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Sabato 21 Marzo 2015 - Libertà

«Educare all'arte per risanare»

Interessante conferenza in Fondazione che ha preso spunto dalla Costituzione italiana

L'archeologo Settis sul drammatico abisso tra cittadini e politica

piacenza - Viaggio tra le contraddizioni di un Paese «nel quale si registra una costante crescita della sensibilità dei cittadini rispetto alla tutela dei beni culturali» e contemporaneamente «la politica e l'amministrazione pubblica, con rare eccezioni, restano sorde a queste istanze», generando un divario che rischia di diventare insanabile. Eppure l'Italia può vantare primati assoluti nell'ambito della legislazione per la protezione del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. Non solo. «La loro tutela è garantita dall'articolo 9 della Costituzione. Siamo stati i primi al mondo a includere questo concetto tra i principi generali dello Stato, rendendo la tutela un elemento essenziale del diritto di cittadinanza» ha evidenziato Salvatore Settis, l'archeologo e storico dell'arte protagonista di tante battaglie, ospite all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in un incontro con Eugenio Gazzola e la direttrice dei Musei civici di Palazzo Farnese, Antonella Gigli. Per Settis, proprio la Costituzione, comprendendo l'arte tra le nostre prerogative sovrane, offre l'arma per colmare «l'abisso tra i politici e i cittadini che non trovano una voce corale per esprimersi, che non riescono a fare pressione sui partiti arroccati in cittadelle». La via maestra per comporre questo "divorzio" passa per un'educazione all'arte, nella quale un ruolo principale dovrebbe essere svolto dalle scuole: «Ma da Berlinguer in avanti abbiamo avuto riforme peggiorative» ha osservato Settis, auspicando che l'Italia possa tornare, come in passato, a rappresentare un esempio di livello internazionale per l'insegnamento. «A lungo il modello siamo stati noi e abbiamo le carte per tornare a esserlo». Molteplici gli argomenti affrontati nella serata, dalle strategie per attrarre visitatori nei musei («attenzione a non affidarsi unicamente alla tecnologia», con il pericolo di avere «un domani musei di pura realtà virtuale, dove gli oggetti magari sono stati intanto venduti») al meccanismo delle detrazioni fiscali tramite l'art bonus («introdotto timidamente, ma è già qualcosa»), dalla questione calda dei prestiti per le esposizioni («in linea di massima meno viaggiano le opere e meglio è; mai comunque vanno spostati i dipinti su tavola; le mostre hanno un senso se nascono da un'idea; usare i beni culturali per fare cassa è l'opposto dello spirito dell'articolo 9 e, comunque, se ci si deve prostituire - ha chiosato polemicamente - tanto vale chiedere almeno in cambio molti soldi») al "riscatto" delle periferie attraverso grandi progetti di architettura contemporanea («un'urgenza non rinviabile, per disinnescare quei focolai di tensione pronti ad accendersi negli odierni ghetti urbani»).

Anna Anselmi

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