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Venerdì 16 Aprile 2004 - Libertà

Dal Neolitico all'Età del rame

Echi del passato: i più antichi insediamenti di Fiorenzuola

L'archeologia non è scienza antica, è anzi disciplina attualissima che indaga sistematicamente il passato alla ricerca di testimonianze più o meno attendibili per ricostruire correttamente identità storiche e culturali. Un ritrovato interesse collettivo ha negli ultimi tempi aumentato il prestigio sociale dell'archeologia ed il ciclo di conferenze "Echi dal passato. Nuovi scavi e scoperte della Soprintendenza peri beni archeologici nel Piacentino" organizzato dalla Soprintendenza dell'Emilia Romagna, da Provincia di Piacenza e da Fondazione di Piacenza e Vigevano è ulteriore riconoscimento al generale rinnovamento degli studi in questo settore.
Ieri Monica Miari, funzionario della Soprintendenza, nella relazione "I più antichi abitanti di Fiorenzuola: l'insediamento di Vignola dal IV al II millennio a. C." ha illustrato le ultime scoperte in un territorio di precoce urbanizzazione. Nell'ambito di scavi per la nuova tangenziale, in località Vignola, a sud di Fiorenzuola, sono state fortunosamente rintracciate due distinte "fasi di frequentazione" riferibili, la prima, al 3.800-3.600 a. C., la seconda a due millenni dopo. Risalgono al primo periodo - collocabile tra fine del Neolitico ed inizio dell'Età del rame - addirittura 1.200 buche di pali lignei infissi nel terreno per usi soprattutto abitativi. Da analisi computerizzate è stato possibile supporre strutture vagamente circolari, capanne, probabilmente un piccolo villaggio: arduo ricostruirne l'esatta conformazione volumetrica ma da paragoni con altri siti nonché capanne di pastori tuttora in uso è possibile ipotizzare strutture lignee con coperture in paglia o frasche, sostegni esterni e buche interne (pozzetti per derrate, recipienti o focolare). Materiali quindi deperibili con, però, nei pressi numerosi reperti di piccole dimensioni ma ugualmente significativi: in gran parte ceramiche di difficile inquadramento cronologico e culturale con caratteristiche lavorazioni - a pettine, punzone e rotella - e direttamente collegabili a ritrovamenti di area lombarda, prealpina addirittura, ma anche vasi per alimenti, punte di frecce e lucerne per illuminare con grasso animale. Nella seconda "frequentazione" spiccano nuove modalità per erigere villaggi, ora idealmente vicini alle terramare, buche per pali sempre più fitte e capanne rialzate dal terreno per maggiore tutela fisica; tra i reperti ceramiche nere finemente lavorate con anse e piccole prese. Inaspettati spostamenti, scambi e contatti sempre più frequenti quindi fra vari popoli che si intensificheranno nella successiva Età del rame, dal 3.500 a.C. circa. Miari ha poi sottolineato come approcci e metodi di lavoro sempre più evoluti e raffinati uniti a sofisticate tecnologie, scavi accurati ed approfondimenti rigorosi sulla ceramica abbiano salvaguardato importanti rarità ed individuato zone solo pochi decenni fa escluse dalla ricerca. In "siti di elezione" c'è, dunque, stata una sovrapposizione cronologicamente differenziata, un ripopolamento ed un riutilizzo a distanza di millenni per condizioni particolarmente favorevoli con indizi numerosi, non appariscenti ma fondamentali, per comprendere, leggendo il terreno a mò di palinsesto, secolari e misteriose vicende umane.

FABIO BIANCHI

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