Venerdì 16 Aprile 2004 - Libertà
Carreras: "La musica è sacrificio"
Busseto - Incontro col grande tenore, presidente del concorso Voci Verdiane, domenica la finale. Il 22 aprile in Duomo per il Requiem di Mozart
Il celebre tenore catalano José Carreras si esibirà giovedì 22 aprile alle 21 in Duomo per la stagione concertistica del Municipale curata dalla Fondazione Arturo Toscanini. Carreras, che si esibirà nel Requiem di Mozart insieme al Coro del Teatro Municipale e all'Orchestra "Toscanini", diretto dal maestro David Gimenez, nel frattempo si trova a Busseto nel ruolo di presidente di giuria del 44° Concorso internazionale "Voci Verdiane". A questa edizione hanno aderito 94 concorrenti, provenienti da tutto il mondo. La finale si svolgerà domenica, alle 20.30 al Teatro Verdi di Busseto, dove avrà luogo il concerto con la premiazione del vincitore.
Signor Carreras, è d'obbligo chiederle subito un'opinione sulle giovani leve che, insieme alla giuria, sta valutando in questi giorni al concorso bussetano..
"Devo dire che, in queste prime due eliminatorie, abbiamo ascoltato giovani cantanti che hanno mostrato ottime doti, alcuni più e altri meno.. Ad ogni modo, tutti sono preparati, ci mettono impegno e grande energia. E' d'obbligo, dunque, da parte nostra prestar loro attenzione e dare fiducia".
Il suo debutto alla Scala, nel '75 in "Un ballo in maschera" di Verdi, fu applaudito niente di meno che dal grande Di Stefano. Un applauso che, nel corso della sua lunga carriera, si è prolungato senza smentite. Qual è il suo segreto?
"Segreti non ce ne sono. Devo dire di aver avuto il grande onore di annoverare Di Stefano tra il mio pubblico e di averlo sempre considerato un grande riferimento. Dopo trent'anni, se posso dare però un consiglio a un giovane aspirante cantante (ammesso di poter dare consigli perché non è una cosa che i giovani accettano volentieri), io gli chiederei due cose: la prima è "Sei davvero disposto ad essere disciplinato, a studiare e a fare sacrifici"? E la seconda: "C'è qualcosa al mondo che ti interessa più del canto"? Perché il punto è questo: noi tutti (Di Stefano, Del Monaco, io...) abbiamo messo la disciplina e il canto prima di ogni altra cosa".
La sua carriera ha avuto costi molto alti?
"Io sono stato molto fortunato, devo ammetterlo. A 27 anni ero già famoso e in attività all'Opera di Vienna, alla Scala di Milano, al Metropolitan di New York, a Londra... Diciamo che, dall'età di 22 anni, ho dedicato la maggior parte del mio tempo al canto e allo studio. Ora, io credo che le persone della mia età, 57 anni, o di poco più maturi, abbiano cercato di dare molto ai propri figli e cioé tutto quello che è mancato loro. Ma è stato troppo e ai giovani, oggi, credo manchi proprio il senso del sacrificio, che è fondamentale. Non gli abbiamo fatto un grande favore, alla fine, da questo punto di vista. Dunque, credo sia giusto farlo presente a un giovane che voglia intraprendere una carriera come la mia".
Prima abbiamo parlato di grandi miti, incluso lei. Oggi ne esistono?
"Io credo di sì: potrei citarle alcuni nomi... Alagna, Licitra, Cura... Li apprezzo molto".
Cosa occorre, però, per diventare un "futuro Carreras"?
"La tecnica è la base di tutto ma senz'altro interpretare implica emozione. Se c'è carisma, allora c'è la personalità di un'artista, altrimenti la carriera sfuma in un battibaleno. Quel che voglio dire è che, ammesso che esista qualche "raccomandato", secondo me è comunque il pubblico a decretare il successo di un cantante e il pubblico non lo freghi, capisce il valore di un interprete. Se anche uno si trovasse su un palcoscenico senza meritarselo, diciamo che durerebbe poco".
Come mai il successo dei tre tenori, ottenuto insieme a Domingo e a Pavarotti, non è stato replicato alla stessa maniera da tre soprani?
"Le dò una risposta scherzosa e una seria. Quella scherzosa è la seguente: fin dal mio debutto, a New York, mi fu consigliato: "Non contraddire mai un soprano!", cosa che da allora ho sempre fatto per evitare guai (ride...) Seriamente: penso sia una questione di repertorio. Tra me, Placido e Luciano c'è una chimica tutta particolare e questo trapela, il pubblico la sente. Ma è anche vero che possiamo cantare le arie che proponiamo anche come solisti. Tre soprani non potrebbero cantare "Torna a Sorriento"... Certo che mettere insieme una Sutherland, una Caballé e una Tebaldi... "
Dei tre tenori, lei è senz'altro il più amato dal pubblico femminile..
"Non saprei. Penso che un tenore sia amato per i suoi ruoli: Andrea Chénier, Aida... E poi la voce, che oscilla tra l'"uomo" e l'adolescente... Come dite voi, da queste parti? Da "moroso", ecco! Il segreto sta tutto qui".
Oltre ad essere impegnato in prima linea con la sua Fondazione per la lotta contro la leucemia, malattia che l'ha colpita e dalla quale è fortunatamente guarito, quali sono i suoi prossimi impegni?
"Sto studiando partiture veriste. Ne ho recuperate cinque. Ho un progetto sul Verismo al quale tengo molto. Per ora non dico di più".
Un'ultima domanda: lei è catalano, per noi è spontaneo considerarla "spagnolo". Di recente, c'è stato l'attentato terroristico a Madrid e l'altro ieri un ostaggio italiano è stato ucciso... Pensa che la lirica possa contribuire a migliorare, in prospettiva, un mondo così difficile e spietato?
"Queste vicende mi toccano nel profondo. Sì, penso che la lirica, come la musica ma anche la letteratura e l'arte, contribuiscano ad allargare gli orizzonti culturali. Se leggo un libro, comprendo delle cose, rifletto. Lo stesso avviene con la musica o con un quadro. Questo aiuta a sviluppare una maggiore sensibilità, ad aumentare le proprie conoscenze e ci dà modo di ritrovare il bene più grande di tutti: la speranza".
Eleonora Bagarotti