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Lunedì 23 Febbraio 2015 - Libertà

E' un nostro diritto di cittadini vivere in un ambiente sano

L'INQUINAMENTO NEL PIACENTINO

«Sa indignarsi solo chi è capace di speranza». Abbiamo pensato che questa frase antica fosse azzeccata per il nostro comitato che si occupa di tutela ambientale. Governare un territorio è senza dubbio complesso, difficile e lo è soprattutto nel momento in cui la crisi "morde" di più.
Alcuni commentatori parlano di "cultura della crisi": si giustifica la continua compressione, erosione dei beni comuni, il più importante dei quali è la salute, per cercare una via d'uscita dalla crisi economica (acqua, aria, terra sono pensati come utilità economiche da razziare o asservire al profitto di pochi). Il fiume diventa la sede della centralina idroelettrica che lo annienta e inaridisce, l'aria è un semplice spazio fisico da saturare con ogni veleno, la terra un oggetto di speculazione. In questo modo si perde di vista la realtà: non sono più i beni primari che assicurano il sostentamento attuale e futuro della comunità, sono merce da arraffare e compromettere.
Siamo d'accordo con Settis quando dice: "Bene comune significa coltivare una visione lungimirante, anteporre l'interesse a lungo termine di tutti all'immediato profitto di pochi, privilegiare l'eredità che dobbiamo consegnare alle generazioni future all'istinto primordiale di divorare tutto e subito".
Recentemente papa Francesco al convegno Idee di Expo ha detto: «Dio perdona sempre le offese e gli abusi. Gli uomini perdonano a volte. La Terra non perdona mai. La Terra non è un'eredità che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custodiamo per riportarla a loro. La Terra è Madre per tutti e chiede rispetto e non violenza, dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata e custodita. Un atteggiamento, quello della custodia, che non riguarda solo i cristiani, ma tutti».
Se ci concentriamo, quindi, sui diritti delle generazioni future, necessariamente dobbiamo pensare ai nostri doveri oggi. E vogliamo farlo non sottraendoci alle nostre responsabilità individuali, ma pretendendo una regia avveduta da parte della politica. Ha ragione Valèry quando scrive: «Il futuro non è più quello di una volta» e in questi anni aridi di valori e prospettive stiamo prendendo a prestito i capitali delle generazioni future senza alcuna intenzione di rimborsarli. In altre parole stiamo perdendo il senso della solidarietà fra le generazioni. Il comitato si rivolge soprattutto ai giovani che stanno pagando il prezzo più caro di questi anni bui in termini di prospettive di lavoro, realizzazione personale e anche di salute.
Incenerire è divenuto un affare, una speculazione facilitata da norme volute dall'allora ministro Clini. Questo provvedimento che pare dettato da lobby ben identificabili, sta spingendo i cementifici a cambiare pelle, divenendo inceneritori di rifiuti speciali (sotto mentite spoglie). Nella nostra provincia abbiamo un inceneritore "ufficiale" e due "cugini" di primo grado.
Il paradosso è che, da un lato, i cementifici non sono neppure tenuti a rispettare i limiti di emissione più stringenti che la normativa impone agli inceneritori e, dall'altro, Piacenza si trova nella Pianura Padana che è uno dei luoghi più inquinati d'Europa. Questo dato è molto preoccupante se consideriamo che la combustione è l'attore principale dell'inquinamento atmosferico e ambientale.
La trasmissione di Telelibertà "Fuori Sacco" ha ospitato un confronto sulle tematiche dell'inquinamento alla presenza, tra gli altri, di due tecnici: il presidente di Leap (Consorzio al quale partecipano Politecnico di Milano, Comune e Provincia di Piacenza, "Fondazione", Iren, A2A, Unical) e il direttore di Arpa. Dal primo abbiamo appreso che i problemi dell'inquinamento sono amplificati da un approccio emotivo della popolazione che si allarma senza ragioni reali, mentre dovrebbe mantenere la calma perché tutto è sotto controllo. Dopo un passaggio molto veloce sulle diossine (comuni elementi presenti in