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Venerdì 13 Marzo 2015 - Libertà

Un finto matrimonio per fuggire dalla guerra

All'auditorium della Fondazione l'esperienza del film "Io sto con la sposa"

PIACENZA - Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un'amica palestinese che si travestirà da sposa e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati.
Questi i contorni del docu-film Io sto con la sposa, opera a dir poco originale dei registi Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry, la cui produzione è stata possibile grazie al successo di una campagna di "crowdfunding" di particolare successo. Il film, così, è stato presentato l'anno scorso al Festival di Venezia fuori concorso nella sezione "Orizzonti", ma anche all'International Film Festival di Dubai e all'IDFA di Amsterdam. E la successiva distribuzione nelle sale italiane ha riscosso lusinghieri riscontri, al punto che il film è stato acquisito dalla casa Film Transit per essere distribuito in tutto il mondo.
Se anche i piacentini hanno potuto godere di questa storia incredibile il merito è del "Tavolo per la pace" e della collaborazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano che ne ha ospitato la proiezione gratuita all'Auditorium di via Sant'Eufemia davanti ad un pubblico attento e numeroso. La visione è stata introdotta da Francesca Molinari, referente del Tavolo per la pace di Piacenza, da Lidia Frazzei del distaccamento piacentino di Amnesty International (che ha promosso le campagne "My body my rights" e "Chi controlla il tuo corpo" a favore, in particolare, dei diritti sessuali e riproduttivi nel mondo) e da Valeria Verdolini, da Milano, sociologa del diritto che ha fatto parte della troupe del film, cui dedichiamo un piccolo approfondimento.
Tornando alla visione, l'intero gruppo mascherato per la parata matrimoniale cui accennavamo attraversa mezza Europa: un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un'Europa sconosciuta. Un'Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma a metà novembre di due anni fa.
Una favola di disobbedienza civile, finanziata "dal basso", che risolve con estro il dibattito sul diritto alla mobilità. Un'odissea in costume nuziale, due sposi e un solido e solidale contorno di comprimari che hanno il volto di chi è "affondato" e riemerso e dice al mondo di non sentirsi più straniero.

Paolo Schiavi

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