Mercoledì 18 Febbraio 2004 - Libertà
Un "Ballo in maschera" senza sipario
Lirica - Presentata l'opera di Verdi che andrà in scena venerdì all'Expo. Repliche domenica e martedì. Allestimento sperimentale rivolto al pubblico giovane
I periodici specializzati (e i quotidiani nazionali) stanno guardando con curiosità all'evento che fra 48 ore prenderà forma a Piacenza: un'opera lirica andrà in scena nei padiglioni di un quartiere fieristico.
A rendere ghiotta la notizia, più ancora del fatto che oggetto di questo allestimento "sperimentale" sarà un melodramma di grande repertorio (Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi), è il richiamo delle stelle internazionali coinvolte in questa produzione della Fondazione Arturo Toscanini. Il direttore che guiderà l'Orchestra Toscanini è il celebre tenore argentino Josè Cura, un "caso" senza precedenti per la disinvoltura (e il successo) con cui alterna
la bacchetta di direttore alle performances canore.
Un altro grandissimo tenore vestirà i panni di Riccardo: Vincenzo La Scola. E a firmare l'allestimento "sperimentale" (un palco interamente "a vista", senza fondali e con tribune sui quattro lati come in un palasport, con presenza di microfoni, schermi e monitor di questo Ballo in maschera che andrà in scena a PiacenzaExpo venerdì 20 alle 20.30 (con replica domenica 22 alle 15.30 e uno spettacolo per le scuole martedì 24 alla stessa ora) è il grande regista e scenografo Pier Luigi Pizzi, già a firmatario dell'Aroldo di Verdi che ha aperto la presente stagione lirica del Municipale. Per gli spettacoli del 20 e del 22, Tempi offrirà un servizio gratuito di bus.
"Via il sipario!" è lo slogan con cui la Toscanini ha lanciato questa produzione rivolta in primo luogo a quel pubblico giovane che, afferma il soprintendente della Toscanini Gianni Baratta, "è il pubblico di domani, ma va catturato oggi rimuovendo quelle che vengono avvertite come barriere: il teatro tradizionale può intimidire le nuove generazioni". E' stato questo il Leitmotiv della conferenza stampa che ha presentato il "Ballo" ieri mattina a Piacenza Expo. Con Baratta hanno parlato il sindaco Roberto Reggi ("E' un grande evento per Piacenza - ha esordito il primo cittadino - La Toscanini è riuscita in una grande impresa"), il presidente di PiacenzaExpo Silvio Bisotti (che ha sottolineato sottolineando l'interesse dei media nazionali), l'assessore alla cultura Stefano Pareti, rappresentanti dello sponsor Cariparma & Piacenza (il direttore d'area Claudio Miserotti e il responsabile della comunicazione Elio Giovati) e i protagonisti. Non c'era Cura (assente giustificato: la sera prima aveva cantato a Vienna), ma c'erano un tagliente La Scola ("Sono favorevole a queste produzioni anticonvenzionali. Non lo sono affatto, invece, verso gli allestimenti lirici con divi della musica leggera, perché offrono al pubblico un'idea sbagliata dell'opera"), il soprano Isabelle Kabatu ("Quando ho saputo che la regia sarebbe stata di Pizzi ho gridato di gioia al telefono: "Isabelle, calmati", mi ripeteva il mio agente) e naturalmente Pizzi, mattatore della conferenza stampa. "Perché ho accettato? - ha detto il regista - Perché Baratta, oltre a essere un grande promotore culturale, è un incantatore. Appena mi ha rivolto questa proposta, ho reagito con perplessità: ma poi sono stato affascinato da questa sfida. La dislocazione degli spettatori su quattro lati è stata imposta dalla necessità di far sì che tutti vedessero bene; le prove acustiche - almeno a sala vuota, quelle col pubblico dobbiamo ancora farle - sono andate magnificamente. L'ambientazione fissata dal librettista Antonio Somma in America, che trasforma un Re di Svezia in Governatore di Boston, è stata mantenuta al di là del fatto che fosse stata studiata per compiacere una censura intimorita all'idea di mostrare un regicidio sulla scena; ma è stata trasposta in età moderna per ragioni di compatibilità estetica con l'ambiente. Ho lavorato con artisti magnifici e un direttore come Cura che, in linea con la mia visione, legge il Ballo in maschera come un'opera non romantica, ma fortemente drammatica e non priva di tratti grotteschi. Se questa messa in scena potrà contribuire a guadagnare al teatro lirico - una forma d'arte che è per me una ragione di vita - un pubblico nuovo che rappresenti il suo nutrimento e il suo futuro, allora non sarà stata fatta invano".
Oliviero Marchesi