natura), si è passati rapidamente a discorrere delle nano polveri per confermare che sono un tema sbandierato da chi ha interesse a generare ansia. Non è rilevante di per sé il fatto che Iren partecipi al Consorzio Leap, ma sono curiose le conclusioni a senso unico espresse dal suo presidente. Abbiamo trovato l'intervento del direttore di Arpa molto, troppo tranquillizzante ed è un peccato perché è un ente che dovrebbe avere nel suo Dna, oltre alla scientifica e "asettica" raccolta dei dati, anche lo stimolo a mantenere alta l'attenzione sulle problematiche ambientali. «Nel biennio passato i dati sono migliorati»: possiamo essere d'accordo solo se precisiamo che sono "meno peggio" della pessima situazione che viviamo ogni giorno.
Questo timido miglioramento non basta e, se muoviamo da un doveroso principio di precauzione, andrebbe detto chiaramente. Bisognava ricordare che si è deciso di assumere come dato statistico accettabile per le pm10 quello di 50mg/m3. Questo riferimento è puramente convenzionale perché la soglia al di sotto della quale non si registrano effetti dannosi per la salute delle persone non è 50 mg/m3, ma è, molto più semplicemente, 0,00 (zero). In altre parole non esiste soglia al di sotto della quale possiamo stare tranquilli. Di qui la necessità di porsi traguardi ben più ambiziosi dei 50 mg/m3. Se nel biennio scorso si è registrato un timido miglioramento lo dobbiamo esclusivamente al clima estremamente piovoso e, purtroppo, alla crisi che ha "spento" diverse industrie, non ad azioni di governo del territorio.
Se poi guardiamo al 2015 possiamo dire che l'anno è partito decisamente male considerando i 20 sforamenti già registrati al 15 febbraio scorso sui 35 totali "consentiti" per il 2015.
I dati raccolti dalle centraline sono medie, ma quello che interessa a migliaia di piacentini è anche il dato puntuale. Quello che respira il singolo, il neonato in carrozzina, il bambino che va a scuola, l'anziano che si trova in mezzo al traffico, quando ci troviamo in coda sulle nostre automobili, sul bus, sulla pista ciclabile, quando attraversiamo le strisce pedonali tenendo per mano nostro figlio, non è la media. In queste situazioni si stanno inalando dei picchi di inquinanti pericolosi e temibili se l'orizzonte che ci poniamo è quello di vivere sani e a lungo.
Bisogna essere "ambientalisti" per pensare queste cose? per pretendere un ambiente accettabile, se non, sano? non dovrebbe essere una cifra dell'essere umano? Quando sentiamo partire il becero incipit "Voi ambientalisti... " oltre ad avere uno sbalzo di pressione, ogni volta pensiamo: tu, che parti da questa premessa, spiegaci che genere di bipede sei? A quale razza particolare appartieni se non ti preoccupi di quello che mangi, respiri, bevi? Se non ti prendi cura dei tuoi figli, dei tuoi cari? Chi è che esprime un deficit di umanità? Non siamo ambientalisti, abbiamo l'ambizione di provare a essere umani e diciamo che è un'illusione pensare di vivere sani in un ambiente inquinato come il nostro.
La zona più inquinata d'Italia e una delle più inquinate del mondo è la Pianura Padana, diversi studi stimano che qui ogni abitante perda in media da 2 a 3 anni di vita a causa dell'inquinamento. Lo sforamento delle soglie fissate dall'Oms per la quantità di inquinanti nell'aria, nella vicina Lombardia determina ogni anno la morte di 300 persone, l'80% delle quali (circa 230) nella sola Milano. E' quanto è emerso durante un recente convegno al Policlinico di Milano. Particolarmente fortunati i piacentini che lavorano ogni giorno nel capoluogo lombardo. A Piacenza quanti? 100? 80? 50? Dietro alla statistica ci sono le persone e chi ha vissuto direttamente o indirettamente questi drammi può capire di cosa stiamo parlando.
Per questo noi cittadini rivendichiamo il diritto di parola e l'orgoglio di dire lo "Stato siamo noi" perché è nostro dovere alzare la voce esercitando i nostri diritti, primo fra tutti, quello di vivere in un ambiente sano.

Piacentini per l'aria comitato di cittadini

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