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Mercoledì 18 Febbraio 2015 - Libertà

verso l'expo/1
mi sembra la montagna che partorirà il topolino

Gentile direttore, tra poche settimane avrà finalmente inizio il tanto decantato Expo del 2015

verso l'expo/1
mi sembra la montagna che
partorirà il topolino
Gentile direttore, tra poche settimane avrà finalmente inizio il tanto decantato Expo del 2015. Sarà una mia impressione, ma nessuno se ne sta accorgendo, tutte le persone che incontro sanno a malapena di cosa si tratta e nessuno ha nemmeno lontanamente l'intenzione di acquistare i biglietti. L'evento è stato presentato come una grandissima vetrina mondiale che avrebbe portato benefici e lavoro anche nei territori limitrofi, a me invece sembra tanto di essere di fronte alla classica montagna che partorirà il topolino...
Proprio quando avrebbero dovuto già essere interessati da tante prenotazioni i nostri alberghi chiudono, vedo come sempre tanta enfasi ma zero ricadute per il territorio. Peccato davvero
Matteo Maiorana
verso l'expo/2
ottimi messaggi, ma
la realtà è diversa
Egregio direttore, sulle reti Rai sono partiti gli spot di Expo. Le immagini, le proposte ai telespettatori sono sconvolgenti. Un ottimo messaggio tutelare le risorse naturali, garantire a ciascun abitante del pianeta il diritto al cibo, l'alimentazione sana. La cementificazione di ettari di suolo (che paghiamo noi) per padiglioni dove troviamo le multinazionali dell'agrindustria che dominano sulle terre di tutta la terra.
Un'altra bella favola sono i migliaia di posti di lavoro che verranno fuori dal grande evento, i posti saranno precari. Insomma, di precarietà e debiti nessuno ne parla.
Anna Maria Adamo
monte dei pegni
cariparma prosegua
o ci pensi la fondazione
Egregio direttore, ho letto con attenzione ed apprensione su Libertà di domenica 15 febbraio l'articolo in cui si riportavano le perplessità espresse da importanti ed autorevoli personalità della diocesi piacentina nell'incontro con la dirigenza di Cariparma circa la chiusura del Monte dei Pegni.
Questa istituzione risalente all'epoca medioevale ha sempre operato per il bene
ed il sostegno di persone bisognose di un aiuto economico, sia pur spesse volte, temporale. Ora, specialmente in questi tempi, dove la situazione economica si fa tragica, con la chiusura di tante industrie, fabbriche, negozi, supermercati ecc. con conseguenze devastanti per le famiglie, in special modo quelle monoreddito, il principio di sussidiarietà e di sostegno alle classi meno abbienti imporrebbe, semmai, la prosecuzione, con rinnovato slancio ed impegno, dell'aiuto per il superamento di questo momento negativo per la nostra economia che, purtroppo, si protrae da lungo tempo. La considerazione da farsi, a mio parere, è quella di ritenere prioritario il servizio, finora sempre espletato in modo ineccepibile, offerto alla cittadinanza e non, accantonando gli aridi dati dei bilanci economici che in un'azione di sì vasta valenza sociale occorrerebbe accantonare.
Come dipendente di Cariparma da ormai quarant'anni mi sento profondamente
rattristato ed incredulo di fronte a questa decisione assunta dai vertici dell'istituto
di cui mi onoro di appartenere. Rivolgo, a titolo personale, un accorato appello alle importanti funzioni direzionali della banca a rivedere le posizioni assunte e comunque ad accettare un fruttuoso confronto con tutte le istituzioni piacentine. Se questo percorso portasse ad un nulla di fatto, cosa spero improbabile, sono a chiedere un intervento, a sostegno della prosecuzione dell'apertura del Monte, da parte della Fondazione di Piacenza e Vigevano, da sempre attenta e sensibile ai bisogni della comunità piacentina.
Con la viva speranza che questa "voce che grida nel deserto" trovi concreta attuazione ringrazio Lei egregio direttore che sempre con grande disponibilità ha accolto e dato spazio ai miei modesti suggerimenti.
Roberto Bravi
nuovi attentati
passione della morte
e un domani che fa paura
Egregio Direttore,
