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Martedì 20 Gennaio 2015 - Libertà

stagione di danza Splendida versione dell'opera rossiniana architettata dal coreografo e regista Giorgio Madia. Due atti agili, scapigliati e allegri

piacenza - Lo stupore, la fantasia, immaginazione al galoppo, un refolo di illusione e poi quella magica eco del "C'era una volta". Il secondo appuntamento della stagione di danza del Municipale, realizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con Aterdanza, prende la direzione di una delle fiabe che più hanno segnato la storia della letteratura per l'infanzia. L'insegna all'ingresso di quel mondo fatato è quella della Cenerentola portata in scena dal Balletto di Milano nella splendida versione architettata dal coreografo e regista Giorgio Madia su musiche di Gioacchino Rossini. Un particolare cenno meritano le scene e i costumi di Cordelia Matthes (luci Lorenzo Pagella). Due atti agili, scapigliati, allegri. Un buffetto di spensieratezza. Le ouverture di Gazza ladra, Guglielmo Tell, Italiana in Algeri, Barbiere di Siviglia cingono le varie sequenze e formano una emozionante colonna sonora. Sul pubblico scendono brani tratti dalla Cenerentola rossiniana e quindi l'Ouverture, il Temporale, Una volta c'era un re, il coro O figlie amabili di Don Magnifico, Questo è un nodo avviluppato. Un'atmosfera, a tratti surreale, che accoglie linee classiche e gag, pas des deux e trovate esilaranti. La vicenda narrata nel racconto di Charles Perrault è, in questo adattamento del Balletto di Milano, ambientata negli anni Cinquanta del secolo scorso. Torniamo a Cenerentola (una elegante e delicata Alessia Campidori) e al suo sogno di conquistare il principe azzurro. Il sipario si alza su un gioco di ombre cinesi. In controluce è narrato l'antefatto della fiaba in cui si spiega come la povera Cenerentola sia finita a fare la fantesca per un trio di megere da competizione, la matrigna e le due sorellastre. Lo spettacolo prende vita, una minuta Cenerentola è appoggiata ad un muro a far tappezzeria, in tutti i sensi. Indossa un vestito che ricalca gli stessi disegni, sfarzosi e ipnotici, della parete. Di fatto una ragazza oggetto, questa è l'opinione che hanno di lei l'invadente padrona di casa, una grottesca matrigna, e le due sguaiate sorellastre (interpretate da un trio en travesti irresistibile, Alessandro Orlando, Federico Veratti e Duilio Ingraffia). Strepitosi nella loro apparente goffaggine.
La trama si srotola come da copione. Cenerentola la vessata, lo zimbello di casa, la sguattera che trova, come unico conforto, una fata svampita e particolarmente sexy (la conturbante Angelica Gismondo). Una bionda platino, un po' Marilyn un po' Jayne Mansfield, deliziosa in guepiere e negligé, che con tanto di bacchetta serramanico fa spuntare una coloratissima carrozza. Cenerentola è invitata a salire. Il cocchio si muove con due ombrelli che girando simulano le ruote, i valletti (Mirko Casilli ed Alessio Pirrone) sferzano i ballerini-cavallo che si lanciano al ritmo dell'Ouverture del Guglielmo Tell. Da applausi. Il primo atto si chiude con l'orfanella che giunge a palazzo per il regale ricevimento, una sorta di ballo delle debuttanti. Il principe, interpretato da un disinvolto Simone Maier, è lì tra gli invitati.
Siamo nel secondo atto. Lui e Cenerentola, con una sgargiante parrucca rosa, danzano e ballando si innamorano. Ma le regole delle fiabe sono tassative: la mezzanotte scocca e gli incantesimi non ammettono ritardi. Cenerentola corre via perdendo una scarpetta. Il principe la recupera ed inizia una ricerca febbrile. Si arriva all'ultima scena, i due giovani si ritrovano, la scarpetta calza a pennello, l'amore trionfa sotto i musi lunghi delle sorellastre. Luce in sala, le mani non smettono di battere. Il calore del pubblico sancisce il successo.

Matteo Prati

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