Martedì 17 Febbraio 2004 - Libertà
Cordelli e i classici del Novecento
L'inizio del romanzo - Alla biblioteca Passerini Landi il secondo incontro della serie. Gli incipit esemplari di sei grandi autori: Lowry, Musil, Joyce, Proust, Kafka e Camus. "In realtà altrettanto fondamentale è la fine del romanzo"
Franco Cordelli, critico teatrale del Corriere della Sera, saggista e scrittore, è stato il secondo ospite ieri sera, al salone monumentale della Passerini Landi, della rassegna "L'inizio del romanzo", organizzata dalla biblioteca comunale in collaborazione con il Comune di Piacenza e la Fondazione di Piacenza e Vigevano.
E del romanzo Franco Cordelli è in effetti un grande conoscitore ed esperto. Da sempre, infatti, nella percezione che il romanzo come genere letterario stia tendendo all'esaurimento, con le sue opere dalla forte impronta innovativa egli sperimenta nuove e diverse vie di superamento di questa forma di letteratura, rivendicandone la funzione intellettuale e avvalorandone la mozione etico-politica, contro la prassi italiana che intende questo genere esclusivamente come narrativa, come gusto del raccontare per il raccontare.
In questo senso va, infatti, l'ultimo romanzo da lui scritto, pubblicato da Rizzoli solo qualche settimana fa ma già sotto i riflettori dei media, "Il Duca di Mantova", in cui si parla del "personaggio Silvio Berlusconi".
In effetti, però, questo libro non parla di Berlusconi, ha precisato ieri sera Cordelli: "Eventualmente parla del sentimento che Berlusconi suscita nel suo antagonista, o deuteragonista Franco Cordelli". Un sentimento condiviso da molti, ha aggiunto lo scrittore, perché è proprio del romanziere dar voce a pensieri, sentimenti e stati d'animo condivisi da altre persone. "Un sentimento - ha precisato ancora Cordelli - che non è di condanna o di sdegno, ma piuttosto di disagio, di amarezza". Da questo sentimento lo scrittore romano è stato spinto a scrivere questo romanzo, che, ha spiegato ieri, si è praticamente "scritto da solo", quasi di getto, risultando in un libro che ha un forte carattere rapsodico, in un libro che sembra fatto di tanti inizi.
E qui arriviamo al tema della serata di ieri, l'inizio del romanzo, riguardo al quale Alba Donati, la scrittrice e poetessa lucchese curatrice degli incontri, ha rivolto all'ospite le tre domande di rito della rassegna: quali inizi l'ospite ritiene esemplari nella sua storia di lettore (e questo termine, lettore, è un eufemismo, ha detto la Donati, dato che Cordelli è un grande critico e saggista, famoso per aver letto "quasi tutto quello che c'è da leggere"); quali hanno influito sulla sua scrittura e quanto conta l'inizio nell'acquisto e nella voglia di leggere un romanzo.
Alla prima domanda, Cordelli ha risposto leggendo gli incipit di sei romanzi, di sei classici del '900: "Sotto il vulcano" di Lowry, "L'uomo senza qualità" di Musil, l'"Ulisse" di Joyce, "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust, "La metamorfosi" di Kafka e "Lo straniero" di Camus. Sono sei inizi diversi tra loro, ha detto Cordelli, alcuni sono "in medias res", altri sono descrittivi, ma tutti hanno la caratteristica di rivelare subito al lettore il tema o lo stile dominante dell'opera.
L'indifferenza in Camus, l'uso di un accentuato realismo di termini per esprimere una situazione fantastica e psicologica in Kafka, il sarcasmo e l'ironia in Joyce, ancora l'ironia in Musil e l'estremo realismo con cui Lawry introduce a un'opera invece profondamente lirica e metafisica. Perché questo è l'inizio del romanzo per Cordelli: il bandolo della matassa, il bozzolo, il nucleo da cui parte una scrittura e che ne determina lo svolgimento e il tono.
Detto questo, Cordelli, rispondendo così alla seconda e alla terza domanda postagli dalla Donati, ha però affermato che non bisogna farsi lusingare troppo, né intimidire troppo dagli inizi. "In realtà - ha detto lo scrittore - gli inizi sono fondamentali, ma altrettanto fondamentali sono le fini. Quello che conta, tuttavia, sono gli insiemi, gli organismi".
CATERINA CARAVAGGI