Mercoledì 5 Novembre 2003 - Libertà
Storia di Piacenza: l'ultimo volume dal Dopoguerra ad oggi
La pubblicazione, che verrà presentata venerdì in Fondazione, conclude la serie di testi sulle vicende piacentine dalla preistoria ai giorni nostri le immagini
La pubblicazione del secondo tomo del VI volume della "Storia di Piacenza" dal 1947 al 2000 (in realtà 2003), che verrà presentato venerdì alle 17.30 alla Fondazione di Piacenza e Vigevano(via S. Eufemia 12), conclude la serie dei testi sulla storia piacentina dalla preistoria fino ai nostri giorni, che era stata iniziata nel 1980 sotto gli auspici della Deputazione di Storia Patria e a spese della Cassa di Risparmio di Piacenza, a cui è subentrata nel 1991 la editrice Tipleco; è un'opera di fondamentale importanza per la storiografia piacentina ed era di tale complessità che quando era iniziata non pochi erano scettici circa le possibilità di portarla al termine, soprattutto per l'ultimo periodo, il Novecento, per il quale mancavano completamente le cronache coeve e per il quale ci si sarebbe dovuti affidare ai resoconti, dei giornali locali di lunga e complessa consultazione.
Alcuni volevano fare terminare il racconto al 1945 ed altri ancora prima, al 1918, per non dovere affrontare la storia di un periodo molto vicino e addirittura contemporaneo che comportava la necessità di dare giudizi, talvolta critici e negativi, su fatti e persone ancor viventi che potevano ferire la suscettibilità degli interessati. Ciò può effettivamente accadere con questo tomo, mentre con quello precedente, che arrivava al 1946, le reazioni erano state scarse.
Il desiderio, pur comprensibile, di certe persone di evitare critiche, deve però cedere all'esigenza - anche di fronte alle generazioni future - di avere la storia completa anche di tutto lo scorso secolo; di tale principio tenacemente asserito da chi scrive, si sono poi convinti anche gli altri coautori e l'editore, superando felicemente perplessità e contrasti. L'esame dei singoli contributi di una dozzina di studiosi, esperti di varie materie, coordinati da Ferdinando Arisi, chiarisce meglio quanto sopra esposto.
L'opera, di 800 pagine più un volumetto a parte degli indici onomastici degli ultimi due tomi (che sarebbe invece stato meglio allegare in fondo all'ultimo di essi), è divisa in tre sezioni, perché ora si sono trattati argomenti non presenti nei testi precedenti, ma che hanno un notevole rilievo nella vita moderna.
La prima sezione comprende la parte storica avvenimentale, trattata dal sottoscritto, che proprio per mancanza di cronache contemporanee sostitutive, ha dovuto seguire un metodo di trattazione annalistico, proprio per fornire ai futuri studiosi tutte le notizie in ordine cronologico come quello adottato dagli storici piacentini precedenti e che oggi si ritiene superato. La scelta di tale metodo non è stata facile, tanto più che in questi ultimi decenni è cambiato il modo di vivere ed anche a Piacenza l'area urbana è quadruplicata, raddoppiata la popolazione, creati nuove industrie e servizi, aumentato vertiginosamente il traffico urbano e suburbano e spopolate in gran parte la montagna e la collina; si sono cioè verificati fenomeni di enorme importanza; mancano però i fatti storici specifici, di grande rilievo, quali i conflitti e gli sconvolgimenti sociali; invece vi sono stati moltissimi avvenimenti certo di minore importanza ma che non potevano comunque essere ignorati, per non rischiare l'incompletezza narrativa.
Inoltre tali fatti, a parte il legame cronologico, hanno ben scarsa relazione tra loro ed il racconto di tutti ha certo appesantito il testo. Le vicende politiche piacentine hanno assunto una certa vivacità solo nell'ultimo decennio, ma per non urtare l'eventuale suscettibilità dei personaggi attuali, l'editore ha imposto all'autore di evitare giudizi e censure anche se meritati; ciò ha comportato una notevole perdita di vigore e di interesse alla narrazione. Il coordinatore Arisi e coloro che hanno già visionato il testo definitivo lo hanno comunque trovato pregevole perché veritiero ed obiettivo, mentre l'editore Pietro Bragalini della Tipleco, la cui competenza culturale e storica è parimenti ben nota, lo ha invece ritenuto palesemente disomogeneo e frammentario, zeppo di insinuazioni e giudizi moraleggianti, che evidentemente non certo a caso lo infastidiscono; ciò anche a causa di precedenti vertenze economiche e di non dissimulati contrasti; il giudizio ultimo tra le due opinioni e le persone che le hanno espresse è ora demandato ai lettori.
