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Domenica 15 Febbraio 2004 - Libertà

"Insegnamo adattandoci alle esigenze dei bambini"

La neuropsichiatra infantile Aliverti al convegno di aggiornamento per i docenti

"Solo l'adulto che ama il pensare infantile riesce a stabilire un rapporto funzionale con il bambino. Poniamo attenzione a come parliamo ai bambini, troviamo per ognuno di loro criteri adeguati. Adattiamoci a loro tenendo presente chi siamo". Con questa affermazione la dottoressa Maria Antonietta Aliverti, neuropsichiatra infantile e psicanalista, riassume il suo intervento nell'ambito del quarto convegno di aggiornamento per insegnanti dal titolo "Difficoltà di apprendimento e metodo di studio" organizzato da Diesse Didattica e Innovazione Scolastica con la collaborazione della Scuola San Benedetto e della Fondazione di Piacenza e Vigevano presso l'Auditorium di via Santa Eufemia. Oltre un centinaio di docenti si sono ritrovati per confrontarsi e cercare approcci più umani e più proficui, su un argomento che finora ha trovato solo risposte "troppo medicalizzate" dicono gli insegnanti, che con i ragazzi con difficoltà di apprendimento dividono la quotidianità scolastica. "In un rapporto equilibrato tra adulto e bambino, l'adulto deve conoscere prima di tutto se stesso - esordisce la dottoressa Aliverti - e la scuola deve essere fonte di soddisfazione sia per gli allievi che per gli insegnanti. L'apprendimento non deve essere un semplice passaggio di informazioni ma deve avvenire attraverso relazioni costruite tra le parti". "L'iniziale atteggiamento del bambino verso il mondo- spiega - è positivo e sostenuto da forte curiosità e voglia di apprendere. All'origine il conoscere è un'attività piacevole". Si sofferma poi sulla possibilità che "qualche esperienza negativa possa costringere il bambino a tagliare il filo della comunicazione lasciandolo incapace di ascoltare e di pensare, sue ricchezze e abilità primigenie, arrivando anche ad accusare un arresto totale del pensiero, come nel caso dell'handicap". "I bambini nascono socievoli e dotati di una logica che li guida alla conoscenza del mondo - prosegue - ed è compito degli insegnanti favorire queste loro naturali propensioni e curiosità nell'apprendimento. Devono saper andare oltre il loro ruolo, e la scuola deve rappresentare un continuo incontro tra persone". Il dialogo, attraverso cui l'apprendimento dovrebbe passare, presuppone sempre due corpi pensanti - precisa - assolutamente liberi da ogni tipo di pregiudizio". "La scuola deve imparare a riconoscere la totale competenza di pensiero dei bambini tenendo sempre presente che l'orientamento infantile procede secondo criteri di piacere e vantaggio personale". Infine ricorda: "Il disprezzo vanifica il pensiero. L'incapacità non esiste, esiste il pensiero di non essere capaci".

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