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Domenica 1 Marzo 2015 - Libertà

Quegli artisti usciti dalla Grande Guerra

Ne ha parlato il critico Goffredo Fofi agli studenti per "Lezioni Letture"

di BETTY PARABOSCHI
La fine dell'Ottocento e della sua società decretata dalla Grande Guerra. E' da questa base che il critico letterario e giornalista Goffredo Fofi è partito per il suo intervento sul tema "La Grande Guerra al cinema e nei libri" nell'ambito della rassegna "Lezioni Letture", promossa dal liceo "Gioia" in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano.
L'altra mattina così, all'Auditorium Santa Margherita, gli studenti piacentini si sono ritrovati ad ascoltare l'ultima conferenza del ciclo dedicato alle "Immagini e letterature della Grande Guerra": «La prima guerra mondiale ha dimostrato che le civiltà nascono e muoiono anche dalle nostre parti e non solo in Egitto e in Grecia» ha spiegato Fofi. «Con la prima guerra mondiale è morto il mondo dell'Ottocento, si sono "scannate" reciprocamente una certa aristocrazia e una certa borghesia. E' venuto meno un ordine e la cosa più terribile è stata la coscienza di una civiltà che avrebbe dovuto finire».
In quest'ottica dunque, e anche alla luce del bagno di sangue anche civile verificatosi trent'anni più tardi con la seconda guerra mondiale, risulta particolarmente difficile credere alle "magnifiche sorti progressive" che già Leopardi metteva in ridicolo: «Il mondo è crudele e di guerre ce ne sono state e ce ne saranno ancora - ha continuato Fofi - ma la prima guerra mondiale ha lasciato un segno enorme nella cultura perché la generazione che l'ha combattuta ed è sopravvissuta ad essa è la stessa che ha fatto le rivoluzioni: ha fatto il nazismo, il fascismo, il comunismo e altri disastri, però ha dato anche tantissimi artisti che hanno avuto di fronte alla storia e alla società un atteggiamento nuovo. Basti pensare all'espressionismo tedesco, alle avanguardie letterarie fino al surrealismo. Questi artisti non danno solo una testimonianza, ma di fatto cercano di rompere l'ordine borghese perché è la borghesia fra le principali responsabili di quel disastro che appunto è stato la Grande guerra: questa impresa viene compiuta attraverso grandi libri e grande cinema. La cosa a cui sono più affezionato è un cortometraggio di Charlot, che si intitola Charlot soldato e che è stato girato fra la fine del 1917 e l'inizio del 1918 e nel quale c'è già tutto: nel film su Hitler Il grande dittatore Charlie Chaplin ripropone in un certo senso le stesse scene e le medesime gag. A parte questo, per l'Italia le cose più belle sono il libro di Lussu Un anno sull'altipiano, che non è solo una testimonianza ma un volume scritto dall'autore su richiesta di Salvemini nel periodo di esilio in Francia e il film di Monicelli La grande guerra, girato nel periodo della rinascita della speranza di un mondo pacifico alla fine degli anni Cinquanta ispirandosi a un racconto di Maupassant sulla guerra franco-tedesca del 1870».

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