Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Lunedì 4 Luglio 2005 - Libertà

L'Orchestra "Cherubini" alle prese con un repertorio francese

Applaudito concerto in piazza S.Antonino per celebrare la festa del patrono - I giovani musicisti hanno sfoderato una professionalità degna di professori d'orchestra di lungo corso.
Capolavori, virtuosismi e raffinate gemme

Riccardo Muti ha creduto a tal punto nell'Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini", la giovane compagine di strumentisti (nata fra la nostra città e Ravenna con la "regia" della Fondazione Arturo Toscanini e di cui il grande direttore è stato mentore e "testimonial") che è stata protagonista l'altra sera di un applaudito concerto sinfonico-vocale in piazza Sant'Antonino sotto la guida del direttore francese Bruno Poindefert, da farle affidare quei progetti che Muti stesso aveva in serbo per i complessi orchestrali della Scala e che non ha fatto in tempo a realizzare con loro.
Lo si è visto nel corso delle due esibizioni che l'Orchestra Cherubini ha tenuto alla fine del mese scorso al Ravenna Festival: nel programma del concerto che mercoledì 29 giugno ha visto i ragazzi della "Cherubini" protagonisti nella città romagnola al PalaDeAndrè (preceduto da una lezione-concerto al Teatro Alighieri, due giorni prima), il direttore Patrick Fournillier ha inserito, accanto alla Quinta Sinfonia di Beethoven, il Sancta Susanna di Hindemith, un capolavoro di esecuzione più che rara che avrebbe dovuto fare bella mostra di sé nella stagione concertistica della Scala ma che è "saltato" per colpa del traumatico divorzio (tanto chiacchierato quanto misterioso nelle sue vere ragioni) tra il teatro milanese e il suo ex direttore musicale Muti; e si dice, anche se non c'è prova, che sia stato su suggerimento di quest'ultimo che la direttrice artistica del Ravenna Festival Cristina Mazzavillani (privatamente, signora Muti) abbia spinto i valenti giovani di questa orchestra piacentina a realizzare ciò che la Scala aveva lasciato cadere. Una bella prova di fiducia, non c'è che dire. Ed è una fiducia molto ben riposta, perché i ragazzi della "Cherubini", freschi reduci dall'impresa ravennate, hanno sfoderato una professionalità degna più di professori d'orchestra di lungo corso che di neodiplomati immersi negli studi di perfezionamento come loro, preparando in due-giorni-due il superimpegnativo programma del concerto in piazza dell'altra sera (uno spettacolo organizzate da Comune, Fondazione Toscanini e Fondazione Cherubini per le "Celebrazioni Antoniniane" promosse in onore del Santo patrono della nostra città e reso possibile grazie al contributo della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza).
Un programma insolito e affascinante, interamente dedicato alla tradizione lirica e sinfonica francese: una "scuola" che alle grandi architetture musicali di scuola austro-tedesca si contrappone con una finissima, quasi esasperata attenzione al "colore" e alle sfumature e che per questo, molto più di certi pezzi forti di spettacolare virtuosismo orchestrale, chiede molto - più di quanto non paia a prima vista - al direttore, e anche all'orchestra. Ma Bruno Poindefert, direttore francese per anagrafe e formazione con le radici profondamente piantate nella propria "tradizione nazionale", è stato una preziosa guida per i settanta giovani orchestrali coinvolti nella serata (va segnalato che l'altra sera, a differenza di quanto è avvenuto nel concerto diretto da Muti al Municipale il 5 giugno scorso, i ragazzi della "Cherubini" si sono presentati "da soli", senza rinforzi offerti da esperti musicisti "adulti" cooptati nelle prime parti), che ha saputo "motivare" al più alto grado grazie anche al proprio contagioso entusiasmo.
Raffinate piccole gemme come la Fanfare composta dal belga Paul Dukas per il balletto La Péri si sono alternate a confronti con il capolavoro di Bizet nelle Suites da Carmen e con il virtuosismo coloristico che Berlioz pretende dall'orchestra in La Valse (dalla Symphonie fantastique) e nella sontuosa Marche hongroise da La damnation de Faust. Il pezzo forte della serata è stato però il suo finale "lirico", con un tenore di buono squillo e generosi mezzi vocali come Giacomo Patti e un "basso cantante" di buona personalità come Abramo Rosalen che hanno interpretato celebri motivi dal Faust di Gounod, nei panni, rispettivamente, di Faust e Mefistofele: un'applaudita Salut, demeure chaste et pure per il primo, una vibrante Le Veau d'Or est vainqueur des yeux per il secondo e il grande duetto iniziale Me voici! D'où vient ta surprise come passerella per entrambi. Oltre che per i due bravi cantanti, i tre brani sono stati un'ottima "vetrina" anche per gli orchestrali della "Cherubini", che se la sono sbrigata a meraviglia nel Gran ballo dell'opera e che venerdì 8 - quel che si dice "non restare con le mani in mano" - saranno diretti da Fournillier proprio in un Faust in scena a Malta. Che dire? In bocca al lupo!

Alfredo Tenni

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio