Mercoledì 28 Gennaio 2015 - Libertà
Tanta gente ed un'atmosfera commossa per il libro-ricordo della famiglia Abenaim
Shoah, olocausto, memoria, storia, emozione e anche un po' di commozione in Fondazione ieri sera (platea gremita), in occasione della presentazione del bel libro di Umberto Abenaim, "Abenaim. Una famiglia ebrea e le leggi razziali" (Scritture).
Commozione, dicevamo, soprattutto quando Carla Antonini, direttore dell'Iscrec che più di tutti ha voluto questo libro, si lascia andare in un pianto leggero e ricorda Primo Levi che in un libro uscito proprio ieri, cita Ettore Abenaim, orologiaio e zio di Umberto, che verrà deportato dal campo di lì a poco. Ci sono oltre all'autore, David Elia Sciunnach, rabbino capo di Parma, Romano Gromi che legge alcuni brani del libro, il presidente della Fondazione, Massimo Toscani, il sindaco Paolo Dosi e il Gruppo Muzicobando che alterna brani musicali agli interventi.
Il ricordo si fa presenza e significativa è proprio quella di Toscani: "Ci sono giornate - dice - in cui un presidente ci deve essere, per dare la dovuta accoglienza agli ospiti. Quello che presentiamo è un libro che intercetta più fasce. Un libro non solo di italiani brava gente, perché gli italiani non sono stati solo quello, purtroppo. Gli italiani non hanno mai avuto la loro Norimberga, non hanno mai fatto i conti con il loro passato. Bisogna fare scelte, non si può vivere nel grigio come viviamo di questi tempi, ma a volte bisogna scegliere se essere bianco o nero. È questo è un invito è un augurio a tutti gli studenti qui presenti". Il sindaco Paolo Dosi sostiene che a Piacenza si sente la mancanza di una comunità ebraica. Cita Emanuele Pacifici e la sua esperienza raccolta in un libro di memorie: "Queste storie da un lato ci aiutano a conoscere meglio le persone che hanno vissuto momenti drammatici della storia recente, e ci insegnano a comprendere e a vivere meglio il nostro presente, caratterizzato da una grande complessità".
Umberto Abenaim sostiene che il motivo principale della scrittura di questo libro è quello di meglio definire la figura del padre, che nelle altre storie raccontate sulla famiglia era lasciato un po' in ombra, come nel film "L'aviatore" con Sergio Castellitto, in cui la storia di famiglia s'intreccia con la storia del tempo, ma il padre Carlo quasi non si vede. David Elia Sciunnach, rabbino capo di Parma, spiega che le comunità ebraiche in Italia sono state tantissime. Quando si raggiungeva una certa consistenza numerica si chiamava un rabbino che fondava una sinagoga e dava vita alla comunità religiosa.
Mauro Molinaroli