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Venerdì 2 Aprile 2004 - Libertà

Le Mose, accampamento mesolitico

Echi dal passato - Ieri la prima conferenza di Maria Bernabò Brea della Soprintendenza. Un'altissima concentrazione di reperti ritrovati alla confluenza del "Paleo-Nure" nel Po. Manufatti, utensili e tombe dal 9000 al 4000 a.C.

L'archeologia non è scienza antica o misteriosa o, addirittura, criptica per i frequenti ricorsi a congetture onde giustificare taluni, inspiegabili, reperti. O, perlomeno, solo una parte di essa è votata alla scrupolosa indagine sul passato perché nell'altra parte ritroviamo mentalità aperta e vivace come dimostrano i frequenti cicli di conferenze tenuti a Piacenza. E ieri, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, nell'ambito del primo incontro del ciclo "Echi dal passato. Nuovi scavi e scoperte della Soprintendenza per i beni archeologici nel Piacentino", patrocinato dalla medesima Soprintendenza, da Fondazione e Provincia di Piacenza, Maria Bernabò Brea, funzionario della Soprintendenza, nella relazione "Preistoria a Piacenza: Le Mose dal 9000 al 4000 a. C." ha illustrato quell'altissima concentrazione di reperti rinvenuti nella località situata nella prima periferia piacentina.
Le ultime, sistematiche, ricerche effettuate nella nostra provincia testimoniano in genere attualità della disciplina nel rigenerante contatto con la realtà per una tutela assoluta dell'antico nelle forme oggi rinvenute per trasmetterlo, intatto, ai posteri. E non è sempre facile sia per ostacoli interni che per difficoltà esterne all'apparato. Ma i risultati, in alcuni casi eccellenti, sono in altri strepitosi come nel caso di Le Mose dove sono stati effettuati notevoli ritrovamenti risalenti al Mesolitico.
In una zona estremamente frastagliata per una disorganica compresenza di elementi - strade e viadotti per l'alta velocità, edilizia privata, industriale e commerciale - che hanno stravolto importanti segni ordinatori del territorio, la centuriazione romana in particolare, ancora leggibilissima in alcuni tratti, sono stati ritrovati i resti di un articolato accampamento mesolitico all'altezza della confluenza del "Paleo-Nure" nel Po e risalente, indicativamente, a 9.350-7.850 anni fa.
In ben 27 concentrazioni di manufatti, non contemporanee e delle dimensioni di circa 10-15 metri quadrati ciascuna, sono stati riportati alla luce utensili quotidiani per caccia e pesca e, soprattutto, una trentina di grandi fosse di diametro variabile tra 1-2 metri e profondità da 80 a 150 centimetri, dislocate a gruppi, raramente isolate e mai associate con concentrazioni di manufatti; forse un insediamento abitativo o trappole allestite da cacciatori.
Importanti, poi, i reperti risalenti al 4.800-4.500, i vasi a cosiddetta "bocca quadrata" tipici di una civiltà abbastanza diffusa nella zona che edificò anche un proprio sepolcreto, sicuramente la testimonianza più interessante, formata da 26 sepolture in cui sono stati riconosciuti, adagiati in caratteristiche posizioni rituali, diversi gruppi famigliari con un ricco corredo funebre. Dopodiché, nell'ultima fase del Neolitico, prevalse la cultura di Chassey-Lagozza, tra V e IV millennio, con case ben strutturate tra cui un edificio di circa 15 per 7 metri con, vicine, diverse fosse, forse dispensa o forse fossa rituale per la presenza di alcuni vasi.

FABIO BIANCHI

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