Sabato 3 Aprile 2004 - Libertà
"Donati, un pioniere della scienza"
Alla Fondazione un convegno ricorda il piacentino maestro della chirurgia ricostruttiva. Colleghi e amici ricordano "Gigi"
Basterebbero pochi, scarni accenni dell'avventura terrena compiuta a fittissimi passi - i fiori del suo giardino pensile in via Goldoni, a Milano, il "suo" robot, pioniere di futuri ed intensivi impieghi tecnologici, che sopravvive al Niguarda, i viaggi in India, per ridare una speranza di vita a bimbi devastati da drammatiche deformità - per descrivere Luigi Donati. Figlio illustre di Piacenza, maestro della chirurgia plastica ricostruttiva prematuramente scomparso a febbraio dello scorso anno (e padre del Centro grandi ustionati del Niguarda di Milano), ma anche "miracolosa e magica miscela" di conoscenze, umanità e genialità creativa, precursore di futuri indirizzi nel campo dell'ingegneria tessutale e della ricerca biomedica.
Donati è stato "un uomo difficile da capire ma facilissimo da amare", come lo hanno ricordato ieri all'Auditorium di via Sant'Eufemia colleghi ed amici, insieme al presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Giancarlo Mazzocchi, che aveva fortemente voluto il convegno di ieri ("La ricostruzione delle forme"), a cui seguirà la pubblicazione di un volume postumo di Donati ed un secondo appuntamento in Fondazione dedicato dagli "alfieri" dello scomparso alle nuove frontiere della chirurgia plastica. "Se avessi un'altra vita, mi piacerebbe dedicarmi alla chirurgia induttiva", scriveva nel 1990 il Nobel Joseph Murray che Donati cita nel volume che uscirà postumo. Ed è il sogno di una "chirurgia rigenerativa", l'Araba Fenice suggerita dalla inductive surgery, che Donati accarezza da vicino, e contribuisce a fondare concretamente, partendo dai pilastri correnti della scienza ricostruttiva. "Per la quale - ha detto Guido Coggi (preside facoltà Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano) - occorre riedificare l'identità intera di una persona, ciò che impone al medico non solo tecnica ma anche fantasia, genialità creativa, arte, una miscela - ha sottolineato Coggi - che solo pochissimi uomini come Donati riescono a concentrare".
Il laboratorio è il luogo magico dove esce l'accademico, il ricercatore, ma anche l'uomo. Il professor Donati resta soltanto Gigi per gli amici, come Emilio Trabucchi (ordinario di Chirurgia generale all'Università di Milano), Gigi l'antesignano della robotica, il "fiume in piena" che partorisce centinaia di pubblicazioni scientifiche, semplicemente l'uomo, che combatte ma che arriverà. Gigi è l'amico-cugino, come lo descrive Francesco Arcucci (ordinario di Economia degli scambi internazionali all'Università di Bergamo), che possiede la non facile capacità di "mettersi in rapporto con contesti diversi", curioso come un Ulisse post-moderno, alla perenne e non scontata di ricerca di ciò che è alternativamente possibile (dall'economia alla storia). "E sempre - ha detto Arcucci - è stato animato da libertà e tolleranza, unite ad una robusta dose di ironia".
Simona Segalini