Venerdì 23 Aprile 2004 - Libertà
Pontenure e la sua villa romana
"Echi del passato" sui ritrovamenti databili tra I e VII secolo d.C.
Fino a pochi decenni fa disciplina quasi separata dal corpo sociale per eccessiva erudizione e greve accademismo, l'archeologia è oggi diventata dimensione culturale consolidata. Alla base diversa concezione della storia e concreta valorizzazione della cultura materiale con recupero di reperti significativi per delineare, oltre l'"histoire evenementielle", l'evoluzione di determinati gruppi. Ieri, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, per il ciclo "Echi dal passato. Nuovi scavi e scoperte della Soprintendenza per i beni archeologici nel piacentino", Caterina Cornelio della Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Emilia Romagna con "La villa romana di Pontenure" ha illustrato gli ultimi ritrovamenti nei dintorni di Pontenure. In zona d'antica urbanizzazione, al centro di fitta trama viaria e fluviale ed a seguito di scavi per spostare dei sottoservizi è stato ritrovato un imponente complesso romano databile, indicativamente, tra secondo quarto del I secolo d. C. e VI-VII secolo d. C. ma intensamente frequentato anche in epoca preromana per l'amenità del sito. Difficile ritrovare ordine e coerenza nelle stratificazioni individuate riferibili a diverse scansioni temporali; è comunque chiaramente leggibile una "mansio", sorta di insediamento rustico o un embrionale "vicus". Si tratta di un grosso recinto rettangolare organizzato su grandi aree centrali, pesantemente riadattato lungo i secoli mantenendo, però, sempre destinazione agricola con costruzioni esplicitamente concepite per allevare bestiame e lavorare prodotti della terra. Oltre alla relatrice, le archeologhe Cristina Mezzadri ed Anna Stevani hanno poi tratteggiato le varie fasi di utilizzazione nei secoli del basso Impero fino, presumibilmente, al VII secolo quando, in periodo di decadenza economica e disgregazione sociale, vennero insediate addirittura delle capanne. Dall'analisi delle fondazioni diverse tecniche murarie con, qua e là, finiture di pregio ma per lo più magazzini, ambienti ed attrezzi per lavorazioni agricole ed anche dai non eclatanti ritrovamenti - qualche moneta, contrassegni, resti di torchio e di macina - si può legittimamente supporre strutture agricole. Ma altri scavi sono in corso e, parallelamente, altre specifiche indagini su materiali, itinerari antichi o d'ambito botanico potranno senz'altro aggiornare il quadro. Rinnovato interesse del grande pubblico per l'archeologia, dunque; non dilettantismo, piuttosto ricerca su condizioni di vita cronologicamente lontanissime dalla nostra opulenta società ma a noi, però, idealmente vicine per forte senso di continuità e partecipazione alla grande Storia. Archeologia a Pontenure: notevole opportunità scientifica e riscoperta delle origini di una città gloriosa come Piacenza, valorizzazione di un'epoca aurea ma anche, imparzialmente, di un illustre passato.
FABIO BIANCHI