Sabato 21 Febbraio 2015 - Libertà
Don Giovanni accecato dalle luci di New York
L'opera del duo Da Ponte-Mozart ambientata negli anni '80 e il suo protagonista è una star di successo
di GIAN CARLO ANDREOLI
Don Giovanni fu il secondo successo a Praga nel 1787 del duo Da Ponte-Mozart e dopo di allora non venne mai meno l'interesse del pubblico per l'opera, modello indiscusso della lirica d'eccellenza.
Al Teatro Municipale di terra verdiana, approdò solo nel febbraio 1991 in un allestimento "casalingo" con l'Orchestra Filarmonica Italiana diretta dal maestro Amedeo Monetti, regia di Vincenzo Crisostomi, con Michele Pertusi (Don Giovanni), Marcello Lippi (Leporello), i soprani Regatzu Redoglia, Carmela Apollonio, Lucetta Bizzi, il tenore Piccoli, il basso Zanazzo e Romano Franceschetto (Masetto). Il musicologo Francesco Bussi ne scrisse su Libertà lodando intanto l'impresa di lavorare in casa, "ingeneroso fare confronti con edizioni della Scala o con il sontuoso film di Losey". La direzione del maestro Monetti ebbe elogi, così le voci, su tutti l'ottimo Pertusi. La scena animata da Vincenzo Grisostomi "baroccamente spagnoleggiante", con velari, siparietti, fumi, luci coloratissime, scandiva effetti diurni e notturni, congiungendo palcoscenico e platea con passerelle laterali, "fino all'inabissarsi metafisico del reo".
Per questo "ritorno" ha provveduto la coproduzione dell'Opera di Tenerife con il Teatro di Modena, la Fondazione Teatri, il Teatro del Giglio di Lucca, con l'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, diretta dal maestro Aldo Sisillo. Il Coro Amadeus di Modena è diretto dal maestro Stefano Colò. Il maestro Sisillo conduce con impostazione determinata a dare risalto ai repentini cambi dinamici e di colore nelle arie e nei momenti d'insieme.
Rosetta Cucchi ha ambientato l'azione negli anni '80 americani del secolo scorso, di forti contrasti tra una ricca borghesia in difesa del privilegio e una gioventù insofferente dei vincoli imposti. Fa di Don Giovanni una star di successo in un ambiente disco music come poteva essere il citato dalla stessa regista Studio 54 di New York, celeberrima discoteca allestita nel 1977 in un ex studio televisivo.
L'intento dichiarato dalla regista è di accentuare la drammaticità d'una vita perduta, documentata al parossismo da fotografie su fotografie. La componente tragica offusca volutamente quella giocosa che pure era nelle intenzioni degli autori in un elegante equilibrio.
Il folto pubblico, che ha applaudito l'allestimento e i cantanti non ha mancato di seguire le gesta del diabolico personaggio reso con sicurezza d'accenti da Alessandro Luongo, spalleggiato dall'esperto Roberto de Candia (Leporello). La terna femminile è composta dalla volitiva Yolanda Auyanet (Donna Anna), Raffaella Lupinacci (Donna Elvira) e Ayse Sener (Zerlina); Francesco Marsiglia fa Don Ottavio, Fumitoshi Myamoto Masetto.