Mercoledì 25 Febbraio 2004 - Libertà
"Un parco tecnologico per Parma e Piacenza"
A Bologna all'"Innovation Day" di Confindustria ricette per non perdere competitività
L'innovazione conta per consentire alle imprese italiane di fronteggiare la crisi e prepararsi ad "afferrare" la ripresa. Ma sarebbe importante che l'Italia imparasse a sostenere la ricerca in modo proficuo invece di prevedere contributi che s'inabissano nei meandri della burocrazia. E fra tanti temi generali sul sistema-Paese, è emersa più salda, ieri a Bologna all'Innovation Day di Confindustria regionale, una volontà piacentina di stringere alleanze. Prima fra tutte quella con Parma, dove è stato avviato uno dei 250 parchi tecnologici mondiali appoggiato all'Università, ma dalla massa critica ancora troppo ridotta. "Piacenza vuol unirsi a Parma e costituire un solo parco tecnologico" anticipa Giuseppe Parenti, presidente di Assindustria Piacenza, che ha presenziato al convegno insieme a Cesare Betti, direttore di Assoindustria. Autorevoli gli interventi: da Gian Maria Gros Pietro, della Luiss di Roma ad Elio Catania, presidente di Ibm Italia, mentre i lavori sono stati conclusi da Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera dei Deputati.
"E' impensabile affrontare la concorrenza globale senza innovazione" sintetizza Parenti, per quanto il nostro Paese abbia una tradizione dove i centri di ricerca e le università sono poco connessi con la piccola e media impresa e c'è difficoltà a far innovazione applicata dentro le aziende. Parenti sottolinea che lo Stato italiano contribuisce al 51 per cento alla ricerca, "ma in una forma non efficace". Le formalità burocratiche disperdono i benefici e creano ritardi. Altri Stati finanziano fino al 35 per cento la ricerca, ma con modalità migliori, per esempio defiscalizzando gli investimenti. "E la piccola impresa ha bisogno di innovazione con effetti quasi immediati, invece di rendimenti dilazionati".
Piacenza, per la verità, ha potuto contare su un'ottima ricerca universitaria che ha dato risultati nell'agroindustria. "Un motivo di delusione è però il fatto che si parli molto dei quattro poli universitari emiliani - commenta il presidente - ma ci si dimentichi spesso del polo piacentino, trattato come una succursale delle università milanesi". E' importante invece che Cattolica e Politecnico si propongano insieme come realtà forti. Da qui anche l'idea di agganciare Piacenza al parco tecnologico di Parma. Nella vicina città ducale si sono alleate le istituzioni (Provincia, Camera di Commercio, Comune), l'Università e la locale Assindustria, ora si vorrebbe far altrettanto a Piacenza per creare poi una cordata con Parma, il cui parco deve irrobustirsi. Sui progetti locali, Cesare Betti richiama l'attenzione anche sul futuro laboratorio della meccanica, per il quale la Fondazione si sta impegnando, mentre Assindustria ha inviato un questionario alle aziende per capire come saldare la ricerca ai bisogni reali dell'impresa.