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Mercoledì 11 Febbraio 2004 - Libertà

Magris: "La parola può fondare il mondo"

L'inizio del romanzo - Il germanista e critico ha aperto la serie di conferenze alla biblioteca Passerini Landi. L'attacco di un libro è tutto: dà il tempo, il respiro al romanzo e permette ai lettori di immaginare il mondo che svelerà. Il miglior inizio, quello di Salgari nei "Misteri della giungla nera"

Lo splendido salone monumentale della Biblioteca comunale Passerini Landi è stato restituito alla funzione prestigiosa che merita, ospitando il primo degli incontri della rassegna intitolata "L'inizio del romanzo", organizzata dalla Biblioteca comunale in collaborazione con l'assessorato alla cultura del Comune e la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Un salone che è "uno degli ambienti più belli della nostra città", come ha detto l'assessore alla cultura Stefano Pareti, e che ieri sera era letteralmente gremito di persone, venute ad ascoltare Claudio Magris, germanista e critico, docente universitario, collaboratore del Corriere della Sera, autore di saggi, romanzi e racconti, invitato a Piacenza a raccontare cosa per lui significhi l'inizio di un romanzo, in quanto scrittore e in quanto lettore. "Ero sfiduciata riguardo alla capacità di recepire ancora la letteratura di qualità da parte del pubblico, ma vedendo in quanti siete qui stasera mi devo ricredere", ha detto la scrittrice e poetessa lucchese Alba Donati, curatrice della rassegna (insieme a Rossella Parma), che dopo i saluti di Stefano Pronti, direttore della Passerini Landi, ha preso la parola per introdurre l'ospite e per avviare con lui la conversazione, strutturata in due momenti, uno nel quale allo scrittore è stato chiesto di parlare degli incipit che hanno segnato la sua carriera di scrittore e di studioso e che hanno influito sulla sua scrittura, e uno in cui gli si è chiesto come lui, da scrittore, affronti l'inizio di un romanzo. "Per quanto mi riguarda, l'inizio del Libro con la elle maiuscola è quella grande descrizione del Gange che Emilio Salgari fa nelle prime righe de "I misteri della giungla nera", un libro che mia zia Maria iniziò a leggermi quando avevo cinque anni e che poi finii da solo, che mi fece scoprire quello che poi avrei trovato in Omero, ossia che la parola può fondare il mondo". L'inizio di un libro è tutto, ha spiegato Magris, è come una specie di Big Bang, di un'esplosione con cui, se il libro ci attira, si avvia una specie di cosmo romanzesco. L'inizio dà il tempo, il ritmo, il respiro al romanzo e permette ai lettori di cominciare subito a immaginare il mondo che esso svelerà. Tanti sono gli inizi possibili in letteratura, ha detto Magris: vi sono inizi che contengono in nuce quello che verrà, come quello de "I Malavoglia" di Verga, e, al contrario, inizi che vengono smentiti da quello che viene dopo; vi sono inizi "in medias res", che ci introducono da subito nel vivo della vicenda, e inizi cosiddetti "spiraliformi", come quello de "I promessi sposi" di Manzoni, che invece producono un lento avvicinamento all'oggetto della narrazione. E poi ancora romanzi che partono da un materiale, da un pezzo di realtà, come "Manhattan Transfer" di John Dos Passos, o come "Danubio", il romanzo forse più famoso dello stesso Magris, che parte dalla riproduzione di un invito a partecipare a un convegno ricevuto dall'autore, e romanzi che partono con una citazione, come "Un altro mare", altro romanzo di Magris. Il problema dell'inizio del romanzo, tuttavia, per molti scrittori risulta essere la risposta a una fatidica domanda: Da dove si inizia? Poniamo ad esempio che si voglia raccontare la storia di una vita, ha spiegato Magris: premesso che non esiste un inizio assoluto, poiché ogni vita individuale è connessa alla storia del mondo, da quando si deve iniziare? Dalla nascita? Dal concepimento? Da quando abbiamo incontrato quella persona? Dalla sua agonia? Dalla sua morte? E non è un caso che Magris abbia preso come esempio la storia di una vita, dal momento che fortissimo è per lo scrittore triestino il rapporto tra biografia e scrittura, tanto che tutti i suoi libri parlano della vita di qualcuno, pongono l'accento non sulla finzione, ma "sulla prosa del mondo". "E' vero - ha detto Magris - mi interessano moltissimo le storie vere, perché, come disse Melville, "la realtà è più bizzarra della fantasia" e, come disse Italo Svevo, la vita è più originale di quello che possiamo inventare".

CATERINA CARAVAGGI

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