l'ultimo degli attentati suicidi è avvenuto in Nigeria, dove un kamikaze sedicenne, legato al gruppo islamista Boko Aram, si fa esplodere in una affollata stazione di bus uccidendo bambini, mendicanti e venditori di noccioline. C'è un rapporto che lega il radicalismo islamico con i regimi totalitaristi di sempre: la passione per la morte, che è uno dei tratti più importanti delle attuali formazioni armate che compongono la variegata galassia dei movimenti del radicalismo islamico. Ciò che in esse da forza propulsiva è la militanza intesa come martirio. E' la morte che dà senso alla vita del "combattente" ribaltando i fondamenti del legame umano. Uccidere e se si viene uccisi lo sarà per una gloria eterna. D'altro canto c'era già chi in Medio Oriente diceva che la voglia di morire dei loro figli era più forte del desiderio di vivere. Il tema di fondo, quello della passione per la morte, già presente nel movimento nazista. D'altronde la distruzione del "nemico" in quanto "diverso" e non avversario e il proprio sacrificio inteso come "dono" al quale segue una qualsivoglia contropartita del tutto immaginaria, sia la superiorità razziale o il paradiso con le vergini, è connaturato ai movimenti totalitari. Dal pensiero illuminista in poi nel mondo occidentale si è andato rafforzando il principio egualitario, secondo il quale tutti gli uomini hanno i medesimi diritti e che non esiste l' "uomo "astrattamente inteso, ma "gli uomini" che sono in relazione tra loro. Di tutto questo il fondamentalismo politico- religioso fa piazza pulita e ad esso sostituisce l'identitarismo, che è annullamento del pluralismo, delle diversità del mondo, di ogni emancipazione e toglie ad ognuno la propria individualità e si esprime solo attraverso la violenza e la morte. E' questa passione per la morte, comune ai totalitarismi di ieri e di oggi, che ci fa temere un domani dai tratti incerti.
Loris Maj
Piacenza
il caso
centro sociale farnesiana
il comune ci dia risposte
Egregio Direttore,
sulla gestione del Centro Sociale Farnesiana, gestito dal Circolo 4, condividiamo quanto esposto dal sig. Toschi in forma precisa e chiarissima. Quel che ci stupisce è il comportamento dell'Amministrazione del Comune di Piacenza.
Chiediamo alcune risposte:
1) Cosa ha indotto l'Amministrazione ad affidare la gestione della struttura ad un soggetto privato riservando la frequentazione ai soli soci, chiudendo la porta a tutti gli altri cittadini del Comune di Piacenza, che con i suoi contributi economici hanno contribuito alla realizzazione dello stesso.
2) Perché si è ritenuto di interrompere il contratto con ONLUS Sociale che avrebbe concesso l'ingresso libero a tutti gli abitanti del nostro territorio comunale senza obbligo di tessera.
3) Perché non è stato fatto un bando di assegnazione di tale struttura con un adeguato canone, e non simbolico come l'attuale.
4) Perché non è consentito ad alcune rappresentanze sindacali di incontrare i propri associati e non, in quella struttura.
5) Perché a chi non condivide le posizioni della Direzione del Circolo non viene rinnovata la tessera.
Quindi come è facile capire tutto quanto esposto ha creato grande delusione fra gli abitanti del quartiere. Conoscendo molto bene le ragioni e motivazioni che l'Amministrazione si era proposta realizzando tale Centro, auspichiamo che l'Amministrazione riporti le condizioni di uso precedenti e ritorni a disposizione di tutti i residenti del quartiere. E il Circolo "se vuole" può benissimo essere ospitato, come da inizio convenzione.
Gian Franco Sartori
cortemaggiore
una tragedia se
chiuderà anche saipem
Gentile direttore,
ormai sembra deciso che Saipem a Cortemaggiore chiuderà i battenti. Da tempo (da molto tempo) si sapeva che l'azienda avrebbe lasciato il paese. Ora la situazione, già precaria, visto che il lavoro continua a scarseggiare, assume la proporzione (per un paese come Cortemaggiore) di tragedia.
In tutti questi anni le varie Amministrazioni che si sono succedute, hanno fatto ben poco, per non dire nulla. Sappiamo tutti vista la situazione nazionale, che il lavoro (già scarso) bisogna andarselo a cercare: è impensabile aspettare la fatidica telefonata di qualche imprenditore che ci avvisi di una ipotetica apertura di una fabbrica in paese.
Sul Piacentino ovviamente ci sono situazioni anche positive in paesi seppure disagiati (in collina) dove le Amministrazioni hanno lavorato alla grande ed ora si vedono i risultati. Cortemaggiore, nel tempo, ha avuto la possibilità per un salto di qualità. Purtroppo, come dicevo, è venuta a mancare la competenza e l'impegno per ottenere grandi risultati. Ormai si è venuta a creare anche tra i giovani una sorta di sindrome da non lavoro, che porterà questi ragazzi a trasferirsi per trovare occupazione. Mi chiedo: come riuscirà il paese a risollevarsi?
Agostino Agosti
S. Donato Milanese

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