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Martedì 27 Gennaio 2015 - Libertà

Abenaim: vi racconto la mia "Shoah di famiglia"

Lo studioso, piacentino d'adozione, oggi (ore18) in Fondazione presenta il libro sulle persecuzioni razziali

Sarà presentato questa sera alle 17.30 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il libro di Umberto Abenaim "Abenaim. Una famiglia ebrea e le leggi razziali" (Scritture). Interverranno, con l'autore, David Elia Sciunnach, rabbino capo di Parma, Carla Antonini, direttore dell'Isrec, Romano Gromi leggerà alcuni brani del libro, introdurrà il presidente della Fondazione, Massimo Toscani mentre gli interventi musicali saranno del Gruppo Muzicobando.
Umberto Abenaim vive a Piacenza ed è studioso di cultura e religione ebraica, si è prodigato, insieme a Emanuele Pacifici, per il recupero documentale delle antiche comunità ebraiche scomparse. Con questo nuovo libro si dedica alla storia di famiglia e le drammatiche vicende vissute tra il 1940 e il 1945 dal padre Carlo, dagli zii e dai cugini: "Ho voluto trovare un nesso - dice - che conduce la vita di mio padre a Piacenza, un incrocio con il destino, perché sullo sfondo c'è sempre questa città nella quale mio padre ha sposato mia madre e ha vissuto 45 anni; è stato direttore dell'Arsenale Militare, concludendo la propria carriera come generale nel 1970".
La famiglia Abenaim, era una gloriosa famiglia pisana, rispettosa delle tradizioni ebraiche, Carlo (il padre di Umberto) e il fratello Ettore seguono la carriera militare, la sorella Vanda sposa Riccardo Pacifici, dal 1936 rabbino capo della comunità ebraica di Genova. Intanto i tedeschi eseguono la grande retata del 16 ottobre 1943 a Roma, poi si spostano verso nord, il 3 novembre giungono a Genova, è la fine per il rabbino Pacifici. Arrestato, viene deportato ad Auschwitz, da dove non farà più ritorno. A pochi giorni di distanza dall'arresto di Riccardo, la moglie Vanda, nascosta al convento del Carmine a Firenze viene arrestata da un gruppo di militi della Guardia Nazionale Repubblicana che percorreva l'Italia uccidendo e deportando ebrei. I suoi bambini Emanuele e Raffaele erano ospiti in un altro convento e divennero orfani dei due genitori in un colpo solo: "Emanuele - prosegue Umberto Abenaim - fu colpito pesantemente anche molti anni dopo, il 9 ottobre 1982, da un attacco terroristico arabo all'uscita dalla sinagoga centrale di Roma.
Il libro è una storia tragica di famiglia, ed è dedicato ad altre due vittime della Shoah della mia famiglia: lo zio Ettore, arrestato a Torino e deportato ad Auschwitz e il prozio Teofilo, arrestato a Milano e deportato anch'egli ad Auschwitz".
Commenta: "Il volume nasce dopo un lungo colloquio con Carla Antonini; ha voluto che scrivessi questa storia - spiega - vista oggi, mi è sembrata una scelta giusta". Prosegue: "Mio padre era uomo di grandi qualità umane, molto sensibile, onesto e corretto, ma sono tanti i personaggi che ruotano attorno a questa storia, e mio padre cercò di tutelare le persone più deboli della famiglia". Dunque, la storia di una famiglia devastata dalla guerra e di un uomo, Umberto Abenaim, che ha ricostruito il proprio passato non senza dolore. Un bel libro.

m. mol.

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