Martedì 17 Marzo 2015 - Libertà
Contro le gang giovanili ecco gli educatori di strada
Una rete tra la Farnesiana e Montale per aiutare mille adolescenti
Quando papa Francesco era ancora Jorge Mario Bergoglio, cardinale di Buenos Aires, loro le periferie avevano già iniziato a percorrerle da un pezzo. Oggi, a distanza di tre anni dall'inizio del progetto, possono dire con orgoglio di aver addirittura sciolto una baby-gang e fatto denunciare due pedofili on line.
Loro sono la parrocchia di San Lazzaro con il parroco don Piero Bulla e il vicario parrocchiale don Silvio Pasquali che è colui che concretamente tiene le fila del progetto Educatori di strada. «Abbiamo notato come un numero notevole di ragazzi adolescenti - spiega il sacerdote -, una volta abbandonata la parrocchia, vivano ai margini della nostra società, ai giardinetti, sulle panchine, la sera, alcuni ubriachi, altri fumano, anche sostanze illegali». Si sono domandati che cosa fare ed hanno visto che «i tradizionali strumenti pastorali della Chiesa non incontrano più, per linguaggio e modalità, persone che hanno fatto altre scelte prendendo certe strade». «Bisogna dirlo - è convinto don Silvio - la pastorale tradizionale può indicare certe linee ma di più non riesce. Così cinque anni fa ci siamo informati per capire come andare oltre. Abbiamo parlato con Carpi, con Lodi ed abbiamo pensato di replicare l'educatore di strada anche qui». Così nasce il progetto che fa da cuscinetto tra le strutture educative classiche, compresa la parrocchia, ed i linguaggi, appunto, della strada. «Si tratta di avvicinare ragazzi che escono di casa e passano fuori le loro ore di tempo libero - osserva -. Vanno dal cortile al giardino, all'incrocio, dove nessuno ci mette piede perchè sono appunto i "luoghi informali d'incontro". Il Comune ci ha provato e tutto si è incanalato nel far nascere Spazio 4 che lavora bene e collabora con il nostro progetto». Tuttavia mancava qualcosa tra i palazzi e nei giardini. Così ecco figure professionali - dalla fine dell'anno passeranno da tre a quattro - in grado di avvicinare i ragazzi sia nei loro luoghi d'incontro informali sia nelle "retrovie", ovvero la scuola e la famiglia.
Centotrenta sono stati i ragazzi avvicinati dagli operatori in questi due anni, oltre duecento quelli coinvolti in tornei di calcetto, pallavolo, calcetto di strada ai giardinetti e rugby.
«Va chiarito che la finalità del progetto non è portare i ragazzi in chiesa - ci tiene a precisare don Silvio -, come magari qualcuno pensa, ma prima di tutto dare loro la possibilità di riscoprire la vita; poi ognuno è libero di fare la sua scelta». «La domanda che ci siamo fatti all'inizio - continua - è che tipo di risposta dà la comunità cristiana ai ragazzi che sono in difficoltà, che o non hanno punti di riferimento e vagano in giro con la testa per aria, o invece sanno già dove andare perché sanno che lì incontreranno chi fuma, spaccia, naviga su internet? Noi pensiamo che la risposta della parrocchia di San Lazzaro verso i ragazzi lontani sia questa».
L'area presa in considerazione dal progetto rappresenta circa un quarto della città, una zona che conta ventimila abitanti e che corrisponde alle parrocchie di San Lazzaro, Santa Franca e Corpus Domini, secondo la suddivisione diocesana l'Unità pastorale 7 del vicariato della città. I minori potenzialmente interessati dal progetto sono mille e vanno dagli 11 ai 18 anni. Sempre nell'ambito del progetto è stato poi costituito un tavolo sul disagio giovanile che si ritrova una volta al mese e al quale partecipano le agenzie educative del territorio che operano con gli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni (Spazio 4, coop Eureka, coop Oltre, scuola Anna Frank). Dodici le realtà che hanno sostenuto il progetto della parrocchia di San Lazzaro: Regione Emilia Romagna, Comune e Provincia di Piacenza, Diocesi di Piacenza-Bobbio, Oratori piacentini, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Associazione genitori Piacenza, Comitato "amici di Giulio", Avis, Ausl, Confindustria, Opera Pia Alberoni.
Federico Frighi