Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
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Venerdì 16 Gennaio 2015 - Libertà

Dosi: facciamo quest'atto di coraggio investiamo in qualcosa che rimarrà

Contro un certo "disincanto", contro quella propensione alla "perplessità" e al "dubbio" che fa parte del Dna piacentino, ma che può diventare un limite verso i traguardi importanti, il sindaco Paolo Dosi veste i panni del coach, dell'allenatore che vuol motivare. Expo 2015 sarà un avvenimento «unico e non replicabile», la scarsa capacità di rischiare va superata: «o rischiamo, ciascuno, in quota parte - sprona Dosi durante l'incontro in Fondazione - e condividiamo responsabilmente gli esiti o sarà tutto inutile, mettiamo in campo le risorse migliori, investendo su un risultato che non possiamo conoscere, è un atto di coraggio». Bando alle «piccole gelosie», allo scetticismo: «Investiamo in qualcosa che resterà nel futuro, c'è polpa nella progettazione, la piattaforma funziona e promuoverà il territorio dopo Expo». L'invito finale di Dosi, affiancato dall'assessore Katia Tarasconi, delegata ad Expo, è quello di giocare fino in fondo per questa scommessa epocale: «Proviamo a metterci un supplemento passione, è una sfida che arriva nel momento migliore, quello della crisi». La parola d'ordine è lavorare insieme e nessuno colpevolizzi gli altri se qualcosa non andrà in questa scommessa: «Assumiamo insieme il rischio».
E al post-Expo guarda anche il padrone di casa che ieri ha aperto le porte all'incontro, Massimo Toscani, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano. «La Fondazione è luogo dove gli attori del territorio si ritrovano per confrontarsi e per parlare - premette - perché spesso si fa fatica a parlare fra noi, oggi (ieri per chi legge, ndr) si è raggiunto lo scopo, noi non ci siamo sottratti ai doveri di rilancio sul territorio». La Fondazione ha investito nella ricerca del brand, il marchio che identifichi Piacenza su cui lavora il Vivaio Giovani e sul documentario legato al pomodoro. Ma come identificare la nostra città? A Pisa c'è la famosa torre pendente, Milano ha il suo Duomo, Cremona ha la liuteria Stradivari. Il brand di Piacenza è più difficile da intercettare e costruire. «Non so se tanti giapponesi verranno, vediamo se vengono i milanesi, i pavesi, vediamo di mantenere vive le proposte che servano a un turismo continuo. E' difficile che la città cresca da sola, è più facile che cresca con le città limitrofe» dice Toscani.

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