Martedì 27 Gennaio 2015 - Libertà
In viaggio verso Auschwitz
Azione scenica di Barbieri per la regia di Pizzech
PIACENZA - Roberto Bachi era un bambino quando subì le atrocità inaudite a cui lo sottopose la follia nazista. Attorno al suo dramma, quello di una delle oltre quarantamila vittime italiane della Shoah, fa perno lo spettacolo Il viaggio di Roberto - Un treno verso Auschwitz, in scena oggi alle 10.30 e alle 15 al Teatro Municipale per la Giornata della Memoria.
La vicenda storica di Roberto, ricostruita grazie ad alcuni ex compagni che nell'anno scolastico 1937-38 frequentavano con lui la Scuola Mordani di Ravenna e sulla base delle ricerche condotte dalla madre, è trasformata in una azione scenica musicale commissionata a Guido Barbieri - che ha curato il libretto - e al compositore Paolo Marzocchi, che lo ha messo in musica, mentre la regia è stata affidata ad Alessio Pizzech. Si tratta di una nuova coproduzione tra Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Pavarotti di Modena e Fondazione Teatri Piacenza.
Anche la Scuola Mordani è coinvolta nell'iniziativa, per la dedizione del compianto direttore didattico Giorgio Gaudenzi, che curò in prima persona la ricostruzione della breve vita di Roberto, e in virtù della diretta partecipazione alla messa in scena degli alunni ed ex alunni che compongono il Coro di voci bianche "Libere Note" diretto da Elisabetta Agostini e Catia Gori. Lo stesso compositore, Marzocchi, dirigerà l'esecuzione del Quartetto Fauves, con il contrabbassista Marco Forti, Tetraktis Percussioni, il Quartetto Vocale Myricae e il sassofonista David Brutti. In scena, oltre agli attori del Piccolo Teatro Città di Ravenna e a tre ex compagni di scuola di Bachi - Danilo Naglia, Silvano Rosetti e Sergio Squarzina - si alternano Marco Pierfederici e Giulio Gambi nel ruolo del protagonista quindicenne. Il narratore sarà Franco Costantini, Cinzia Damassa vestirà i panni della madre di Roberto, Ines, e le parti cantate saranno interpretate dal mezzosoprano Alessandra Visentin e dal baritono Dario Giorgelé.
Nato a Torino nel 1929, Roberto giunse a Ravenna in seguito al trasferimento del padre Alberto, cui era stato affidato il comando della divisione di fanteria Rubicone. Dopo l'arresto del 17 ottobre 1943, Roberto dovette partire dal binario 21 della stazione di Milano, stipato all'interno del vagone di un treno diretto ad Auschwitz. Ed è proprio sul «buco nero e profondo del viaggio - spiega l'autore Barbieri - che si incentra la vicenda. Quei sei giorni che lo hanno fatto arrampicare su per l'Europa tra due pareti di legno senza finestre». Parole e musica si intrecciano fortemente in questo lavoro, a metà «tra l'opera intesa in senso tradizionale e il melologo», annota il compositore Marzocchi. Afferma invece il regista Pizzech: «Quel viaggio diventa un racconto di legami che costituiscono il centro della nostra vita. La memoria di un ragazzo che ha attraversato morte ed umiliazione e oggi torna a dirci che siamo una comunità. Di uomini, generazioni e di storie piccole, che insieme fanno la "grande" storia».
Paolo Schiavi