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Giovedì 11 Dicembre 2003 - Libertà

Arredi piacentini: viaggio nella produzione locale

Conferenza del Fai in Fondazione

Una ventina di pregiati arredi piacentini hanno testimoniato ieri all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano di caratteri e peculiarità di cinque secoli di produzione locale. A conversare sul mobile piacentino sono intervenute due storiche dell'arte, Carla Longeri e Susanna Pighi, autrici di un corposo volume, già presentato lo scorso settembre.
L'idea di una pubblicazione sullo specifico argomento era stata sollecitata dagli antiquari Fulvio Farina ed Enrica De Micheli Uvezzi, che riscontravano - come hanno spiegato ieri - la mancanza di un volume interamente dedicato a Piacenza, terra di confine, capace di raccogliere influssi diversi, ma dotata di una sua interessante personalità. Le ipotesi di ricerca hanno poi trovato molti più riscontri di quanto i promotori si aspettassero, tant'è che si prospettano ulteriori arricchimenti sul tema. "Questo libro è - ha precisato De Micheli - un punto di partenza, per studi successivi". Longeri e Pighi hanno poi accompagnato il pubblico in un excursus attraverso una selezione di venti mobili importanti, scelti tra gli oltre 350 fotografati nel volume Tip.Le.Co.
Pur trattando principalmente di arredi laici, il viaggio delle studiose è partito dalle chiese e dalle sacrestie, perché è solo lì che sopravvivono lavori di intaglio della fine '300-inizio '400, per la loro preziosità o perché legati a tradizioni devozionali. La serie si è aperta con il polittico di Castel San Giovanni, opera di Antonio da Burlengo, seguito dal non meno interessante armadio da sacrestia, oggi al Museo della Collegiata di Castell'Arquato, dove i sei grandi scomparti sono suddivisi secondo moduli quadrati a semplici intagli geometrici, realizzati su pergamena.
Curiose la maniglie triangolari, mentre gli intarsi non dovevano essere una rarità nel XV secolo, se un giovane di Adassone, presso Lugano, decideva nel 1460 di venire a bottega a Piacenza da Giovanni Giacomo Genovesi, autore del coro ligneo (1466-1471) della nostra cattedrale. Ogni secolo ha tipologie prevalenti. Il '600 privilegia armadi e cassettoni, mentre tra fine '700 e per tutto l''800 anche a Piacenza fiorisce l'intarsio. L'incontro era organizzato dal Fai (Fondo per l'Ambiente italiano), del quale il capo delegazione piacentina Domenico Ferrari ha ripercorso finalità e principali iniziative.
Una maggiore conoscenza del patrimonio artistico ed ambientale di Piacenza, unita ad un costante sforzo per la conservazione e valorizzazione: questi i due ambiti nei quali gli aderenti sono chiamati ad impegnarsi. Ferrari ha evidenziato la costante partecipazione alle visite periodicamente organizzate in luoghi poco noti della città, "sempre esaurite e con lunghe liste d'attesa". D'altro canto ha invitato gli iscritti al Fai a non abbassare la guardia nei confronti delle insidie concrete che minano le bellezze del territorio.
Tra le battaglie non ancora vinte, la mobilitazione a favore di un uso pubblico dell'ex-polveriera di Rio Gandore a Momeliano. Una partita tuttora aperta, "ma i politici - ha affermato Ferrari - non potranno non tener conto delle migliaia di firme che abbiamo raccolto".

An.Ans.

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