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Domenica 22 Febbraio 2015 - Libertà

Schiavi: «Recuperiamo l'empatia nel giornalismo»

Il vicedirettore del Corsera: la gente chiede notizie di speranza

"La realtà a volte è diversa, meno nera di come viene dipinta. Il giornalismo non è solo un "cahier des doléances", è anche un invito a ritrovarsi in esempi e valori capaci di indicare il civismo e la vivibilità del Paese. «Il libro "Buone notizie" è nato così, con uno spazio sul "Corriere" e un blog per allargare lo sguardo su quella piccola grande Italia che non conosciamo abbastanza». Così Giangiacomo Schiavi, vicedirettore del Corriere della Sera, ieri all'Associazione Amici dell'Arte in via san Siro 13, intervistato da Giovanna Palladini, ha illustrato un libro nato quasi per caso e un blog realizzato con il contributo di giornalisti, scrittori e lettori.
«Il libro - ha detto - nasce come provocazione giornalistica. Perché tutti sanno che le notizie devono rispondere a certi codici, riportando qualcosa di drammatico, sensazionale o che faccia eccezione alla regola. Ma visto che ormai sono le buone notizie ad essere diventate delle eccezioni, ecco che è nata l'idea di scrivere questo libro». Ha commentato: «Arrivavano al giornale molte lettere, nelle quali si chiedeva di riportare anche notizie che dessero qualche speranza». E ha aggiunto: «La buona notizia che ha fatto precipitare tutte le altre è stata quella di un funzionario di una grande banca, che a un certo punto ha deciso di aiutare chi non ce la faceva più o non aveva un alloggio. Una volta aiutate le persone, in modo totalmente gratuito, il benefattore scompariva. Sono riuscito ad intervistarlo. I giornali stranieri sono arrivati per conoscere la sua storia. E questo Angelo invisibile ha fondato un'associazione e continua ad aiutare i bisognosi».
Ma allora cosa direbbe Indro Montanelli, che rifiutava il ruolo pedagogico del giornalista? «Oggi nel giornalismo - ha proseguito Schiavi - è stata persa a causa dell'affermazione dei social media l'empatia che lo caratterizzava e dovremmo lavorare per recuperarla. Il giornalismo arriva purtroppo sempre in ritardo: c'è sempre qualcuno che con il telefonino o un tweet ha già riportato la notizia. Questo non vuol dire che la notizia sia bruciata, ma che manca quell'approfondimento da parte del pubblico, che prima invece era una costante». E poi: «Secondo Enzo Biagi il giornalismo globale non riusciva più a raccontare il nostro Paese nella sua interezza. Penso allora che oggi si parla di territori e di mantenere le proprie radici. Un esempio in questo senso è l'imprenditore Michele Ferrero, purtroppo scomparso in questi giorni».
Ha concluso: «Ci sono tante firme nel blog, tutte rilevanti: Antonio Polito, Andrea Camilleri, Erri De Luca e Maria Grazia Cucinotta che è testimonial di eccezione ma anche produttore cinematografico ed ha pensato di ricavare un soggetto per un film da queste storie».
Molti i presenti tra i quali la presidente dell'Editoriale Libertà, Donatella Ronconi, l'ex sindaco Stefano Pareti, il componente del Cda della Fondazione Giorgio Milani, il presidente della Ricci Oddi Giuseppino Molinari, il sindaco di Gragnano Patrizia Calza, l'assessore alla Cultura Tiziana Albasi, Antonella Gigli, direttore dei Musei di Palazzo Farnese e il presidente degli Architetti Luigi Baracchi. A fare gli onori di casa, Franca Franchi presidente degli Amici dell'Arte.

Mauro Molinaroli

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