Giovedì 26 Febbraio 2004 - Libertà
Inferno in Fondazione. Ma è teatro
Spettatori-itineranti negli spazi dell'auditorium e della cripta per il suggestivo spettacolo di Andreoli. Fra scale e cunicoli incontro con le grandi anime di Dante
"Amor, ch'a nullo amato amar perdona, - mi prese del costui piacer sì forte, - che, come vedi, ancor non m'abbandona...": Commedia, atto primo, Inferno, Francesca da Rimini. Sullo sfondo la città dolente, l'eterno dolore, la perduta gente che ha perduto anche ogni speranza.
Così Giancarlo Andreoli ha trasformato l'ultima sera di Carnovale, per dirla con Goldoni, nell'Inferno di Dante (ma ha replicato lo spettacolo ieri, prima sera di Quaresima. Spettatori - pellegrini (non più di 35 per recita) alla Fondazione di Piacenza e Vigevano per lo spettacolo gratuito e itinerante che si snoda come una Via crucis in varie "stazioni", dall'ampio spazio dell'auditorium al mondo sotterraneo e catacombale della cripta. Abbandonati i suoi consueti leggii, Andreoli crea uno spettacolo più dinamico lungo un percorso dall'aria misterica fra scale, cunicoli, stanze basse e
anguste come grotte, con gli attori Maurizio e Paolo Contini, Marzia Foletti, Romano Gromi, Giorgio Molinaroli e Marzio Perazzi, ed una folta schiera di giovani e fresche danzatrici dell'Accademia Domenichino da Piacenza.
"Nel mezzo del cammin di nostra vita...": dall'ingresso nella "selva oscura" fino a quando non si tornerà "a riveder le stelle", gli spettatori, condotti da Paolo Contini che, in completo scuro, assomma in sé il doppio ruolo di Dante-narratore e di Virgilio-guida, diventano i viandanti del viaggio più straordinario mai narrato, fra i gironi, i diavoli e i dannati della prima Cantica, quella delle passioni più violente e brucianti, dello smarrimento, dove tutti sono ancora coinvolti nel tumulto della vita, nel ribollire dei sensi e dei ricordi.
Si va fra personaggi che sono come statue spezzate, erose dal dolore, vite perdute e disperate, accompagnati dalle musiche originali di Giuseppe Parmigiani che compongono il tessuto sonoro della rappresentazione e che vengono eseguite dal vivo dal Bird Land Saxophone Quartet del Conservatorio Nicolini, vale a dire Simone Zanacchi, Andrea Zermani, Alberto Serrapiglio e lo stesso Parmigiani.
Dentro la tessitura drammatica del racconto dantesco, nella tensione crescente che lo pervade, gli incontri sono con la passione d'amore, con la violenza, la frode, l'inganno, il tradimento. Siamo nell'Inferno - fra gli Inferni inventati dagli uomini - più vicino all'originale, cioè più vicino all'eternità, diventato nel tempo un pantheon di immortali: un diabolico e iroso Caronte, a cui dà voce, da dietro una finestrella, Gromi; una sventurata Francesca, a cui dà dolce figura la Foletti, e alle terzine di Dante, nella scena dei due amanti fatali, Paolo e Francesca, che leggono il libro galeotto di Lancilotto e Ginevra, fanno eco, in una sorta di controfigura mimata e danzata, Sara Bianca Basini e Riccardo Buscarini.
Poi il goloso e buongustaio Ciacco dell'Anguillaia (Molinaroli); re Flegias, mitico figlio di Marte e di Crise (che non si vede, ma di cui si ode la voce fuori campo di Gromi); le tre Erinni, a cui danno corpo ed impeto Alessia Franchi, Laura Gallotta e Valentina Zaini; il suicida Pier delle Vigne, quello che tenne ambo le chiavi del cor di Federigo (Gromi); il papa simoniaco Nicolò III (ancora Gromi); il frate gaudente (sempre Gromi); e il ladro Vanni Pulci (Molinaroli).
Infine, Ulisse al suo estremo viaggio verso la morte con Perazzi; il seminatore di discordie Bertram dal Bormio con la Foletti; e il canto del conte Ugolino con Maurizio Contini. In una creazione scenica di parole, danze e musiche di quattro sassofoni, nella sfida di superare la distanza tra il divino poema e la sua praticabilità teatrale.
Il mondo infernale immaginato da Andreoli si divide fra momenti narrati con gli attori e quadri danzanti con le ballerine della "Domenichino da Piacenza", immagini in movimento fra suggestivi scenari architettonici fatti di colonne, corridoi, pertugi, anfratti e slarghi. Lanciate nei "disegni" coreografici di Elisabetta Rossi sono in 14: oltre ai nomi già fatti, Silvia Corradi, Giulia Fadini, Isabella Ferri, Ilaria Girometta, Ilaria Groppi, Francesca Molinari, Martina Sacchi, Giulia Schettino ed Elisa Trecordi, dolci ragazze trasformate dalla forza fantastica della danza in figure infernali, nelle "genti dolorose".
Nell'affresco di Andreoli e compagni spiccano per la loro assenza le grandi anime dannate di Brunetto Latini, amato maestro di Dante, il fraudolento consigliere Guido da Montefeltro, Farinata degli Uberti, Cavalcanti, Filippo Argenti, Capaneo il bestemmiatore: ma non bisogna scordare che questo non è tutto l'Inferno, ma uno spettacolo sull'Inferno. E c'è poi da dire che lo spettacolo è andato in scena con molti e calorosi applausi, ma monco di Sandra Ramelli, che doveva interpretare fra l'altro Brunetto Latini, ma che è stata tenuta lontano da improvvisa malattia. I costumi sono della benemerita "ditta" Isa & Marion Binecchio.
Umberto Fava