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Domenica 21 Dicembre 2014 - Libertà

Merini, quella poesia che dà i brividi

Guerritore e Nuti tra parole e note, toccante recital a Fiorenzuola

di DONATA MENEGHELLI
Il Teatro "Verdi" di Fiorenzuola ha deciso di aprire la sua stagione con uno spettacolo dedicato ai poeti. Tra musica travolgente e parole universali, petali di rose e veli da sposa, si è celebrata una grande poetessa del Novecento, Alda Merini, e con essa si è celebrata la vita e la cultura.
Cultura intesa come qualcosa di gratuito, di non immediatamente servibile ma di necessario e persino vitale. Nutrimento dell'anima, lo spettacolo-concerto che ha visto venerdì sera il debutto della stagione con una madrina d'eccezione: Monica Guerritore, tornata sul palco del "Verdi" dopo che l'anno scorso aveva fatto rivivere Oriana Fallaci nel monologo Mi chiedete di parlare.
La Guerritore, donna e attrice coraggiosa, ha scelto anche questa volta una figura non facile né banale: Alda Merini che nemmeno i ripetuti elettroshock subiti in anni di manicomio riuscirono a piegare. Alda Merini, scomparsa cinque anni fa ma resa eterna dai suoi versi. Quando nel corso dello spettacolo sono emersi frammenti della sua voce e quel suo volto pieno di trucco e rughe, profondità e silenzi, il pubblico - spontaneamente - è sbocciato in un applauso. Emozioni sgorgate naturali con le persone che si sono lasciate guidare dagli artisti: insieme alla Guerritore sul palco c'era il maestro Giovanni Nuti che visse un "matrimonio artistico" per ben 16 anni con la Musa dei Navigli. «Per musicare una poesia, il poeta lo devi vivere nella quotidianità». Ed è quello che Nuti ha fatto, creando poesie-canzoni che ti si attaccano alla pelle, ti entrano nell'anima, senza passare per la testa.
«Lasciatevi travolgere. Siate come l'acqua. Siate liberi»: è l'invito degli artisti al pubblico. E così si lascia che la quarta parete cada. Guerritore e Nuti scendono dal palco, vanno tra la gente, danzano, si muovono tra i musicisti che passano da dolenti note del violino a ritmi indiavolati sulla timbrica delle percussioni (Stefano Cisotto tastiere, Massimo Ciaccio basso, Daniele Ferretti pianoforte, Massimo Germini chitarra, Sergio Pescara batteria e Simone Rossetti Bazzaro violino).
Non è tutta fiori la vita della Merini. Ci sono anche le spine. Rosse come le rose, le sue ferite. Vita fatta di passioni e croci. Una è la faccia dell'altra. Misticismo e carnalità convivono. Come in Dio. Come nell'esistenza vitale, che non si fa imbrigliare dal principio di non contraddizione. Solo la poesia forse davvero coglie ciò che emerge dal profondo. «Parole che sono come scogli» dice la Guerritore, autrice delle parti drammaturgiche (le proiezioni video sono invece di Lucilla Mininno e Mimma Nocelli, che cura anche la regia).
I poeti non sono profeti. Talvolta sono soli come bestie. Il loro poetare ha uno scotto da pagare: i poeti non appartengono a se stessi, ma sono attraversati da qualcosa che li trascende. Ne divengono tramite, per ricordare a tutti la nostra misteriosa e incandescente umanità. E' carnale, umana, senza veli, autentica, bellissima la Guerritore che interpreta meravigliosamente le poesie-canzoni scritte da Nuti, con la sua voce calda dal ritmo basso, profondo. Nuti ha scritto solo per lei, ritagliandola sulla sua voce, una canzone tratta da una poesia della Merini: Quelle come noi che chiude lo spettacolo.
La commozione e la voglia di libertà raggiungono l'apice. Un grazie sgorga dal pubblico a queste donne, a questa umanità. Tanti i grazie che ad inizio spettacolo l'assessore Augusto Bottioni aveva rivolto a chi ha reso possibile la nascente stagione: l'ufficio cultura guidato da Donatella Bracchi con Fiorenza Rossi e Camilla Malchiodi, il maestro Fabio Torrembini, le maschere volontarie, gli sponsor impegnati ormai da dieci anni: Fondazione di Piacenza e Vigevano, Gas Sales, Biffi, Acef, Rota Guido, La Rocca, Coop Multiservice e Camera di Commercio. Bottioni ha ringraziato anche il pubblico che nonostante i tempi di crisi sceglie di nutrire la propria anima attraverso il teatro. «Voglio essere ricordata come la poetessa della gioia» diceva Merini. Ebbene: venerdì a Fiorenzuola è accaduto.

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