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Lunedì 26 Gennaio 2015 - Libertà

Abenaim, la storia di una famiglia ebrea

Domani in Fondazione presentazione del libro che rievoca tristi vicende e persecuzioni razziali

piacenza - Un libro di ricordi personali che diventa testimonianza dei destini individuali sconvolti per sempre dalla buia pagina della storia conosciuta come Shoah, tragedia collettiva di un popolo le cui ferite si leggono nella loro drammaticità anche nelle ferite impresse in modo indelebile nelle vite dei singoli.
In concomitanza con la Giornata della memoria, domani alle ore 17.30 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia 12, verrà presentato il volume Abenaim. Una famiglia ebrea e le leggi razziali scritto da Umberto Abenaim, che interverrà all'iniziativa insieme a Davide Elia Sciunnach, rabbino capo di Parma, e a Carla Antonini, direttrice dell'Isrec di Piacenza, che ha scritto l'introduzione del libro edito dalla piacentina Scritture con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il cui presidente, Massimo Toscani, aprirà l'incontro. La prefazione del volume è della storica Liliana Picciotto, del Centro di documentazione ebraica contemporanea. Il gruppo Muzikobando proporrà interventi musicali, mentre Romano Gromi leggerà qualche passaggio delle vicende ricostruite da Umberto Abenaim sulla scorta delle conversazioni con i congiunti e della consultazione degli archivi familiari, dalle quale emergono sia la durezza delle persecuzioni, sia gli episodi di umana solidarietà che permisero ad alcuni di salvarsi. Il padre Carlo Abenaim, che fu a lungo direttore dell'Arsenale militare di Piacenza nel dopoguerra, poté provvidenzialmente contare sull'aiuto di una famiglia contadina della Valnure. Si impegnò poi direttamente per trovare un rifugio per i nipoti Emanuele e Samuele, figli della sorella Vanda e del rabbino capo di Genova, Riccardo Pacifici. Morirono nei lager nazisti due fratelli di Carlo Abenaim, Ettore e Vanda, il cognato Riccardo Pacifici e il cugino Teofilo Abenaim. Antonini evidenzia come al tempo della fuga di Carlo Abenaim, «i pochi ebrei piacentini che non erano riusciti a sottrarsi alla cattura erano già tutti ad Auschwitz e la caccia continuava senza sosta. Nessuno di loro è tornato. Tina Pesaro ed Enrico Richetti erano stati trasferiti tra maggio e agosto del 1944 dalle carceri piacentine a Fossoli, insieme alla famiglia tedesca Nichtberger: Markus con la moglie Susanna Wormann e i figli Dina e Bob. Stesso destino per tutti gli altri ebrei originari del piacentino arrestati in diverse città italiane e uccisi, i più anziani appena giunti al campo, gli altri dopo lunghi mesi di agonia».
Il triste elenco comprende «il giovane commercialista Riccardo Sezzi, Vittoria Foà di 84 anni e Lionello Vigevani di 61 anni, deportato con la moglie, originari di Cortemaggiore; Sergio Gallico, nato a Bettola, deportato con il padre, la madre e il fratello Lucio di 10 anni; Enzo Namias e Aldo Ottolenghi originari di Monticelli d'Ongina; Giulio Osimo nato nel 1886 a Turro di Podenzano; Dante Fontanella, del 1873, arrestato a Torino ma originario di Fiorenzuola d'Arda, l'ultimo ad essere deportato da Bolzano a Flossenbürg a metà dicembre del 1944. A Mauthausen perderà invece la vita Aldo Foà, legato alla nostra storia in quanto, nel 1938, direttore del laboratorio caricamento proiettili all'Arsenale militare di Piacenza, lo stesso che accoglierà, in una sorta di nemesi storica, Carlo Abenaim dopo la liberazione».

Anna Anselmi

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