Venerdì 30 Gennaio 2015 - Libertà
Castelli, la "casa" per gli anziani soli grazie alla tenacia dei volontari
Ottone: appello per far sopravvivere la struttura
OTTONE - «Ci sono anziani che hanno venduto la propria casa per pagare la retta della casa di riposo e contare su un futuro sereno nella struttura. Senza la Leopoldo Castelli sarebbero in mezzo alla strada, ora». Serenella Curti fa parte del consiglio di amministrazione dell'Opera Pia di Ottone. Un cda completamente a costo zero, gratuito e volontario, che da anni fa giochi di equilibrismo incredibili per riuscire a tenere aperta la casa di riposo. Con il cda, anche il Comune sta cercando da settimane di trovare soluzioni che consentano la sopravvivenza della struttura e il mantenimento di tre posti di lavoro. Un piccolo miracolo dell'alta Valtrebbia, possibile solo grazie alla tenacia di chi ha messo gran parte del proprio tempo libero a disposizione degli ospiti della Castelli. Primo di questi è il ragioniere del Comune Francesco Balzarini, in paese da tutti conosciuto come "Baba", il quale da anni, silenziosamente e senza alcun compenso, dedica buona parte del suo tempo libero alla tenuta dei conti "impossibili" della casa di riposo.
«Il Comune copre i buchi, in qualche modo, e la Fondazione cerca di fare il resto ma è sempre più difficile - segnala Balzarini, che ha 58 anni e vive a Ottone da sempre -. I dipendenti sono già diminuiti notevolmente, negli anni. Qui ognuno cerca di fare il possibile. C'è chi va ad alzare ed abbassare la caldaia uscito dal lavoro, chi cambia la lampadina, chi provvede al resto. Sì, siamo tutti volontari, ormai da sette-otto anni. Con i soldi della retta dei sette attuali ospiti si coprono a malapena gli stipendi, purtroppo. Gli anni sono cambiati e ora si fatica anche a chiudere il bilancio del Comune addirittura».
Balzarini rimarca con orgoglio l'autonomia della struttura. Che ce l'ha sempre fatta da sola, con le sue forze e con il grande cuore della vallata. Il cda, presieduto da Elvira Baracco, è formato dai rappresentanti di Comune, curia e parrocchia: ne fanno quindi parte don Giacomo Ferraglio, Serenella Curti, Donato Beccia e Bruna Molinelli. L'ente ebbe origine per iniziativa dell'arciprete di Ottone don Felice Volpe e si realizzò grazie al concorso della popolazione ottonese: nel 1910, infatti, venne lanciato il progetto di un asilo aperto gratuitamente per l'educazione religiosa e civile dei bambini del paese: questo iniziò a funzionare nel 1927, nella casa di Edmondo Castelli. Grazie ai contributi regionali e agli introiti derivanti dall'eredità, disposta qualche anno prima, dall'ottonese Edilio Canevari, l'edificio fu trasformato in residenza per anziani dal 1 dicembre del 1986.
«Le spese sono tante, gli ospiti purtroppo pochi - spiega la Curti -. Stiamo cercando di abbassare i costi, dovremmo riuscire a dimezzarli. Non è facile. I nostri utenti meritano una risposta adeguata alle loro esigenze. Quella struttura è vitale. C'è chi non ha più parenti, è completamente solo». «La casa di riposo è diventata un simbolo della gente di Ottone, incapace di arrendersi - aggiunge il sindaco Federico Beccia -. La solidarietà dimostrata negli anni è stata grande. Penso alle lotterie organizzate, penso alle feste della Croce Rossa, all'impegno della Pro Loco e di Giancarlo Bianchini di Assofa che si è dato tanto da fare per procurare alimenti. Vorremmo creare un rapporto diretto con l'ospedale di Bobbio, perché questa struttura per autosufficienti possa essere valorizzata - conclude il primo cittadino -, anche con l'ausilio di un'infermiera in più».
Elisa Malacalza