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Sabato 10 Gennaio 2015 - Libertà

stagione lirica - Genio, abilità e mestiere danno vita e contorno a personaggi fantasiosi. Grande impegno di tutti, giustamente apprezzato

di GIAN CARLO ANDREOLI
Ancor prima d'ogni considerazione d'ordine artistico, va sottolineato l'impegno di Fondazione dei Teatri con il Comunale di Modena e Reggio Emilia di unire le forze, ovvero le risorse (sempre meno), e cercare collaborazioni anche oltralpe, superando confini territoriali e diffidenze culturali, finalmente in un'unica Europa. Ben venga, dunque, l'ospitalità dell'Opera di Toulon e la collaborazione con Nancy Opera Passion per la valorizzazioni di voci nuove.
La proposta, di Les Contes d'Hoffmann di Barbier e Carré, musica di Jacques Offenbach, detta "opera fantastique", si inserisce bene nella routine del repertorio più frequentato, ben accolta, per la prima volta, dal folto pubblico del Teatro Municipale che non ha voluto mancare l'occasione. Jacques Offenbach, più noto come compositore di operette (ne firmò più di cento), con Les Contes tentò di superare il genere "leggero" a lui così congeniale, per realizzare il desiderio di essere nel novero dei grandi operisti. Vi si impegnò dopo una tournée in America, a fasi alterne, quando la sua salute era già compromessa, tanto da non potervi mettere la parola fine.
Genio, abilità, mestiere a dar vita e contorno a personaggi fantasiosi concorrono e se sia l'intento più o meno riuscito, lo decide ogni volta il pubblico che può più o meno apprezzare l'alternanza di serio e faceto del gioco narrativo, tra i goliardi avventori di taverna e l'ingenuo poeta sollecitato, grazie ad abbondante libagione, a confessare i suoi turbamenti amorosi. All'avventura nel laboratorio dello spericolato Spallanzani, dove l'intenzione degli autori è manifesta di divertire muovendo Olympia, bambola automatica dal canto sovracuto (il soprano Elisa Cenni molto applaudita), si contrappone quella con Antonia tutta permeata d'un lirismo romantico patetico che la regia di Nicola Berloffa colora di nota macabra e che Maria Katzarava rende con intensa espressione di canto.
Il protagonista Hoffmann, il tenore Giorgio Berrugi, si impegna ad assecondarne i moti, cerca nel sogno di vivificare ciò ch'è morto, di stabilire una relazione tra mondo interiore ed esteriore. Simone Alberghini, con la sicurezza che gli è nota, dà voce a diversi personaggi inquietanti di segno diabolico. La debuttante Violette Polchi, selezionata da Nancy Opera Passion, si alterna bene come Nicklausse e "musa consolatrice".
Grande impegno di tutti, giustamente apprezzato dal pubblico, e del Coro del Teatro Municipale, diretto dal maestro Corrado Casati, molto presente nelle scene d'insieme. Da citare l'inaspettato "l'arpe", intervento tonante di Ruggero Lopopolo (basso del Coro). Il maestro Christopher Franklin tiene l'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna a servizio del canto, sottolineando dove occorre, liberando il suono nei toni di marcia e di solenne chiusa. Funzionale la scena di Fabio Cherstich e i costumi di Donata Bettella.
La direzione del teatro nel corso della serata ha invitato il pubblico a un minutio di silenzio per onorare le vittime di Parigi. Molti gli applausi per l'esecuzione, anche a scena aperta.

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