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Mercoledì 14 Gennaio 2015 - Libertà

«Costi eccessivi, ma in montagna i trasporti sono un servizio sociale: sos alla Fondazione»

Sindaci al tavolo di Tempi Agenzia per impostare la nuova fase del trasporto pubblico? Ma per quali obiettivi? «Riequilibrare le fasce in cui sono inseriti i Comuni. Attualmente le fasce esistenti, su cui sono stati calcolati i contributi chiesti ai comuni per concorrere ai costi del trasporto, provocano non pochi problemi». La proposta arriva dal sindaco di Bettola Sandro Busca che mette in rilievo come in questo modo si determinino disparità notevoli.
Come ridefinire le fasce?
«Si incontrano alcune assurdità come per esempio che i Comuni di Bettola, Farini e Ferriere sono collocati in "fascia tre" come Cortemaggiore e Villanova, ma questi territori - dice Busca - distano cinque chilometri da Fiorenzuola e a un tiro di schioppo da Cremona e quindi la mobilità è ben diversa. Prendiamo un cittadino di Bettola, per non parlare di Ferriere o Farini che abiti in una frazione ha una lunga distanza da percorrere per arrivare al bus. Anche questo credo debba essere uno degli elementi di cui tenere in conto quando si calcola la spesa per il trasporto. Attualmente non è così». Nella tabella della distribuzione dei contributi infatti, per citare alcuni esempi, si incontrano comuni di pianura come Villanova (4.381 euro), San Pietro (2.135 euro), Besenzone (2.278 euro) insieme a comuni come (Gropparello (7005 euro), Ferriere (4.131 euro), Bettola (8.995 euro), Travo (6.134 euro), Ottone (1.274 euro)..
«Le dimensioni delle nostre corse sono enormi - dice Busca - per arrivare a Bettola uno che abita a Prato Barbieri a Montosero deve fare 18 -20 chilometri. La stessa distanza che separa Bettola da Villanova. Bettola confina con Morfasso, Travo e Coli e ha molte frazioni che distano 17-18 chilometri dal capoluogo. Che dire, di questo problema non si tiene conto? Occorre vedere il trasporto pubblico di montagna come un servizio sociale e in quanto tale va garantito. Dubito che si arrivi a sopprimerlo dove non viene dato il contributo. Però, insisto, è tutto da rivedere. Faccio l'esempio della linea suburbana che si ferma a Carmiano, perché non farla arrivare fino a Bettola e perché non mobilitare anche i privati che potrebbero attivare servizi navetta... Insomma la razionalizzazione del sistema deve essere ampia. ll riparto dei costi dovrebbe dunque essere ripensato sulla base delle fasce certo, ma anche dei tempi di percorrenza, della morfologia del territorio, del disagio delle famiglia nello spostamento dalle frazioni, ma anche della presenza di popolazione anziana che, si sa, ha meno esigenze di spostamento. Tutti si dice: "rilanciamo la montagna" e poi si fa di tutto per penalizzarla».
Altro argomento messo in evidenza da Busca il sistema tariffario. «Che dire, ad esempio, dell'esenzione degli over 65 a Piacenza? Non c'è disparità con i territori che questo contributo non se lo possono permettere? » E poi c'è il patto di stabilità, altro ostacolo. «Per i comuni piacentini questa del contributo al trasporto pubblico si configura come una spesa nuova perché in passato veniva coperto dalla Provincia e quindi per i bilanci significa una certezza: sforamento del patto di stabilità. Quindi, per introdurre una nuova spesa bisogna tagliare i servizi erogati. Che si fa? si taglia l'assistenza domicilliare, non facciamo lo sgombero della neve? Questo è un problema in più: per noi l'asticella del patto di stabilità non si alza». Che fare? «Una soluzione potrebbe essere trovata. La Fondazione potrebbe intervenire per contribuire a mantere i servizi e alleggerire i costi dei territori e delle popolazioni più deboli. Il trasporto in montagna, lo ripeto, è un servizio sociale».

a. le.

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