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Sabato 7 Maggio 2005 - Libertà

Il giallo d'epoca romana

Incontro con la scrittrice Danila Comastri. Il fascino arcano del mistero

I romanzi gialli in Italia hanno recentemente ottenuto discreto successo per concomitanti cause: trame avvincenti; riscoperta, forse tardiva, dei modelli soprattutto anglosassoni; valida alternativa alla narrazione tradizionale; suggestive contaminazioni cinematografiche. Il "giallo classico" segue canoni precisi - solido impianto; ineffabile suspense; fredda razionalità - indubbiamente difficili da rimescolare ma la scrittrice bolognese Danila Comastri ha creato ex novo una nuova forma letteraria, il giallo d'epoca romana. Contesto decisamente desueto per collocarvi avventure che di solito presentano assoluto rigore scientifico, oliati meccanismi psicologici, vicende dall'esito incerto. E ieri Comastri, all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in "Il giallo e la storia nell'opera di Danila Comastri" ha illustrato con diapositive a diverse scolaresche i motivi delle sue scelte, la passione per detective stories dal fascino arcano e misterioso, l'istintiva attrazione per un mondo lontano ma di altissima civiltà e raffinata cultura. "Molti scrittori italiani scrivono gialli sull'attualità ma non si può proporre il giallo classico perché certe tecniche di indagine hanno stravolto tutto. E' una gara durissima per i poveri giallisti perché devono riprodurre metodi scientifici". Comastri - anche lei come Macchiavelli, Fois e Lucarelli appartenente alla cosiddetta "scuola poliziesca bolognese" - ha quindi inventato un approccio nuovo con tematiche originali e riservando, altresì, notevole spazio ad un investigatore-protagonista dalla complessa personalità come nella miglior tradizione inglese a differenza dei detective attuali, sfortunati e poco appariscenti. Perché questa atipica impostazione? Per vari motivi: "Nell'antica Roma vi sono sempre stati numerosi delitti; è l'epoca che prediligo per certe stimolanti letture giovanili; persino gli americani conoscono l'antica Roma; poi per i parallelismi, irriverenti anche, con l'attualità". Dopo il successo planetario de "Il nome della rosa" di Eco anche gli editori hanno intuito le potenzialità di tale filone e dal 1990 ad oggi Comastri ha pubblicato diversi romanzi tra cui "Mors tua" (1990), "Cave canem" (1993), "Morituri te salutant" (1994) ed "Ars moriendi" (2003) confluiti poi nella serie "I delitti dell'Urbe. Dodici inchieste nella Roma dei Cesari". L'eroe è sempre Publio Aurelio Stazio che con il fido liberto Castore è riuscito a dipanare situazioni intricate, imprevedibili e contorte. Ma, di Comastri, non dimentichiamo excursus in altre epoche come l'antologia di racconti "Una strada giallo sangue" sullo sfondo del fastoso Giubileo del 1300 con, tra l'altro, un episodio ambientato a Vigoleno e "La campana dell'arciprete", storia inquadrata nel XIX secolo.

FABIO BIANCHI

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