oggi non sarebbe più concepibile un pittore come Piero della Francesca, o come Giotto, che facesse degli affreschi lavorandoci per due anni di seguito".
Come mai l'arte dei nostri giorni non rappresenta più la bellezza? Forse perché, come diceva Bruno Zevi, esprime l'angoscia dell'uomo moderno?
"Ma non è vero che non esprima la bellezza: basta pensare a che cos'è la moda, la fotografia, il cinematografo, la musica... la bellezza si trova anche in questi settori".
Penso però a quelle opere di tanti artisti moderni, di fronte alle quali si prova spesso un sentimento di sgomento più che di ammirazione. Penso per esempio a tante installazioni dell'ultima Biennale di Venezia...
"La Biennale di Venezia di quest'anno era molto modesta come risultato, difatti quasi tutta la critica l'ha più o meno condannata. Naturalmente, anche lì si trattava di vedere quelle opere che avevano qualche cosa di nuovo da esprimere, e per la verità ce n'erano alcune, bisognava saper scegliere tra le troppe fotografie, i troppi video e le troppe installazioni".
Accanto all'attività critica e all'insegnamento, lei non ha mai abbandonato l'attività pittorica. Che posto ha la pittura tra le sue molteplici attività?
"Diciamo che ho sempre dipinto in maniera "laterale", perché ero troppo occupato con gli studi filosofici e l'insegnamento, però per me la pittura continua a essere uno dei mezzi espressivi più importanti e più affascinanti".
CATERINA CARAVAGGI