La narrazione storica è comunque completata dalla storiografia in questi ultimi decenni (che hanno visto il radicale cambiamento dei metodi di studio, delle fonti), dal racconto della vita sociale in buona parte condotta da una sorta di "bel mondo" costituito prevalentemente ancora dagli esponenti delle antiche famiglie nobili o borghesi della città, mentre altri piacentini si sono comunque distinti in vari settori di attività quali la vita politica e religiosa, l'arte, le scienze, la letteratura e gli studi; ed anche di tutto ciò si è dato un esauriente e completo cenno.
Segue l'importante saggio di Domenico Ponzini sull'organizzazione e la vita religiosa con l'illustrazione delle attività parrocchiali e delle figure dei tre vescovi Malchiodi, Manfredini e Mazza (con un breve cenno sull'attuale Monari), diversi tra loro per carattere ed atteggiamenti, comunque valutati con obiettività, ma anche con prudenza, evitando critiche e polemiche, che pure avevano animato la vita della curia piacentina. Vengono ricordati i principali religiosi piacentini, tra cui non pochi cardinali, tra i quali spicca la figura del defunto Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli. Anche il laicato cattolico presenta non poche figure di rilievo, come è stato importante il ruolo delle congregazioni religiose. Il problema più notevole attualmente è però il calo vertiginoso delle vocazioni religiose, unito dall'accentuato abbandono della religione da parte di una consistente porzione della popolazione. Sono pure stati ricordati i principali avvenimenti religiosi, quali le visite pastorali, i sinodi diocesani e i congressi eucaristici, la visita del papa Gian Paolo II e l'unione della diocesi di Bobbio a quella di Piacenza.
Carmen Artocchini ha rievocato le tradizioni popolari piacentine, molte delle quali si vanno purtroppo perdendo, mentre per ragioni turistiche se ne creano delle altre; ha parimenti tracciato la storia delle vie di comunicazione che sono in costante aumento ed in fase di notevole ammodernamento.
Ersilio Fausto Fiorentini ha assolto il non facile compito dell'economia piacentina, nelle sue sezioni dell'agricoltura, dell'industria ed artigianato e del credito e commercio; si rileva una sempre maggiore produttività della prima (malgrado alcune crisi stagionali e congiunturali), un notevole aumento dei secondi, soprattutto nei primi decenni del dopoguerra, quando la creazione di tante nuove attività aveva provocato una diffusa urbanizzazione ed il conseguente spopolamento della campagna, (ad eccezione dei comuni attorno alla città) e soprattutto della montagna; non sono poi mancate le crisi di varie industrie, con il conseguente passaggio di proprietà in mani non piacentine della maggior parte di esse, mentre ha retto meglio il settore artigianale. Lo sviluppo del credito ha portato uno straordinario aumento delle banche anche esterne e di nuovi sportelli bancari in tutto il territorio provinciale; così pure sono sorti sempre nuovi esercizi commerciali, soprattutto nel centro cittadino, malgrado l'arrivo assai contrastato di vari concorrenziali supermercati.
La seconda parte, è dedicata alla cultura, contrassegnata dal sorgere di un gran numero di circoli e di associazioni, che ad essa dovrebbero ispirarsi, anche se poi spesso la loro attività ha caratteristiche e manifestazioni ben diverse; alcuni però tengono fede alle finalità istituzionali. Vengono pertanto esaminati i vari settori culturali cittadini ed in particolare Stefano Fugazza ha trattato della letteratura nella quale, sia per quanto riguarda, la narrativa che la poesia, operano gran numero di autori, di diverso valore e per i quali Fugazza prudentemente non si sbilancia in lodi entusiastiche; una parte di tale attività potrebbe forse più configurarsi come folklore. Più rilevante è la saggistica, alla quale deve riferirsi anche il giornalismo culturale e la critica letterararia trova intanto un sempre maggiore numero di adepti la letteratura dialettale; li ricorda Luigi Paraboschi che non azzarda scale di valori. Nuovamente Stefano Fugazza ripercorre le vicende della storia e della critica d'arte, la cui principale figura è quella di Ferdinando Arisi, che veramente è considerato il padre degli studi artistici moderni piacentini, coadiuvato per la parte artistico-documentaria da Giorgio Fiori; si è pertanto arrivati alla riscoperta ed alla valorizzazione dei maggiori pittori piacentini o attivi a Piacenza del 1600 e del '700, tra i quali in particolare il Boselli ed il Panini e vari altri. Arisi ha anche rivalutato sul piano extraprovinciale altri artisti locali dell'800 e del '900, alcuni dei quali hanno ben continuato l'opera dei loro predecessori dei secoli scorsi, trovando anche un campo di attività all'estero o in altre località italiane; viene inoltre ricordata la presenza, a Piacenza dell'Istituto d'arte Gazzola, da cui sono usciti buona parte di essi. Sono pure ricordati i contributi artistici di Laura Riccò Soprani, Antonella Gigli, Stefano Pronti, Carla Longeri Corradini ed altri.
