Giovedì 4 Dicembre 2003 - Libertà
Centro Alzheimer in primavera a Caorso
La struttura, prima del genere in provincia, fa parte del complesso della Casa protetta La Madonnina: 4 piani più un giardino. Una spesa di più di 4 milioni di euro e 126 posti complessivi
Caorso - Quattro piani, 3.200 metri quadrati di superficie coperta ai quali si aggiunge il "Giardino alzheimer" costituiranno il primo, innovativo, Centro Alzheimer della provincia di Piacenza che aprirà i battenti in primavera a Caorso. In questi giorni - come spiega il direttore Giancarlo Mami - si stanno apportando gli ultimi ritocchi in attesa dell'arredo previsto ai primi di gennaio. Già ultimati anche i bagni con l'inserimento di alcune vasche speciali ad ultrasuoni ed idromassaggio di produzione svedese.
Il nuovo Centro è stato realizzato all'interno della Casa protetta "La Madonnina", ente che sul piano gestionale si configura come Cooperativa sociale Onlus, cioè un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Con l'apertura del Centro nella prossima primavera, "La Madonnina" diventerà la struttura più capiente del Distretto della Val d'Arda con ben 106 posti residenziali e 20 diurni.
La nuova struttura per i malati di Alzheimer prevede infatti al piano terreno un Centro diurno specialistico con 20 posti. Sono inoltre stati realizzati quattro appartamenti protetti per un totale di 6 posti e ai piani superiori altri 2 nuclei di 20 posti ognuno con camere singole e doppie. I posti saranno al servizio di anziani e malati di tutta la provincia e già adesso i responsabili della struttura hanno registrato numerose prenotazioni.
Complessivamente, tra Casa protetta e Centro Alzheimer la struttura caorsana darà lavoro a più di cento persone specializzate. Il costo totale dell'opera si aggirerà sui quattro milioni di euro.
Il "Giardino alzheimer" (attualmente in fase di ultimazione) è stato progettato dall'architetto Gaia Veneziani.
Tutto è stato studiato nei minimi particolari anche perché lo richiedono le stesse terribili caratteristiche della malattia. "Un insieme armonioso di spazi, luci, colori - spiega Mami - che rispettano profondamente il malato di alzheimer al fine di garantirgli visibilità e continuità nei percorsi, tinte calde e tenui, forme ovunque arrotondate, assenza di ostacoli e di barriere architettoniche. Ambienti rilassanti e familiari, stimolazioni sensoriali mirate a seconda dei programmi di attività svolti e al grado di severità della malattia. Un ambiente protesico curato nei minimi particolari dove anche un apposito spazio "wandering" permetterà il cammino incessante, spesso frequente nei malati di demenza".
La demenza colpisce un individuo su dieci a 65 anni, uno su tre a 80 anni e a Piacenza si verificano 650 nuovi casi ogni anno. In Italia sono stimati in 700mila unità. "Il Centro - spiega il presidente della "Madonnina", don Riccardo Alessandrini - è una risposta adeguata ai nuovi bisogni del tempo, che sottolinea la concordia di quante volontà siano intervenute per realizzare un'opera così importante. In primis la Curia vescovile, la Regione, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, il Comune di Caorso".
L'avvio della nuova struttura alla "Madonnina" di Caorso si inserirà in un progetto che già da alcuni anni si sta portando avanti anche con gli ospiti della Casa protetta, dove già esiste una sezione per i malati di alzheimer. "Si lavora - dice Mami - per progetti personalizzati su ogni singolo ospite. Ogni problema non di routine viene trattato e risolto in equipe multidisciplinare. Sono lontani i tempi della custodia e della sorveglianza, superati definitivamente i problemi della contenzione fisica, delle cadute accidentali, della deglutizione".
"Per arrivare a questi risultati - prosegue - ci sono voluti una gestione manageriale improntata ad un'azienda di servizi com'è una Casa protetta, una selezione del personale molto accurata, un turnover ridotto al minimo e una formazione continua. L'aggiornamento degli operatori costituisce una delle principali leve del "Progetto regionale demenze" e la Madonnina ha messo in atto tutte le iniziative volte a contenere quanto più possibile l'impatto della demenza sul tessuto sociale, riconoscere ed accettare i limiti imposti dalla patologia, sviluppare gli approcci comportamentali, richiedere e ottenere il coinvolgimento dei parenti, considerando sempre il malato di alzheimer come una persona che ha perso o sta perdendo la memoria, ma ancora unica nelle sue specificità e ricca di creative possibilità".
Tutte le attività vengono confrontate in ambito provinciale e regionale. Il dottor Francesco Caronzolo, medico geriatra della struttura, collabora infatti con l'Osservatorio provinciale delle demenze ed organizza, con la partecipazione di altri specialisti, seminari a tema ai quali partecipano tutti gli operatori della struttura caorsana. Importante è giudicato l'aiuto dato dai parenti degli ospiti, coinvolti sempre più spesso in progetti individualizzati di recupero e riabilitazione. Il responsabile delle attività assistenziali, Francesco Zito, ha inoltre programmato un cineforum serale al quale partecipano operatori, parenti e cittadini, con film che parlano sempre di alzheimer.
Molta importanza, infine, è stata e sarà data all'animazione, intesa non solo come festicciole, ma come un vero e proprio trattamento di riabilitazione. Ottimi risultati ha ottenuto la terapia dei piccoli animali. Da tempo hanno fatto la loro comparsa coniglietti nani e canarini, ma protagonista è stato il cagnolino "Whisky" che è riuscito a ridurre in molti pazienti agitazione e depressione. "Qualcuno - dice con soddisfazione Mami - è tornato a sorridere e a chiamarlo amorevolmente dopo anni di mutismo assoluto".
Pier Carlo Marcoccia