Sabato 14 Febbraio 2015 - Libertà
Perché la Galleria Ricci Oddi va ampliata e potenziata per aprirla alle nuove sensibilità estetiche e alla società
di CARMELO SCIASCIA
La visita alla mostra De Visu alla Ricci Oddi è stato un buon pretesto per rimettere, dopo anni, piede alla nostra Galleria. La mostra è stata interessante non solo per l''argomento, la scultura di Medardo Rosso, ma soprattutto per la colta presentazione della curatrice Francesca Bacci.
Dimostrazione, ce ne fosse di bisogno, dell'ottima preparazione che le nostre università sanno ancora impartire e dell'esperienza internazionale che riescono a maturare in giro per il mondo, le giovani studiose.
Così, come proprio a Piacenza, in Fondazione tanti anni fa, aveva sostenuto il premio Nobel Rita Levi Montalcini: studiare e laurearsi in Italia per approfondire e specializzarsi all'estero, poi.
Tutto ciò è ancora più ammirevole se si considerano gli enormi sacrifici personali, le scarse risorse economiche delle nostre istituzioni, la scarsa considerazione in cui versa lo stato dei beni culturali della nostra Italia.
Leggevo giorni addietro sulle vicissitudini dei musei nel mondo.
E su come ci si prodiga per renderli più funzionali e fruibili. Esempio tra tutti il museo Van Gogh di Amsterdam: nuovi spazi espositivi, visite tematiche, pannelli legati ad episodi della vita dell'artista che più interessano i visitatori da un punto di vista umano o semplicemente incuriosiscono, uso del colore delle pareti rapportato allo sviluppo del suo mondo pittorico, oggettistica e tutto ciò che può mettere in relazione il visitatore col mondo dell'artista. Accanto a tutto ciò, tablet forniti all'ingresso, touch screen accanto ai lavori più celebri, cuffie per l'ascolto.
Già mi era parso futuribile quel museo quando lo visitai nel finire del secolo scorso, in occasione di una grande mostra dedicata proprio a Van Gogh che si svolgeva tra Amsterdam ed Otterlo, dove nelle sale luminose, al centro di un grande parco, era stata collocata la parte grafica. Torniamo a noi. L'impressione che ne ho avuto da questa rivisitazione, della Ricci Oddi si intende, è stata duplice.
Un po' come quando si rivede un vecchio amore, l'improvviso battito d'ali delle farfalle allo stomaco che lasciano subito il posto ad una constatazione della realtà, di un cambiamento storico, di mutate situazioni oggettive. Dopo tanti anni siamo un altro pianeta, siamo un'altra storia! Diversi, per restare in tema nel viso e nell'anima.
È stato così, rivedere un luogo, carico di ricordi e di esperienze, lontane nel tempo eppure così presenti nell'animo. Ci andavo tutte le domeniche mattine (allora l'ingresso era gratis la domenica) con un bambino, mio figlio, sulle spalle per vedere e rivedere i soliti quadri. Noti nei minimi particolari ma sempre diversi e nuovi. Notavo spesso delle particolarità non viste prima, dei colori, delle soluzioni che non considerate a primo acchito, acquistavano importanza dopo. La visione di un quadro, come la lettura di un libro: ogni nuovo sguardo è una rilettura, ed ogni rilettura è una riscoperta letteraria.
Quando l'opera è meritevole di rilettura, si intende.
A proposito di musei rinnovati, sempre ad Amsterdam un altro museo lo Stedelijck, dedicato all'arte della seconda metà dell'ottocento fino ai giorni nostri è stato riaperto, raddoppiando la superficie espositiva. Il Rijksmuseum, con scavi sotterranei è stato ampliato notevolmente. Il Mauritshuis dell'Aia si è collegato con un edificio al di là della strada superando la barriera costituita dal canale d'acqua che lo separava dal nuovo locale. Risultato: Museo raddoppiato. Leggendo queste notizie e vedere la nostra Galleria, tale e quale da sempre per superficie espositiva, si rimane perplessi, un pò delusi. E dire che la Ricci Oddi non è circondata d'acqua…. Si è parlato, scritto e discusso di un ampliamento della Galleria, con i locali ex uffici Enel di via Santa Franca prima, con altri locali nelle vicinanze, poi.
Mi pare che a tutt'oggi di novità non ce ne siano, (mi piacerebbe essere smentito) siamo in attesa di sempre nuove soluzioni (che non arrivano). Intanto la Ricci Oddi rimane tale e quale, nell'area espositiva e non solo. Il nobile Giuseppe Ricci Oddi aveva collezionato opere dal 1830 al 1930. Preferendo un'arte figurativa classica, lontana dalle sperimentazioni e dalla ricerca contemporanea. Ma questo non vincola i posteri da una progettualità che avvicini la Galleria alle nuove sensibilità estetiche. Un museo non deve essere un corpo statico, immobile, si deve muovere con la società, e la sensibilità nuova che essa esprime.
E ammirevole la generosità del Nostro nel donare alla città la sua collezione privata, tanto da farne una Galleria, come è da ricordare la generosità del suo amico, l'architetto Arata che progettò gratuitamente l'edificio. Ma oggi, sono funzionali le soluzioni architettoniche dell'epoca?
E la stessa scelta delle opere da esporre sarebbe fatta nello stesso modo, da un Ricci Oddi a noi contemporaneo? Non sono osservazioni di un tecnico specializzato in architetture espositive o di un conservatore esperto d'opere d'arte, sono le elementari osservazioni di un visitatore (domenicale una volta, occasionale oggi) che non trovando più esposte delle opere contemporanee, si chiede: mentre il mondo cammina e va avanti nelle direzioni progettuali innovative affinché i percorsi siano sempre più accattivanti e l'approccio più vicino alle nuove generazioni, si può rimanere in mezzo al guado?
Certo, meriti vanno al personale che vi ha lavorato e che vi lavora, per dedizione e preparazione, ma il problema che vorrei porre all'attenzione di tutti, politici ed operatori culturali è che il problema, esiste e persiste, al di là della buona volontà degli operatori coinvolti nella gestione quotidiana della Galleria stessa.
Ed allora? Ci basta l'area espositiva a disposizione? Ed il percorso espositivo? E la scelta delle opere esposte? E la tecnologia a disposizione per una visita accurata e coinvolgente? Queste alcune domande che mi sono posto e spero si ponga chi possa dare risposte, se non immediate e pratiche almeno di progettualità teorica. Indispensabili per rivitalizzare una realtà museale che rischia anziché di vivere, di sopravvivere stancamente….