Roberto Mori ha ricordato le vicende delle tipografie e delle case editrici piacentine che continuano l'attività presente in città fin dal '500 ed altre imprese analoghe; mentre Ersilio Fausto Fiorentini ha passato in rassegna i vari giornali, settimanali e riviste cittadine, tra i quali spicca Libertà, fondata nel 1883. Lo stesso Fiorentini elenca il gran numero di istituti scolastici, alcuni dei quali di recente istituzione; tra essi primeggiano l'Università Cattolica ed il Politecnico.
Carlo Francou ha illustrato a sua volta i vari musei di scienza esistenti nel Piacentino ricordando il contributo dato agli studi piacentini da non pochi illustri concittadini. Piero Castignoli ha narrato le vicende dell'Archivio di Stato, fondato nel 1954, traslato poi al Farnese nel 1976 ed ora in cerca di nuova sede; la sua presenza ha rivoluzionato il mondo degli studi piacentini. Le vicende della biblioteca civica Passerini Landi, riportata nella sede originale nel 1998 dopo lunghi restauri, e quelle di altri istituti analoghi, sono stati illustrati da Daniela Morsia, mentre Raffaella Arisi ha ripercorso la storia del Museo Civico di Piacenza, fondato nel 1967, e quella di istituzioni consimili in provincia.
Nella terza sezione dedicata alle arti, Valeria Poli ricorda, che negli ultimi decenni la città è
enormemente aumentata, con la costruzione di un gran numero di nuovi edifici, pochi dei quali sono però degni di particolare lode o menzione; anzi nel centro storico sono stati perpetrati non pochi guasti irreparabili.
Ferdinando Arisi ha ricordato la vita e l'attività di tutti i pittori piacentini, viventi o da poco scomparsi alcuni dei quali sono stati ben degni continuatori dell'opera dei loro predecessori dei secoli scorsi, sia in patria che all'estero.
Minor rilievo rispetto ai secoli scorsi ha invece la pittura ad affresco, in cui però si sono cimentati anche alcuni pittori di cavalletto; di tutti ha dato cenno Laura Soprani Riccò nel suo contributo.
Piacenza è stata pure luogo di attività di alcuni apprezzati scultori, che hanno continuato una gloriosa tradizione locale, peraltro meno notevole di quella della pittura, come ha ricordato nel suo ultimo contributo Stefano Fugazza, che ha pure ripercorso le vicende e l'opera dei valenti fotografi piacentini, mentre Leonardo Bragalini ha elencato le figure e l'attività di coloro che si sono dedicati alla incisione ed alla xilografia.
Francesco Bussi ha narrato la storia e le vicende dei musicisti piacentini, alcuni dei quali hanno goduto di notorietà e stima anche oltre i confini provinciali; ha poi ricordato l'attività lirica locale, tuttora vivace, anche se non paragonabile con quella della vicina Parma.
Pure apprezzabile è l'attività del teatro di prosa, che ha visto sulle scene locali non pochi valenti interpreti, come ricorda Roberto Mori. Viceversa Paolo Baldini ha ricordato i numerosi film di successo presentati nei cinematografi piacentini, unitamente all'attività di regista del piacentino Marco Bellocchio.
Chiude la rassegna Paolo Gentilotti che ha ricordato l'attività sportiva nel Piacentino dove si sono distinti molti valenti atleti tra i quali in particolare l'olimpionico Pino Dordoni.
Insomma, questo ultimo tomo conclude degnamente l'attività e le ricerche degli studiosi piacentini delle diverse discipline; malgrado qualche menda, riscontrabile soprattutto nel volume dell'800, la monumentale opera torna a loro onore e costituisce la più importante realizzazione storiografica locale degli ultimi cinquanta anni.
GIORGIO FIORI