Venerdì 30 Gennaio 2004 - Libertà
Quattro amici che scossero il mondo
Let it Be...atles - L'altra sera in Fondazione la tavola rotonda con Casini, Dosi, Giambelli e Russino. E la mostra al Farnese è prorogata fino al 15 febbraio
"Finora abbiamo contato 3.500 visitatori. E' proprio per questo che, grazie anche al consenso della sensibilità dell'Assessore alla cultura del Comune e all'interesse dei media (hanno parlato di noi, fra gli altri, La Repubblica, La Stampa, TG2, Rai e BBC), la mostra "Let it Be…atles" di Palazzo Farnese avrà una proroga e si chiuderà il 15 febbraio".
E' con questi dati, scanditi da Eleonora Bagarotti, giornalista e scrittrice, che insieme al collezionista Alberto Dosi (organizzatore) ha concepito l'intero progetto "Let it Be…atles", ha "spiegato" il successo di questo mese beatlesiano, giunto l'altra sera all'ultimo dei tre appuntamenti collaterali extra-mostra.
All'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, i fans d.o.c. dei Fab Four si sono dati un ultimo appuntamento.
A moderare i vari interlocutori era proprio Eleonora Bagarotti, che fra una sfida Lennon-McCartney (i Guelfi e Ghibellini della musica pop, almeno in Italia) e un aneddoto per pochi, ha coordinato gli interventi dei vari ospiti. Da una parte Rolando Giambelli, presidente dei Beatlesiani d'Italia Associati, e Alberto Dosi, storico collezionista piacentino che ha temporaneamente donato le copertine dei suoi dischi alla causa della mostra. Dall'altra, Bruno Casini, primo manager dei Litfiba ed esperto in comunicazione, e Riccardo Russino, giornalista di "Tutto Musica" e "Jam", nonché biografo di Paul McCartney.
Gli input non potevano certo mancare e non sono mancati. Un incontenibile Giambelli, che ha chiuso la serata con un mini-set acustico insieme a Massimo Masini (voce che per anni ha interpretato le canzoni dei quattro di Liverpool), ha snocciolato le ragioni della grande longevità artistica del gruppo: "C'era una coppia eccezionale che tutti conoscono, ma anche un jolly silenzioso come George Harrison e un fantastico regista come George Martin. In più, la loro era un'epoca in cui i discografici facevano i discografici e non impiegavano il loro tempo prezioso a vendere prodotti prefabbricati alle radio consenzienti".
Dosi, ancora entusiasta dopo tutti questi anni, ha parlato con le cifre e con il cuore. Proprio insieme a Giambelli ha ricordato quella storica data al Vigorelli di Milano (1965), dalla quale i due sono usciti cambiati e migliorati: "Per me scoprire i Beatles fu una folgorazione assoluta che ha effetti tangibili ancora oggi". Gustosi gli aneddoti narrati da Dosi: "Richard Hamilton, teorico della pop-art, pensò la copertina del famoso album bianco del 1968. Perché proprio il bianco? Per provocare i benpensanti dell'epoca, che vedevano nei Beatles di Sgt. Pepper's una sorta di oltraggio. Il bianco era il colore del candore e dell'innocenza".
E mentre Casini ha giustamente evidenziato i meriti squisitamente musicali del gruppo ("La gente ama Yesterday, ma i Beatles per me sono stati soprattutto Helter skelter e Happiness is a warm gun), Eleonora Bagarotti, lennoniana dichiarata, ha simpaticamente sfidato il "maccartiano" Russino a singolar tenzone. Il giovane scrittore si è comunque difeso bene: "E' vero, per Paul McCartney i testi erano forse meno importanti, ma la musicalità delle sue parole è assolutamente sbalorditiva. Rendiamoci conto che Macca scrisse Yesterday a soli 22 anni".
Ma questi brevi "sample" estratti dalla serata non sono stati altro che la punta di un corposo iceberg costituito da emozionati ricordi e ricerche para-universitarie (per gran parte degli intervenuti i Beatles sono stati anche un vero e proprio studio).
Il ping pong fra ragione e cuore è stato a tratti davvero coinvolgente: se Bagarotti concedeva che Macca era "il Bach della melodia pop", Giambelli rispondeva con una cartolina da lucciconi: "Nel 1967 mi trovavo a Londra, a Piccadilly Circus. Era mezzanotte ed ero arrivato lì in Lambretta, dopo quasi tre giorni di viaggio. Solo per vedere l'Inghilterra dei Fab Four".
Sono state due ore (e mezza, quasi) consciamente agiografiche, ma decisamente "equilibrate": il folto pubblico intervenuto alla Fondazione (molti i giovani in sala) hanno capito fin dall'inizio che i relatori non avrebbero subdolamente tentato di veicolare messaggi subliminali. L'amore per i Beatles è stato confessato senza remore di alcuna sorta, in un gioco a carte scoperte che non ha ingannato nessuno.
Fra il pubblico anche Stefano Pareti, assessore alla cultura del Comune di Piacenza, ringraziato dalla coppia Dosi-Bagarotti per aver concretamente appoggiato l'organizzazione dell'intero progetto, e il fiorenzuolano Rosario Bersanelli, che ha raccolto articoli d'epoca sul quartetto di Liverpool in due volumi, il cui ricavato delle vendite andrà a sostenere il Progetto Kenya.
La mostra dedicata ai "fab four" è aperta fino al 15 febbraio 2004 da martedì a giovedì dalle 9.30 alle 12.30 e dal venerdì alla domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18, lunedì chiuso.
Emiliano Raffo