Lunedì 23 Febbraio 2015 - Libertà
Quei virtuosi «tre tenori»
"Bettinardi": applausi ai cinque Solisti al Milestone
piacenza - Giovanni Benvenuti, 25 anni, da Siena: un saxofonista tenore dalla "voce" bellissima, soprattutto negli acuti, e capace di assoli molto ben costruiti. Fabio D'Onofrio, 29 anni, da Pescara: un pianista già maturo, dallo stile moderno e raffinato. Fabio Della Cuna, 23 anni, da Lanciano (Chieti): un saxofonista che si si divide fra sax tenore (il suo strumento principale) e sax soprano curvo e che possiede tutte le virtù: tecnica, feeling, eloquio, creatività. Francesco Orio, 26 anni, da Crema: un pianista completo, dal ricco bagaglio tecnico e inventivo. Giulio Scaramella, 27 anni, da Grado (Gorizia): un pianista che brilla per concisione non meno che per virtuosismo.
Sono loro i cinque musicisti ammessi alla finale della sezione A (quella riservata ai solisti), del concorso nazionale "Chicco Bettinardi - Nuovi talenti del jazz Italiano", che avrà luogo al Milestone sabato 21 marzo. E questa finale, visti i talenti in campo, si annuncia una delle migliori della storia del concorso "Bettinardi", giunto all'undicesima edizione e organizzato dal Piacenza Jazz Club presieduto da Gianni Azzali con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il sostegno del Comune e quello della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
La giuria, presieduta dal maestro Giuseppe Parmigiani, ha scelto questi "magnifici cinque" dopo l'ultima semifinale, che si è svolta l'altra sera al Milestone con l'accompagnamento del "Trio Bettinardi" (Mario Zara al pianoforte, Alex Carreri al contrabbasso, Luca Mezzadri alla batteria), la sezione ritmica "di casa" del Jazz Club. Una semifinale che è stata scherzosamente ribattezzata "la serata dei tre tenori", visto che, oltre a Benvenuti e Della Cuna, era di scena un altro solista di sax tenore, che ha avuto un premio di altro genere: Francesco Patti, 20 anni, di Carini (Palermo), che nell'edizione 2013 del "Bettinardi" era arrivato secondo e che l'altra sera ha vinto il premio del pubblico, consegnatogli da Donatella Ronconi, editrice di Libertà. Con una torrenziale versione di This I dig of you di Hank Mobley e con i rotondi assoli "sparati" su ‘Tis autumn di Henry Nemo e sullo standard di Burke-Johnston Pennies from Heaven, Patti ha conquistato gli spettatori, che, hanno decretato un plebiscito per il suo stile caldo e coinvolgente, di gusto molto anni Cinquanta. E forse è stata proprio questa sua vocazione "rétro" a penalizzare il giovanissimo Patti, nel voto della giuria, rispetto ai suoi due più maturi colleghi che hanno mostrato una maggiore propensione a osare: Benvenuti (che ha proposto My melancholy baby, una liricissima rilettura dello standard You don't know what love is e Moment's notice di John Coltrane) e Della Cuna (per lui, Pannonica di Thelonious Monk, e una doppia composizione autografa: la tesa, incalzante Agim's mood 1 & 2).
Oltre ai "tre tenori" Benvenuti, Della Cuna e Patti, l'altra sera c'erano altri due concorrenti che andranno tenuti d'occhio per le qualità che hanno dimostrato: Il batterista Andrea Proia, 18 anni, da Fontana Liri (Frosinone) e il trombonista Federico Pierantoni, 24 anni, da Minerbio (Bologna). Proia ha sfoggiato un bagaglio tecnico già molto convincente alle prese con Nardis di Miles Davis, Mr. P. C. di John Coltrane e lo standard di Kaper-Washington Invitation. E Pierantoni, un bravo trombonista affascinato, con ogni evidenza, dal repertorio dei saxofonisti, si è cimentato con Cyclic episode di Sam Rivers, con la classicissima ballad Darn that dream di Jimmy Van Heusen e persino con Sub-conscious Lee di Lee Konitz, uno dei più ardui capisaldi del sax contralto jazz.
A fine serata, i cinque concorrenti "rivali" hanno fraternizzato producendosi sul palco in una trascinante jam session. Vista l'abbondanza di sax tenori, la scelta del tema su cui improvvisare non poteva essere più logica: Tenor madness di Sonny Rollins.
Alfredo Tenni