Domenica 3 Luglio 2005 - Libertà
Scofield, incanto jazz a sei corde
L'ex chitarrista di Miles Davis si è esibito al festival di Castell'Arquato alla guida di un quartetto. Numerosi omaggi a Ray Charles, spicca il sax di Potter
Chi è di Piacenza, ama il jazz ed era giovane negli anni Setttanta e nella prima metà degli Ottanta ha un grosso debito di gratitudine verso Gianni Azzali e il Piacenza Jazz Club da lui presieduto, che ha preso la lodevole abitudine di portare nella nostra provincia molti dei nostri eroi di quegli anni: è successo con il memorabile concerto di Wayne Shorter al Municipale, è accaduto nuovamente con l'esibizione degli Oregon all'ultimo Piacenza Jazz Fest ed è successo ancora una volta l'altra sera col bellissimo concerto che il chitarrista John Scofield, alla testa di un quartetto in cui risplendeva il talento della nuova star del sax tenore Chris Potter, ha tenuto l'altra sera nella piazza monumentale di Castell'Arquato, in una serata davvero da incorniciare per la qualità della musica, la solennità del "grande nome" e l'incanto dell'ambientazione. Gli appassionati del jazz più "generalista" ricordano John Scofield come sensibile e intelligente spalla di Miles Davis nei suoi dischi della metà degli anni Ottanta (forse l'ultimo grande, vero chitarrista che Miles abbia cooptato nella sua corte). Ma gli amanti delle sei corde hanno potuto conoscere e amare questo chitarrista del Connecticut riconoscendo in lui uno dei più fini esponenti del grande rinnovamento che la chitarra elettrica di estrazione jazz stava conoscendo in quel decennio, abbattendo le ultime barriere tra generi musicali rimaste in piedi dopo la rivoluzione di cui lo stesso Miles Davis era stato primo attore, e facendo coesistere jazz, rock e sperimentazioni senza ambiguità e senza forzature. Forse meno suadente e seduttivo del primo Pat Metheny, forse meno spregiudicato e trasgressivo di un Bill Frisell, Scofield ha comunque potuto ritagliarsi uno spazio di primo piano tra gli altri due Moschettieri Elettrici grazie alla sua aristocratica ma palpitante "classicità informale", alla sua particolare e unica combinazione di tecnica e di feeling, rispetto della tradizione e apertura alle novità in blue jeans cui non poteva restare sordo un ragazzo cresciuto nei tardi anni Sessanta a pane e rock-blues (il blues dei tre King: Freddie, Albert e B.B). Anche il concerto di Castell'Arquato, che è stato uno dei punti alti del festival Arquato Jazz, promosso dal sopracitato Piacenza Jazz Club, con il Comune e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, ha offerto uno splendido saggio di questo stile, arricchito di tutte le multiformi esperienze che questo schivo e intelligente musicista ha maturato nel corso degli ultimi anni. L'ultimo album di Scofield, pubblicato per la Verve, il bellissimo That's What I Say, è un tributo sui generis alle canzoni del grande Ray Charles. E un omaggio al grande Ray è stato anche uno dei momenti più applauditi al concerto di Castell'Arquato, con una Georgia on My Mindaccennata dal leader in splendida solitudine e ripresa con pathos corale dal quartetto che - accanto all'ispiratissimo Potter - schierava il bassista Dennis Irwin, grande stilista del suo strumento, e il batterista Bill Stewart (bravino, ma forse era un po' l'anello debole della catena). C'è stato spazio anche per un altro omaggio a Ray Charles, questa volta autografo, con lo sprintatissimo blues-boogie di Wip The Mile, a conclusione di una serata piena di inventiva, varietà e voglia di suonare con un divertimento da ragazzini, dalle sofisticate combinazioni ritmiche di 6 + 8 ai deliri free di Pretty Out fino alla bella Migrations di Potter, che è diventato per molti, in questo concerto arquatese, la vera attrazione della serata, col suo stile capace di sposare una tecnica di altissimo bordo a una passionale ruvidità, a un fuoco, a un entusiasmo d'altri tempi
Alfredo Tenni