Venerdì 30 Aprile 2004 - Libertà
La Sacra Rappresentazione
Il direttore risponde
Gentilissimo direttore, dunque il complesso monastico di S. Chiara, in completo abbandono dall'inizio degli anni '60, verrà recuperato, per opera di una benemerita fondazione bancaria piacentina. Ne sono lieto, poiché a questo complesso sono legati due bellissimi ricordi della mia infanzia.
Uno, è il ricordo delle tante, interminabili partite di pallone sul campo di calcio, con i miei compagni coetanei della vicina parrocchia di Santa Teresa, finite le lezioni di Dottrina, la domenica pomeriggio. Spesso si univano a noi alcuni padri saveriani, dopo essersi prestamente sollevata la tonaca alla cintura, ed erano veramente dei "messalini" (cioè fallosi: che il termine gergale sia derivato proprio dal "messale" pretesco?).
Il secondo ricordo riguarda invece la devozione e l'arte. Forse molti lo avranno dimenticato, ma di fianco alla chiesetta di S. Chiara, vi era un salone (o forse erano due?) dove era stata allestita la "Sacra Rappresentazione": le principali scene della Passione, Calvario e Morte di N.S. Gesù erano messe in scena, con statue e fondali a grandezza naturale. Dietro pagamento di un piccolo obolo, talvolta anche gratis, il pubblico poteva assistere: nel buio della sala si illuminavano a turno le varie scene, mentre uno dei Padri raccontava e faceva notare i dettagli. Ed era una cosa veramente suggestiva. Assistetti per l'ultima volta alla "Sacra Rappresentazione" all'età di 14 anni, il Giovedì Santo, dopo la cerimonia commemorativa della Lavanda dei piedi, dove io, con altri parrocchiani fungevo da uno dei Dodici Apostoli, ed il parroco che mi lavò, era il bonario mons. Longinotti, da tanto tempo scomparso.
Esiste ancora la "Sacra Rappresentazione"? Se esiste, sarà coperta dalla polvere di decenni di abbandono e bisognosa anch'essa di restauro, che bisogna assolutamente eseguire poiché essa, al di là dei contenuti religiosi bisognosi anch'essi di recupero, è - che io sappia - l'unico esempio nell'Italia settentrionale di quell'arte forse ingenua, rozza, devota, comunque arte, oltre a quello visibile sul Sacro Monte di Varallo Vercellese, a cui l'opera di S. Chiara mi sembra chiaramente ispirata. Sarei lieto che il nostro Vescovo, che probabilmente non ne era a conoscenza, se ne interessasse.
Dottor Giulio Zanelli
Sono d'accordo con lei che la Fondazione di Piacenza abbia fatto molto bene ad acquisire il complesso monastico di Santa Chiara (voluto da Maria Luigia e poi donato alle monache) che quasi sicuramente sarà destinato, come nel passato, a scopi sociali. Quando fu costruito le monache clarisse, di clausura, ospitavano e assistevano donne sole non sposate. Il complesso custodiva un importante coro monastico che oggi si può ammirare in Santa Teresa e un Crocifisso medievale a cui i piacentini erano molto devoti e lo portavano, ogni anno, in processione in Duomo. Non sappiamo invece che fine abbia fatto la Sacra Rappresentazione di cui ci parla il dottor Zanelli. Chi avesse notizie precise può scriverci. Certo sarebbe bello che anche la Sacra Rappresentazione, se ancora esistente, venisse restaurata e riconsegnata ai piacentini.
Gaetano Rizzuto