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Lunedì 2 Febbraio 2015 - Libertà

Ghigna in Fondazione: «Nella storia di Jacob la crudele vicenda svizzera»

con il suo libro edito da Pontegobbo

piacenza - È il 1935 quando le potenze europee si inchinano ai furori hitleriani. Circa novant'anni più tardi Stefano Ghigna, insegnante piacentino in pensione con la passione per la storia, riprende in mano le storie di quegli anni e ne scova una decisamente interessante: la studia, la sviscera a fondo e la racconta in un libro, intitolato Basilea: vita, delitti e il caso Berthold Jacob ed edito da Pontegobbo, che è stato presentato all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Ghigna è andato infatti a indagare lo strano caso del giornalista Berthold Jacob avvenuto sullo sfondo della Confederazione elvetica della metà degli anni Trenta: Jacob, apolide ebreo di passaggio a Basilea sul Reno, splendida città internazionale di arte, cultura e manufatti, viene rapito e tradotto in Germania. Jacob non è un cittadino elvetico, ma la piccola Svizzera osa pretendere giustizia. Su questi fatti storici l'autore innesta un'opera di fantasia in cui il commissario Pinon, uomo misurato tra pause familiari, dilemmi educativi e qualche boccone amaro, indaga sull'intricata vicenda: ad apparire, pagina dopo pagina, sono i politici eminenti nello scontro tra prepotenza nazista e dignità svizzera.
«La domanda che mi pongono di frequente gli amici é: dove diavolo hai trovato questo Berthold Jacob? » ha spiegato l'autore nella premessa che apre il volume, «posso ben capirli. Io stesso non sapevo nulla di questo giornalista coraggioso per l'azzardo di scrivere documentati articoli sul riarmo tedesco in tempi non sospetti e costretto a fuggire dalla Germania inviperita, perseguitato e rapito».
L'arcano si spiega semplicemente: Ghigna ha trovato la storia del giornalista in uno dei libri a lui lasciati da un parente sacerdote che prima di vestire la tonaca era stato professore di storia, italiano e latino nel Canton Ticino. «Naturalmente diversi suoi libri si riferivano alla Svizzera» si legge ancora nella premessa, «ho avuto occasione di imbattermi in un libro sul periodo precedente e contemporaneo alla seconda guerra mondiale ed ecco saltare fuori il giornalista Berthold Jacob: mi ha colpito leggere che la piccola Svizzera sia stata l'unica nel 1935 a osare un infuocato scontro diplomatico verbale e formale con il confinante stato nazista per un giornalista apolide tedesco per poche ore presente a Basilea dove è stato rapito dalla Gestapo. Questi atti, presi a difesa di un uomo e per giunta ebreo in quell'epoca hanno acceso la mia fantasia e impostato il bisogno di raccontare».

Betty Paraboschi

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