Martedì 27 Aprile 2004 - Libertà
Alla Fondazione il convento S. Chiara
Acquisita per 800 mila euro la maxi area tra Stradone e Corso. I conti di via S. Eufemia: nel 2003 utile di 16 milioni. L'ipotesi: farne un grande centro di accoglienza per anziani
L'operazione è stata perfezionata il 2 aprile scorso e ha i contorni di quelle di assoluto rilievo per la città. La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha acquisito l'ex convento di Santa Chiara, un complesso monumentale del centro storico compreso nel quadrilatero tra Stradone Farnese, corso Vittorio Emanuele, vicolo Edilizia e via Santa Franca. La trattativa con gli enti religiosi proprietari dell'area è andata in porto per una cifra intorno, da quanto si è appreso, agli 800 mila euro e in Fondazione si sta ora seriamente ragionando sulle ipotesi di utilizzo che si aprono.
Le possibilità sono molteplici, ma l'idea che ha preso corpo ruota attorno a importanti funzioni di carattere sociale come strutture per la recettività e l'accoglienza di anziani, in linea con le storiche destinazioni dell'area.
Un immobile che misura ben 10mila metri quadrati (senza contare le ampie superfici scoperte) l'antico monastero di Santa Chiara. Oggi è per buona parte in rovina. Nato come convento fuori delle mura, nel 1229 vi si insediarono i frati minori di San Francesco. Nel 1336 subentrarono le clarisse a cui la struttura fu dedicata fino al 1810. In periodo napoleonico il complesso restò chiuso; a riaprirlo Maria Luigia, duchessa di Parma, nel 1845, quando vi furono ospitate le suore di Santa Chiara le quali affiancarono alla primaria vocazione monastica della struttura l'opera di assistenza, nell'antico chiostro, alle donne anziane. Non solo: si sviluppò anche una casa per l'educazione e la formazione delle fanciulle.
Ecco rivelato dunque il filo rosso che suggerisce oggi un riutilizzo rispettoso della destinazione storicamente consolidata nell'edificio, con servizi privati e collettivi strettamente correlati all'ospitalità agli anziani. Una funzione sociale di cui Piacenza, come dicono tutte le statistiche e indagini demografiche, sente estremo bisogno alla luce di indici di invecchiamento della popolazione tra i più alti in Italia. Ma anche di altre ipotesi d'uso si ragiona alla Fondazione, sempre affini a quelle preesistenti e comunque compatibili con le caratteristiche architettoniche e strutturali dei corpi di fabbrica.
Ieri mattina il consiglio generale dell'ente di via Sant'Eufemia, chiamato nel pomeriggio ad approvare il bilancio del 2003, ha compiuto un sopralluogo sul posto alla luce della recente acquisizione. Sopralluogo da cui sono emerse tutte le potenzialità dell'area, fermo restando che per il restauro, già si è capito, si richiederanno considerevolissimi impegni finanziari.
Si diceva dei conti consuntivi. Sono stati approvati all'unanimità dal consiglio e il presidente della Fondazione, Gian Carlo Mazzocchi, insieme al segretario Alessandro Lunati, hanno sottolineato i 16,05 milioni di euro di risultato economico, la cifra più alta mai raggiunta negli ultimi 10 anni, e che ha consentito al patrimonio dell'ente, vicino ai 400 milioni di euro, di recuperare quasi del tutto l'erosione da inflazione (2,70 % contro 2,90 %). Di 9,66 milioni di euro le erogazioni complessive, ossia gli interventi sul territorio, un valore che supera di oltre il 20 % l'importo del 2002 che già vantava il primato sul decennio precedente.
Scendendo a una distinta delle erogazioni tra i vari settori beneficiari, il 46% è andato ad arte e cultura, il 25% a istruzione e formazione, il 7 % a ricerca scientifica e tecnologica, il 10% all'assistenza anziani, il 3% a formazione giovanile, il 5% a volontariato e beneficenza, il 4% alla famiglia.
Il grosso degli interventi, ben 400 su 441 sono stati di ammontare inferiore ai 25mila euro (344 sotto i 10 mila euro), 35 tra i 26 mila e i 250 mila euro, mentre solo sette hanno superato quella cifra.
Difficile sarà nell'anno in corso restare su questi livelli. L'instabilità dei mercati finanziari fa prevedere una riduzione delle erogazioni pari a 1,8 milioni di euro.
Gustavo Roccella