Domenica 15 Febbraio 2015 - Libertà
Lotta allo smog, cura anti-tumore
Il medico Paolo Crosignani spiega la stretta connessione tra inquinamento e anche altre patologie: asma, bronchiti, infarti. «Scienza e cittadini più vicini»
Asma, bronchiti, infarti, ictus e tumori. Gli effetti a breve e lungo termine dell'inquinamento atmosferico sono finiti sotto i riflettori ieri pomeriggio nell'intervento di Paolo Crosignani, medico e fisico con un trascorso come direttore di epidemiologia ambientale e registro tumori dell'Istituto dei tumori di Milano e attualmente professore dell'università di Pavia: a lui il compito di introdurre un tema, quello del rapporto fra salute e ambiente, che sarà al centro della neonata sezione provinciale dell'Isde presieduta da Giuseppe Miserotti è presentata ufficialmente ieri.
«La questione è una: non esiste un livello di inquinamento che non provochi effetti nocivi sul corpo - ha spiegato Crosignani, - a lungo o a breve termine assistiamo a un aumento generalizzato della mortalità e a una diminuzione della speranza di vita con tutto il corollario di patologie cardiovascolari e respiratorie che ne conseguono. L'aspetto positivo tuttavia è che questi processi si possono arrestare: se riduciamo oggi i livelli di inquinamento abbiamo un miglioramento generalizzato della salute della persona in tre o quattro anni e anche patologie croniche come il tumore del polmone vengono arrestate nel loro regredire. L'altra cosa da non sottovalutare è il peso delle sorgenti locali: purtroppo questo non fa molto piacere agli amministratori ma agire ad esempio sul traffico veicolare moderandolo ha un effetto notevole».
Gli effetti negativi invece sono stati dimostrati anche da una serie di studi epidemiologici che, esaminando gli effetti delle alte concentrazioni di particolato atmosferico a breve termine, hanno dimostrato come all'aumentare dell'inquinamento aumenti la mortalità giornaliera: nello specifico l'incremento si attesta allo 0,6 per cento quando il particolato aumenta di 10 microgrammi al metro cubo per quanto riguarda gli effetti a breve termine. Passando alle ripercussioni sul lungo periodo, Crosignani ha portato i risultati di altre due ricerche che mostrano come il rischio di mortalità aumenti del 6 per cento con un picco del 14 per cento per il tumore al polmone.
«Con il calo dell'inquinamento, in tre o quattro anni il rischio nelle patologie croniche diminuisce, anche se non scompare - ha continuato lo studioso, - in generale comunque l'inquinamento risulta fra le cause responsabili di quasi tutte le patologie, dagli attacchi d'asma ai semplici colpi di tosse, dalla bronchite cronica a un aumento di infarti e ictus e a una maggiore incidenza dei tumori del polmone e non solo: l'inquinamento atmosferico è una miscela e come tale ha uno spettro di azione estremamente vario. Le persone lo sanno e c'è una maggiore consapevolezza: a mancare tuttavia è un raccordo con la politica».
Ecco allora l'obiettivo di un'associazione come l'Isde: favorire un più stretto contatto fra scienza e cittadini, ma anche informare sugli effetti dell'inquinamento sulla salute umana. «Il particolato atmosferico si deposita nelle vie respiratorie e provoca un aumento del fibrinogeno e della coagulabilità del sangue, oltre ad alterazioni delle funzioni respiratorie e del ritmo cardiaco, portando alla diminuzione della variabilità della frequenza cardiaca - ha continuato Crosignani - a questo si aggiunge il fatto che anche dal punto di vista sociale non mancano i costi: basti pensare che a Milano sono state calcolate 676 mila giornate lavorative perse ogni anno a causa dell'inquinamento e delle patologie a esso correlate. Ecco un altro motivo per cui la società e le istituzioni devono essere più attente su questo settore».
Betty Paraboschi